Persona non grata (The Three Burials of Melquiades Estrada)
Krzysztof Zanussi - Polonia/Russia/Italia 2005 - 1h 50'

"Voi cattolici credete in Dio soprattutto con la testa. Noi ortodossi con tutto tranne che con il cervello"

da La Stampa (Lietta Tornabuoni)

      Da molto tempo Krzystof Zanussi di Varsavia, 66 anni, non faceva un film importante, commovente e profondo come Persona non grata, interpretato meravigliosamente da Zibigniew Zapasiewicz. Dietro le vicende quotidiane nell'ambiente cosmopolita d'una sede diplomatica minore a Montevideo, Uruguay (rivalità per il commercio internazionale di elicotteri, timori di spionaggio, ricevimenti, soliti tradimenti degli italiani - impersonati dall'ambasciatore Remo Girone -, traffico di droga, sgambetti burocratici), il film racconta l'inestirpabile ossessione del sospetto, le ferite della delusione politica nell'Europa dell'Est.
L'ambasciatore polacco a Montevideo e il viceministro degli Esteri russo, amici, si sono battuti per la libertà nei rispettivi Paesi. Dopo la fine dei governi comunisti, per il loro patriottismo democratico hanno ricevuto incarichi ufficiali: non troppo rilevanti (chi si è ribellato una volta resta ribelle per sempre) ma solidi, una sinecura. Troppo tardi. Le personalità formate ormai per sempre non sanno adeguarsi ai tempi nuovi. Il russo Michalkov, espansivo, astuto, superficiale, è più malleabile. Il polacco Zapasiewicz, più vecchio, musicologo, rimasto solo dopo la morte della moglie amata, non arriva a capire il mondo senza entusiasmi né principi, quattrinaio e truffaldino, in cui vive. La realtà è diversa dalle sue aspettative di un tempo. I giovani che con il suo aiuto cominciano a farsi strada sono ben lontani dal suo modello. La vita tra diplomatici lo mette ogni giorno a confronto con ipocrisia e inganno. La diffidenza gli toglie il respiro. La memoria comincia a tradirlo. Diventa sospettoso, aggressivo, disperato: «Ti passa la voglia di vivere». È la vecchiaia, naturalmente. È anche il dolore d'aver condotto una vita inutile, al faticoso servizio di ideali caduchi, nella rassicurante vana speranza che un mondo migliore avrebbe potuto esistere; è anche l'idea che siano diventate poco apprezzate, quasi ridicole, le proprie caratteristiche coltivate con tanta disciplina (cultura, gentilezza dei modi, sobrietà, eleganza, esercizio umano dell'autorità, nessuna volgarità mai). L'interprete è magnifico: e anche il regista Zanussi, autore pure del soggetto e della sceneggiatura, stavolta è magnifico. Il titolo è l'espressione diplomatica e a volte poliziesca usata per espellere un cittadino locale o straniero dal territorio.

da La Repubblica (Paolo D'Agostini)

      Fedele alla sua concezione del cinema come dibattito morale (sua e della scuola polacca cui apparteneva anche Kieslowski) Zanussi torna al suo livello più alto di espressione sottile dell'inquietudine e del dilemma. Sono tre i personaggi che mette a confronto, portatori di storie e opzioni etiche diverse ma non rappresentate con grossolanità manichea.
L'ambiente prescelto, ma poteva essere un altro, è quello diplomatico. Wiktor (Zbigniew Zapasiewicz), ambasciatore polacco in Uruguay ed esponente della vecchia guardia "dissidente" che ha sofferto il tallone comunista, oggi raccoglie i frutti della libertà vittoriosa e ritrovata ma porta in sé i segni di un'epoca corrotta dal sospetto di tutti contro tutti. Il suo assistente (Jerzy Stuhr) è un burocrate che ha saputo con furbizia mantenersi a galla, ossequioso e maneggione, ma è anche un uomo che diversamente dall'ambasciatore ha faticosamente riscattato origini modeste. Infine Oleg (Nikita Mikhalkov), brillante vice ministro degli Esteri russo e conoscente di antica data di Wiktor, si presenta come l'uomo dei tempi nuovi, ha saputo navigare ai massimi livelli prima (faceva forse la spia, in Polonia, ai tempi di Solidarnosc?) e lo sa fare anche oggi: cinico, sinceramente ravveduto al vento della democrazia? Il cuore di Zanussi batte per Wiktor e s'inchina ai sacrifici di quelli come lui, ma la porta è aperta, voltare pagina è necessario al futuro.

da L'Avvenire (Francesco Bolzoni)

      Ben strutturato, con un rimbalzo continuo tra un passato difficile ma alimentato da un impegno a favore della libertà e le meschine furberie del presente che paiono vanificare ogni futuro, è Persona non grata di Krzysztof Zanussi, uno dei maestri del cinema polacco. La limpida razionalità delle sue parabole (La struttura del cristallo, Illuminazione, Constants, Imperative...) affascinò la critica italiana che seguì il primo lavoro del regista con particolare attenzione. Da un paese lontano, la biografia di Giovanni Paolo II del 1981, incontrò una notevole adesione da parte del pubblico europeo. L’anno del sole quieto,  ebbe un Leone d’oro.... E premi prestigiosi accumulò Zanussi nel corso di anni che videro la profonda trasformazione della Polonia. Zanussi diventò una sorta di ambasciatore culturale della democrazia polacca presso l’Europa. I suoi film, sempre interessanti, incontrarono man mano un’attenzione minore presso la critica. Fratello del nostro Dio del 1997 non venne neppure distribuito nelle nostre sale. Persona non grata può adesso rinforzare un dialogo critico, del resto mal spentosi nella saggistica migliore. li film ha la schiettezza della testimonianza autobiografica, la ricerca delle sfumature psicologiche rivelano una lunga, accurata preparazione di un discorso senza dubbio a lungo meditato.

da Film Tv (Aldo Fittante)

    Scegliere, nel 2006 e per un film, un idealista come personaggio da cui partire per una sorta di indagine conoscitiva sull’Uomo qui e ora, è già un atto di coraggio e di sfida. Lo compie il polacco Krzysztof Zanussi, un tempo autore graditissimo e in seguito smarritosi sulla via dell’agiografismo papale o papalino, sulla tratta Cracovia-Città del Vaticano. Si sa che i cineasti che vivono e lavorano in regimi autoritari hanno solitamente una spinta creativa in più che li sorregge. Evidentemente, a tre lustri e passa dal crollo del Muro di Berlino, Zanussi sente da artista che con la libertà è venuta meno l’etica, che con la fine delle ideologie sono venuti a mancare svariati punti di riferimento.

i giovedì del cinema invisibile TORRESINO aprile-giugno 2006

promo

Da quando è morta la sua compagna Wiktor, ambasciatore di Polonia in Uruguay, non riesce più a conformarsi ai rigidi canoni della politica. Lui, che ha creduto in Solidarnosc e nei suoi valori, è ora spiazzato dal trionfo delle "non regole" della società post-comunista, dove ogni certezza e speranza (anche quelle di coppia) sembrano essere crollate. Scoprirà che la realtà è stata ed è più complessa di quanto lui non abbia ipotizzato... Fedele alla sua concezione del cinema come dibattito morale, Zanussi torna ai livelli più alti di espressione sottile dell'inquietudine e del dilemma. Da molto tempo non faceva un film così importante, profondo e commovente.