La rabbia di Pasolini
Pier Paolo Pasolini/Giuseppe Bertolucci - Italia 1963/2008 - 1h 16'

Venezia 65°
Fuori concorso - Eventi

    Pier Paolo Pasolini torna alla Mostra del Cinema di Venezia. 40 anni dopo il ’68, quando, nei giorni della “contestazione” faceva da tramite tra quanti, a più livelli e per i motivi più svariati, si opponevano al regolare svolgimento del Festival e Luigi Chiarini con l’organizzazione della XXIXª Mostra. In un Palazzo del Cinema che Mario De Luigi aveva fatto decorare di un vivo rosso rivoluzionario. Torna con un film disgraziato. Quando il televisore era ancora l’”elettrodomestico”, una sorta di lussuoso accessorio per la casa, mentre l’aggiornamento dei fatti del mondo aveva come referente lo schermo delle sale cinematografiche, un produttore di cinegiornali (Gastone Ferranti, gestore di Mondo libero) gli chiede di provare a comporre una sorta, si direbbe oggi, di Blob, ovvero un montaggio di attualità provenienti da tutto il mondo. Un possibile “nuovo genere cinematografico” basato su materiali di repertorio che Pasolini aveva inteso come una sorta di accorato grido poetico storico-sociale, costruendo un testo importante che venne “recitato” fuori campo dalle voci di Giorgio Bassani e Renato Gottuso. Questo testo è agli atti, essendo entrato nell’opera omnia pasoliniana pubblicata nei Meridiani di Mondatori. Il testo scritto. Perché il relativo film, non convincendo del tutto il produttore, viene rivisto, accorciato e contrapposto ad una seconda opera analoga stilisticamente e per durata e affidata a un intellettuale di destra, Giovannino Guareschi, il padre di don Camillo ma non solo. Così in quel 1963 La rabbia –così si intitola il film- uscirà promettendo un’analisi del contemporaneo “vista da sinistra e vista da destra”, non convincendo, però, quasi nessuno, né sul fronte della critica che lo rifiutò, né sul fronte del pubblico che lo ignorò. 45 anni dopo la Cineteca di Bologna, su ispirazione di Tatti Sanguineti, l’esploratore, o meglio l’instancabile Indiana Jones dei tesori del cinema italiano, e con la regia di Giuseppe Bertolucci ha provato a ricostruire, partendo dal testo, la parte iniziale a suo tempo amputata. Uscirà nelle sale La rabbia di Pasolini, l’”ipotesi di ricostruzione” di una testimonianza onesta e accorata di un intellettuale scomodo e fastidioso, individualista e non collocabile.

Carlo Montanaro - La Nuova Venezia

promo

Sulla base dell'originale del 1963, La rabbia è stato restaurato e riconfigurato da Tatti Sanguinetti e Giuseppe Bertolucci secondo il progetto originario del film. Non più quindi la parte di Gaureschi inserita allora dalla produzione per una par condicio ante litteram, ma ulteriori spezzoni montati da Pasolini sulla base degli archivi-cinegiornale di "Mondo Libero", supportati dalla prosa poetica di Pasolini stesso. Un film non facile (semi-documentaristico, in bianco e nero, certamente "datato") ma curioso, stimolante, di una grande forza intellettuale.

LUX - settembre 2008

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