Rachel sta per sposarsi (Rachel Getting Married)
Jonathan Demme – USA 2008 - 1h 54'

  Bentornato. Dopo una serie di fantastici documentari, Jonathan Demme torna alla fiction con un dramma familiare emozionante come l'elezione di Obama e brillante come il suo capolavoro Il silenzio degli innocenti. Qui a straparlare è la colpevole Kym (Anne Hathaway), ex tossica che torna a casa per il matrimonio della sorella Rachel, la quale ha due o tre cose da rimproverarle. Grande voglia di ricominciare per Demme e per i suoi personaggi in cerca di redenzione e speranza. Tra litigate in salotto, sfoghi alla Bergman con la mamma (Debra Winger) e stupendi riti corali alla Altman (il montatore è lo stesso di Gosford Park), Rachel sta per sposarsi è sia festa patriottica con delirante unione di colori, culture e razze, sia studio psicologico, sia veicolo attoriale per cavalli di razza. Una Hathaway (Il diavolo veste Prada) finalmente matura, ferita, fragile e dannatamente ironica se la batte con il padre coraggio di Bill Irwin (da accapponare la pelle) e con il rientro in scena di una Debra Winger magnetica. Per Anne è una prova da Oscar. A bocca asciutta nell'ultimo Concorso di Venezia nonostante fosse tra i film più belli. Ma a Demme basta l'energia di un'esperienza registica che ci ricorda quanto sia grande il suo talento e sconfinato il suo cuore. Se mai ce lo fossimo scordato.

Francesco Alò – Il Messaggero

  Ancora una volta le nevrosi di prima delle nozze, pezzo forte di Neil Simon come di Minnelli ed Altman. Nel testo di Jenny Lumet figlia di Sidney, la così bene Rachel sta per sposarsi quando torna a casa dopo la cura la sorellina autodistruttiva e tossica. Si cerca di far pace, ma scoppia la guerra in nome di Freud e dell' accoppiata vincente Rancori & Rimorsi, è un lungo pomeriggio verso la notte, anche perché un segreto non rimosso mina alla base la felicità della famiglia tipica Usa. Scene madri e padri, una gara di lavapiatti, l' infernale non detto casalingo con impronta wasp ma con finale multietnico. Demme intinge velenosamente nel vero il verosimile e modella ritratti femminili da Capote-Williams, magistralmente finge di improvvisare un dramma collettivo anche a volte risaputo con un cast in stato di grazia patologica con la ben tornata Debra Winger, le straordinarie Dewitt e Hathaway.

Maurizio Porro – Il Corriere della Sera

  Scusate, forse all’ultima Mostra di Venezia, dove era in concorso, erano tutti distratti e non se ne sono accorti, ma Rachel sta per sposarsi non è un bel film. È molto di più. È un’opera totale che sembra “farsi” mentre la vedi, una storia che coinvolge solo accadendo, senza artifici retorici, una rappresentazione che nasce per il palcoscenico e invece diventa quintessenza del cinema, tra Godard e Cassavetes, danzando però come matti al suono di Neil Young. Teoria? Forse, ma che importa. Se non ci si emoziona di fronte alla sapienza di un film simile cosa resta del giorno, della notte, del piacere degli occhi? Kym (Anne Hathaway: bravissima) tossica e sbarellata torna a casa per partecipare al matrimonio della sorella Rachel. Anzi, prima alle “prove del matrimonio”. Per cinque giorni gli interpreti, il regista Jonathan Demme e il direttore della fotografia Declan Quinn si sono trovati nella casa di famiglia che fa da set e hanno lavorato paradossalmente (se si pensa alla trama…) senza provare prima. Liberi, autori e attori, di interpretare (nel senso più ampio del termine) come volevano il copione di Jenny Lumet (figlia di…), in origine scritto per il teatro. Macchina da presa a mano e imprevisti extradiegetici che irrompono in scena. Per esempio, la protesta della Hathaway nei confronti dei musicisti in giardino che fanno casino era in sceneggiatura? Ma il cortocircuito tra l’idea di un film che abbia unità di tempo luogo e azione e la sua forma più tradizionalmente narrativa (c’è una storia drammatica da raccontare, perché la famiglia della sorella della sposa ha uno scheletrone nell’armadio) non inficia la tensione emotiva, non è mai, semplicemente, “esperimento”. Anzi, Demme sceglie saggiamente di alzare la corrente, con botte melodrammatiche, come nel confronto tra Kym e la madre (Debra Winger!), da poema sirkiano. E davvero vorrebbe lasciare il cinema a soggetto per occuparsi solo di documentari, come da tempo va dicendo? Per carità, fate qualcosa, fermatelo!

Mauro Gervasini – Film Tv



promo

Uscita dal centro di riabilitazione per partecipare al matrimonio della sorella maggiore, Kym travolge l'apparente pace familiare con la sua problematica esuberanza. Tra preparativi nuziali, incomprensioni e liti tornerà a galla la tragedia che ha segnato la vita dei protagonisti. Macchina a mano e taglio documentaristico pseudoamatoriale, Demme entra nel racconto con commossa partecipazione: l'esperienza matrimoniale sembra davvero reale, vissuta intensamente, tra sofferenza e divertimento, da Kim, dalla sua famiglia e dal pubblico.

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