Radio America (A Prairie Home Companion)
Robert Altman - USA 2006 - 1h 40'

da La Repubblica (Roberto Nepoti)

        Quando un autore riprende e parafrasa a distanza di decenni uno dei suoi film più riusciti, o è in agguato la delusione o arriva il capolavoro. Dipende da come l'autore si rapporta col passare del tempo: a ottant'anni suonati, Robert Altman non potrebbe essere più giovane né più lucido; solo, cova una dose maggiore di amarezza.
Radio America è un ritorno al grande
Nashville, cui lo legano tanti elementi: dalla musica folk e country all'inimitabile capacità di coordinare un microcosmo di personaggi (e di star del cinema), dallo scatenarsi dei conflitti latenti al sottotesto politico. Questa volta, però, gli eventi si svolgono in unità di tempo; durante una sola puntata della trasmissione radiofonica "A Prairie Home Companion", che esiste realmente da oltre trent'anni ed è seguita da 35 milioni di famiglie americane. La serata consiste in un susseguirsi di canzoni in diretta, intervallate da siparietti comici e falsi spot pubblicitari.
Tra i "characters" emergenti due sorelle, Yolanda (Meryl Streep) e Rhonda (Lily Tomlin) Johnson, la relativa figlia e nipote (Lindsay Lohan), che debutta al microfono, e il duo di cowboy canterini Dusty e Lefty (Woody Harrelson e John C. Reilly). Più Garrison Keillor, l'autentico conduttore del programma, che compare anche come (eccellente) attore nella parte di se stesso. S'immagina che la puntata sia l'ultima della lunga serie; perché una compagnia d'affari ha rilevato il teatro, destinato alla demolizione per far posto ad attività più redditizie.
Neppure l'interessamento di un biondo Angelo della Morte (Virginia Madsen) in impermeabile, fan del programma, vale a sventare la minaccia; serve solo ad offrire l'ultimo viaggio ad Axeman (Tommy Lee Jones), l'agente della compagnia che ha deciso il silenzio-radio. Benché in pieno vigore creativo, Altman non si nega una pudica nostalgia del passato: un po' nello stile del
Radio Days di Allen, un po' nel personaggio di Kevin Kline, alias Guy Noir, detective chandleriano addetto alla sicurezza dello show.
Ma è nel suo sguardo sul presente che si misura il tempo passato da Nashville: là era il 1975, Altman aveva cinquant'anni ed era pieno di rabbia, indignazione, ironia; adesso che ne ha ottanta, mette in scena un film lucido e pieno di humour, eppure coreografato come una festa di morte (struggente l'episodio del vecchio cantante che muore dietro le quinte). Uno splendido divertissement macabro profondamente venato di pessimismo, che sembra cantare la fine di un'epoca ma dietro - a guardarlo più da vicino - lascia intravedere il declino di un'intera civiltà.

da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro)

        Se fosse il miglior film di Altman? Riprendendo Nashville il regista guarda alla cultura pop country festeggiando l'ultimo spettacolo d'uno stravagante cult programma radio. S'aggirano nel teatro tipi strambi e divertenti, l'America patetica e il folk del Minnesota, una zombie ben inserita in impermeabile bianco, il busto di Fitzgerald. Divertente e nostalgico a tempi alterni e perfetti, un cine-ossimoro, il film ironico e magistrale è una porta girevole in cui entra ed esce aria di cinema con allegra malinconia. Dal ' 75 a oggi Altman, dopo America oggi, è poco apocalittico: qui non si uccide, si muore, la prende con filosofia. Cast da antologia: l'impagabile canora Streep e la sorellina Tomlin, i cowboys parolacciari (Reilly e Harrelson), il tutore Kline e tutti; ma è il climax della regia che fa il capolavoro (anche di montaggio, musica, fotografia). Non perdetelo.


promo

Riprendendo Nashville il regista guarda alla cultura pop country festeggiando l'ultimo spettacolo d'uno stravagante cult programma radio. S'aggirano nel teatro tipi strambi e divertenti, l'America patetica e il folk del Minnesota... Uno splendido divertissement (macabro) profondamente venato di pessimismo, che sembra cantare la fine di un'epoca ma dietro - a guardarlo più da vicino - lascia intravedere il declino di un'intera civiltà. Un racconto ironico, una regia magistrale, un cast da antologia.


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