Spider-Man
Sam Raimi
- USA 2002 - 2h 1' 


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   Ha salvato questo fine di stagione (50% degli incassi al botteghino sono suoi), ha aggredito con garbo l’impero del merchandising (l’invasione dei gadget, almeno da noi, non è stata fastidiosa), ha convinto, oltre al pubblico, la critica, l’elite dei “fumettari”… “Chi sono io?” si domanda in chiusura il protagonista di Spider-Man. Di sicuro un eroe del mercato cinematografico! Si potrebbe esaurire così la recensione di questo blockbuster 2001-2002 (due milioni e mezzo di spettatori, quarto tra i film più visti), storia di un adolescente imbranato che, morso da un ragno in mutazione genetica, subisce un contagio che lo trasforma in un superuomo dotato di forza straordinaria, mani e predi prensili, bava gelatinosa… Con questa, Spider-Man tesse le sue maxi-ragnatele, si arrampica da un grattacielo all’altro, avviluppa i criminali, sfreccia inarrestabile tra cielo e terra in una New York che mai come di questi tempi ha avuto bisogno di eroi. È proprio nel confronto con altri eroi dei fumetti, con altre metropoli trasmigrate dalle strip al cinema, con l’immaginario collettivo di cui si nutrono spettacolo e cultura di questo nuovo millennio, che sorgono ulteriori doverose riflessioni. In primis sull’esplosiva regia di Raimi (La casa, Darkman, ma anche - non dimentichiamo - Soldi sporchi), con i suoi arditi movimenti di macchina e la visionaria (in)coerenza di prospettive e inquadrature (memorabile quel bacio a testa in giù!). E poi la magnifica astrazione spazio-temporale di costumi e ambienti, la continua tensione sonora, il lugubre sfavillio delle immagini, la psicologia esistenziale del mite Peter Parker. E qui entra in gioco l’eccezionale standard “autoriale” delle professionalità hollywoodiane: da James Acheson (scenografie) a Danny Elfman (musiche), da Don Burgess (fotografia) a David Koepp (sceneggiatura). Ed è grazie alla sua fervida scrittura che la macchina di Spider-Man gira a mille, rischiando quasi di grippare… Sì perché in quel “Chi sono io?” non c’è l’invincibilità di Superman, né lo snobismo di Batman: c’è l’incerta maturazione eroica di un ragazzotto timido e romantico che proprio per i super-poteri che il destino gli ha affidato dovrà rinunciare ai suoi sogni (“un grande potere comporta grandi responsabilità”). Il passaggio dal semplicistico (?) universo dei comics alla complessità del fascino schermico è un azzardo riuscito, anche se la retorica dei super-eroi continua a convincerci più su carta che su celluloide: sarà per l’estremismo caricaturale degli antagonisti? Anche qui, pur nella perfetta caratterizzazione affidata a Willem Dafoe, i ghigni e le truci imprese di Green Goblin non danno sorpresa. Tutto il carico emozionale va sulle spalle di Spider-Man e del bravissimo Tobey Maguire: nella sua tela di ragno Raimi cattura la magia del cinema, anche se non tutta la nostra passione cinefila.

ezio leoni - La Difesa Del Popolo - 13 luglio 2002


super-eroi al cinema