Piazza delle cinque lune
Renzo Martinelli - Italia 2002 - 1h 55'


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da La Repubblica (Paolo D'agostini)

     Sappiamo tutti che questo film, sugli schermi nel giorno del venticinquesimo anniversario del macabro ritrovamento di via Caetani, rievoca il rapimento e l'assassinio di Aldo Moro. Con la civile consapevolezza, da parte del regista Renzo Martinelli (di Vajont e di Porzus), di trattare "l'avvenimento più importante nella storia italiana dell'ultimo mezzo secolo". L'invenzione è ridotta a pochi ingredienti: l'ambientazione senese, le tre figure del magistrato alla vigilia della pensione (Donald Sutherland), della sua collaboratrice (Stefania Rocca) e della sua guardia del corpo (Giancarlo Giannini), e l'indagine che essi pericolosamente riaprono dopo che l'anziano giudice ha ricevuto il filmino girato in via Fani da un brigatista sfuggito all'identificazione. Il resto appartiene o alla documentazione processuale o all'ampia gamma delle ipotesi già formulate (in particolare dagli scritti di Sergio Flamigni, consulente del film che, va detto, ha anche ottenuto il favore della famiglia Moro). E tuttavia, a caldo, non può non dare i brividi l'assunto sostanziale: la sorte di Moro fu decisa dalla CIA perché nel 1978 era inaccettabile l'ingresso nel governo del più grande partito comunista del mondo occidentale, e Mario Moretti era uno strumento di questo disegno. Ma, subito dopo, viene un'altra reazione. A) Se tutto questo è la verità vogliamo che ce la dica la sentenza di un tribunale. B) Se nessuno può o vuole dircela e dimostrarcela, stiamo perdendo tempo in chiacchiere. E non è bello che qualcosa di così enorme e terribile sia, alla fine dei conti, il pretesto per imbastire un rebus. Anzi, come schiamazzano i manifesti, un "thriller" (e stendiamo un velo pietoso sul colpo di scena finale). Non è un thriller, è la nostra vita.

LUX - maggio 2003