I soliti sospetti (Usual Suspects)
Bryan Singer - USA 1995 - 1h 45'

   A qualcuno ha richiamato alla memoria Giungla d'asfalto, altri hanno tirato in ballo l'influenza di Tarantino, c'è chi ha citato l'Orson Welles di Rapporto confidenziale. Certo è che I soliti sospetti, opera seconda di Bryan Singer è un fior di giallo, intrigante e incalzante, violento per ellissi ed apertamente cinico, aggrovigliato nell'intreccio, ma accuratamente oliato nei meccanismi del racconto.
L'inizio è folgorante: al molo di San Pedro, California, un uomo con le gambe spezzate dà fuoco ad una miccia di benzina. La fiamma percorre il ponte della nave, l'esplosione è imminente. Ma il gioco narrativo prevede subito un'interruzione, un tocco ironico, una nuova escalation per mettere a fuoco e fiamme lo schermo. E subito anche la diegesi ci spiazza: una voce fuori campo prova a narrarci la cronaca di quella notte, la vicenda si sposta in un ufficio di polizia per uno stringente interrogatorio, il racconto passa in flashback, l'intrigo prende corpo.
Chi tira i fili del gioco? Quanto è ambiguo il personaggio interpretato dal fascinoso Gabriel Byrne? Chezz Palmintieri riuscirà a trovare il bandolo della matassa tra il blaterare del pavido Kevin Spacey? Chi è (se esiste) il malvagio Keyser Soze?
Fin troppo furbo nel mescolare le carte dell'enigma, ma efficacissimo nel suo puzzle di personaggi, rapine, sospetti, investigazioni, in USA
Usual Suspects è già un cult-movie, apprezzato da critica e pubblico. Piacerà altrettanto allo spettatore italiano? Di sicuro l'emozione dello spettacolo è garantita, per gli appassionati del genere è un appuntamento imperdibile e, per tutti, cosa chiedere di più ad un giallo che, come esigeva John Huston, riesce ad inchiodarvi per due ore alla sedia?

ezio leoni - La Difesa Del Popolo  14 gennaio 1996