Red Road
Andrea Arnold - Gran Bretagna/Danimarca 2006 - 1h 30'

premio della GIURIA a Cannes

da La Repubblica (Roberto Nepoti)

        Rientra in un progetto alla Lars von Trier il film scozzese Red Road, unica opera prima in competizione presentata l'anno scorso a Cannes, dove vinse il premio della Giuria. Nei piani della sua autrice, la quarantacinquenne Andrea Arnold, si tratta del primo episodio di una trilogia di storie imperniate su uno stesso gruppo di personaggi. Girato con la sobrietà spartana di un film del Dogma 95 (supporto elettronico, luci naturali, inquadrature instabili...), racconta la vendetta di una donna in sofferenza di affetti contro l'uomo che le ha rovinato la vita.
L'eroina in questione è la solitaria Jackie, che lavora in una postazione di videosorveglianza in collaborazione con la polizia e passa il suo tempo a spiare le vite degli altri. Inizialmente enigmatica, l'ossessione della donna per un uomo misterioso si chiarisce poco a poco, informandoci che lo spiato è stato, anni prima, coinvolto nella morte della figlia di chi lo spia.
Vietato prenderlo per un thriller alla
Hitchcock, cui si atteggia nella prima parte: ciò che interessa all'esordiente Andrea Arnold è uno studio del punto di vista, a partire da quella "finestra sul cortile" postmoderna che è una centralina-video. La cineasta sposa la visione di un personaggio turbato nel profondo e adotta uno stile frammentario, per restituire l'ambiguo rapporto di attrazione-repulsione che lo induce a guardare. Così il film instaura il clima perturbante e ansiogeno con cui, a sua volta, attrae-respinge lo spettatore.

da Il Messaggero (Fabio Ferzetti)

        Una donna che per mestiere controlla il mondo perde improvvisamente il controllo di sé. Succede una sera come tante, quando le telecamere della sua ditta di videosorveglianza inquadrano qualcuno che le sembra di riconoscere. Possibile che sia proprio lui? Certo che è lui, ma come avrà fatto a uscire così presto? Perché Jackie, solitamente fredda e distaccata, sembra tanto eccitata dai loro incontri (lui non la riconosce)? E come mai, pur odiandolo, prima ci va a letto, poi ruba il suo sperma, si dà una sassata in faccia, simula uno stupro?
Esordio della scozzese Andrea Arnold,
Red Road scopre le carte poco a poco. Solo in sottofinale capiremo chi è quell'ex-galeotto. Ma intanto questo film in digitale, stretto ossessivamente intorno a un pugno di luoghi e di personaggi, avrà portato alla luce il lato oscuro di Jackie. Mescolando immagini sgranate, strade malfamate, richiami notturni (sotto quei palazzoni di periferia la notte echeggia il verso triste delle volpi). Finendo per far coincidere la fine di un lungo lutto con quella discesa agli inferi. Una discesa che in termini fisici è un'ascensione, perché il misterioso Clyde vive al 24mo piano, ma a volte bisogna spingersi lontano per riuscire a guardarsi dentro. E l'esordio della Arnold, primo capitolo di un bizzarro work in progress a più mani, teso, incalzante, emotivamente violento, visivamente notevole, è una bella sorpresa.

 

promo

Jackie è una giovane donna con un segreto che da tempo le impedisce di vivere compiutamente. Impiegata come operatrice in un centro di sorveglianza nella periferia di Glasgow, osserva scorrere la vita anonima degli altri attraverso le telecamere a circuito chiuso. Un giorno tra i volti anonimi riconosce un uomo che risveglia in lei un doloroso rimosso. Lo pedinerà fino a provocare un incontro, alla ricerca disperata di una spiegazione che la liberi dai sensi di colpa e dal passato...
Patrocinato da Lars von Trier, diretto da una esordiente, ecco uno psicodramma che, mentre induce la protagonista a vivere e sperimentare (e a superare l’instabilità emotiva) invece di limitarsi ad osservare, riflette sul sistema di controllo delle società moderne e sul primato dello sguardo della macchina su quello dell’uomo. T
eso, incalzante, emotivamente violento, visivamente memorabile.

TORRESINO aprile 2007
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