Robin Hood
Ridley Scott
- USA/Gran Bretagna 2010 - 2h 28'

   Chi l'avrebbe mai detto? Nel film scelto per inaugurare con fragore il 63° Festival di Cannes i francesi sono invasori odiosi e intriganti, i loro soldati usano metodi degni delle SS, i buoni sono gli inglesi di ceppo sassone opposti a quelli di discendenza normanna, cioè francese, che depredano e taglieggiano gli onesti britanni all'alba del XIII secolo. Cioè dieci anni dopo la fine della terza Crociata. Se non riconoscete in questa tumultuosa tela di fondo l'epoca che vide nascere il mito di Robin Hood, non c'è niente di strano: il film di film precedente in archivio Ridley Scott (fuori concorso) è un prequel, vuole raccontare l'uomo prima della leggenda, il guerriero prima dell'arciere, il combattente prima del ribelle. Naturalmente ogni epoca ha il Robin Hood che si merita, o che le conviene, e quello dell'ex militare Ridley Scott è un nipote nemmeno troppo lontano dei soldati tutti d'un pezzo delle Crociate e del Gladiatore. È lontano il ricordo degli arcieri romantico-acrobatici resi leggendari negli anni '20-30 da Fairbanks e Flynn, lontani anche i due ufficiali napoleonici legati da un odio quasi metafisico che resero celebre Scott con I duellanti, Palma come miglior opera prima qui a Cannes nel 1977. Il Robin Hood di Scott è piantato anima, corpo e frecce nell'Inghilterra infuocata del primo Duecento, fra contese dinastiche e tensioni da guerra civile aggravate dalla costante minaccia francese. È il lato più ambizioso di questo kolossal cupo e muscolare. Ma è anche quello che gli impiomba le ali rendendolo a tratti greve e didattico come un film di propaganda camuffato da cinema d'azione. Ci vuole più di mezz'ora difatti perché Riccardo Cuor di Leone (il sempre bravissimo Danny Huston) muoia quasi per caso durante uno dei tanti assedi innescando il macchinoso scambio di identità che farà scoprire al rude Robin Longstride chi è veramente. Non senza prima calarsi nei panni - e nel talamo coniugale - di un altro crociato defunto nel frattempo. È così che il futuro Robin Hood approda nell'impoverita Nottingham depredata dal famigerato sceriffo. È sempre così che si trova «sposato» d'ufficio a una bella vedova perseguitata (intrepida Cate Blanchett) grazie al padre dell'uomo di cui ha assunto l'identità, un maestoso vegliardo cieco e irredento (un gigionissimo Max Von Sydow). Chi cerca riferimenti alla geopolitica odierna, e magari ai neonazionalismi antieuropei, si accomodi. Chi voleva più equilibrio fra spettacolo e divertimento storico, dovrà armarsi di pazienza...

Fabio Ferzetti - Il Messaggero

promo

Nuova riscrittura della leggenda di Robin Hood, arciere al servizio di Re Riccardo Cuor di Leone, divenuto poi una figura centrale del folklore britannico. Prendendo inizio dalla morte di Re Riccardo all'assedio del castello di Châlus Chabrol, il film segue le vicende che portarono Robin Hood a schierarsi e combattere contro i baroni inglesi e il nuovo re Giovanni. Scott ha voluto raccontare la nascita del mito più che il mito stesso: il rigore storico latita, il copione può apparire velleitario e le inquadrature paesaggistiche da art design, ma più che Russell Crowe ciò che da corpo al film è la fulgida presenza di Cate Blanchett, una Lady Marian di lineamenti e bagliori preraffaelliti.

cinélite TORRESINO all'aperto: giugno-agosto 2010