Posta celere (Budbringeren)
di Pål Sletane - Norvegia 1996 - 1h 23'

 

da Cineforum (Simone Emiliani)

Storie di volti ordinari. Volti tipici del cinema scandinavo: tristi, con lo sguardo spento, inclini a vivere i propri amori quasi per inerzia. I volti di Posta celere appaiono come eredi di quelli di Kaurismäki: quasi dissolti nella loro assenza, con una (stra)ordinaria capacità di assorbire il dolore nel proprio corpo. Volti in viaggio in cui una cerca la complicità dell'altro. Non la complicità della parola, ma quella del viso. Una corrispondenza visiva che precede necessariamente la conseguente complicità verbale. Come in uno specchio, la ricerca di questo feed-back è lunga ed estenuante (e si attua, in modo decisivo, soltanto nel finale). Ma Posta celere si caratterizza anche per i suoi ambienti: interni fatiscenti, lavanderie poco accoglienti, librerie che non si discostano, nella loro disposizione da un supermercato, locali tristi e squallidi in cui si canta il karaoke, vie sinistre, scale scalcinate.
Ma l'opera prende intenzionalmente le distanze dalla realtà senza però perdere al tempo stesso i connotati realistici. Il trentaseienne regista norvegese rapisce i propri personaggi per restituirli sullo schermo straordinariamente spaesati. E' in questo contesto che egli può operare un processo di contaminazione tra il noir e il comico, il tragico e il picaresco.