Il principe d'Egitto (The Prince of Egypt) di B. Chapman, S. Hickner e S. Wells - USA 1998 - 1h 30' [animazione]
Mulan di B. Cook e T. Bancroft - USA 1998 - 1h 31' [animazione]

  

Bisogna rassegnarsi. La mentalità-cartoon che ha accompagnato la generazione degli adulti di oggi ormai è superata: superato è il concetto di favola rasserenante, sbiadita la vena romantica di intrecci narrativi e motivi musicali, accantonata la cornice elegiaca di castelli e foreste, resi frenetici (e drammatici) tono e ritmo del racconto. Questo è almeno ciò che scaturisce dalla visione di Mulan e Il principe d'Egitto, i due grandi cartoni USA di questo Natale 98 (ma l'arrivo dell'italiano La gabbianella e il gatto dovrebbe ricomporre in parte gli equilibri) che mettono a confronto due grandi scuole di illustratori/animatori: da una parte la tradizione Disney che al 36° lungometraggio della sua storia affronta l'epica guerresca in terra cinese, dall'altra l'intraprendenza produttiva della Dreamworks di Spielberg e soci che osa nientemeno che la trasposizione della figura biblica di Mosè e dell'esodo del popolo ebraico.
L'ambizione de Il principe d'egitto è infatti quella di configurarsi, ancor più dei recenti cartoon anni '90, come un prodotto "adulto", certo non esclusivamente diretto ad un pubblico maturo, ma costruito con la sintassi e il respiro di un vero colossal alla Cecil B. De Mille. E l'impatto visivo ne è davvero all'altezza. Dallo struggente abbandono del neonato in una cesta in balia del Nilo alla maestosità della costruzione di sfingi e piramidi, dall'incalzante sfida sulle bighe tra il giovane Mosè e il fratello Ramses alle grandiose scene di massa che conducono gli schiavi ebrei verso la libertà. Il taglio delle inquadrature è di sorprendente modernità, il montaggio frenetico e ricercato (efficacissima la concentrazione in pochi minuti del crescendo delle piaghe bibliche), i tratti del disegno di una compiutezza figurativa straordinaria. Le citazioni pittoriche vanno da Monet a Doré, la cui influenza si evidenzia nella sequenza finale del passaggio del Mar Rosso, con il cupo incombere delle pareti d'acqua e il rosseggiare delle colonna di fuoco. L'impostazione religiously-correct è tassativa (il controllo "dogmatico" di sacerdoti, rabbini e teologi è stato costante), non mancano musiche e canzoni, a cadenzare con (ridondante) puntualità l'evolversi della vicenda, l'intensità di volti e situazioni non teme il confronto con la forza interpretativa del "cinema in carne ed ossa". Eppure, alla distanza, sopraggiungono l'estetismo e la noia: sarà che conosciamo troppo bene la storia, sarà che Chapman, Hickner e Wells (addirittura tre registi per l'occasione) sembrano prendere troppo sul serio l'avventura delle loro figurine bibliche, sarà che con tutta l'enfasi della fedeltà al racconto dell'Esodo (c'è perfino il roveto ardente) l'anima teologica de Il principe d'Egitto è di scontata freddezza hollywoodiana… Una delle tante "leggende" a cartoni animati, di grande effetto, di scarsa emozione.
In linea con la classica rivisitazione disneyana (che riedita fiabe e racconti di ogni paese secondo la propria tradizione narrativa) Mulan (accento sulla "a", mi raccomando!) riesce invece ad avvincere e divertire ribadendo l'efficacia dello schema avventura+divertimento, intreccio+gag che trova energia non solo nei protagonisti, ma anche nei personaggi di contorno, per lo più animali dotati di parola e di effervescente verve caricaturale. Qui, nella storia di una ragazza cinese che si arruola al posto del padre nella guerra contro gli Unni invasori, gli indimenticabili co-protagonisti sono il grillo portafortuna Cri-cri (eccezionale la sua performance come ticchettante macchina da scrivere) e il draghetto Mushu che catalizza l'attenzione schermica con la sua "focosa", ciarliera intraprendenza. I due aprono continui squarci di lievità e sorriso in una vicenda dotata di una sua intensa complessità epica. Anche in questo caso sono doverosi i riferimenti alla grande fiction cinematografica (Kurosawa in particolare, ma anche Eisenstein, nella stupenda carica sulla neve), ma è piacevole scoprire in Mulan come i numeri musicali del cartoon possano ancora trovare senso nel divertimento coreografico più che nell'enfasi celebrativa e come anche da un'impostazione grafica non avanguardistica (certamente più statica di quella de Il principe d'Egitto, meno raffinata nella caratterizzazione di personaggi e ambienti) possa scaturire una vivacità espressiva esemplare.

e.l. La Difesa del Popolo - 25 dicembre 1998

Le grandi sequenze della disfida natalizia

da Il principe d'Egitto:

  • il sogno-incubo di Mosè che vede animarsi i geroglifici secondo uno originalissima interpretazione delle potenzialità della computer-graphic
  • la rappresentazione della piaga delle rane che increspano progressivamente la superficie del Nilo e cominciano poi ad arrampicarsi sui gradini della grande scalinata del palazzo del faraone.

da Mulan:

  • le riunioni degli spettri-antenati di casa Fa, prima preoccupati per l'incoscienza della giovane guerriera, poi in festa per l'esito della missione di Mushu.
  • la battaglia tra i ghiacci con l'apparire dell'esercito nemico sul crinale della valle e la carica de cavalieri unni sulla distesa coperta di neve.