Star Wars: Episodio I - La minaccia fantasma
(Star Wars: Episode I - The Phantom Menace)
George Lucas - USA 1999 - 2h 12'

                Ogni saga ha un inizio… Un'attesa di ventidue anni non è poco per acquisire coscienza dei meandri narrativi che albergavano nel progetto di George Lucas. Fin dal lontano 1977 (Guerre stellari) infatti si presupponeva una scansione sequenziale in una triplice terna, ma solo il progressivo, straordinario successo della saga-Skywalker le ha dato concretezza. Ed ora gli albori della cosmogonia di Star Wars si sono alfine rivelati in Episodio I - La minaccia fantasma. Di fronte a questo chiacchieratissimo prequel non si può restare delusi, non si può neppure ritrovare l'ingenua emozione "delle origini", si può solo lasciarsi trasportare nell'universo fantastico di una galassia (lontana, lontana...) dove lo stupore tecnologico si amalgama ancora una volta con l'intarsio mitico del racconto.

               Ogni viaggio ha un primo passo… E quello introdotto dal solito maxi-testo che scorre sullo schermo vede il piccolo regno di Naboo stretto dalla morsa della Federazione, che è in lotta con la Repubblica per oscuri intrighi di dazi e dogane. Embarghi, trattative-tranello, strategiche invasioni riempiono l'avventura cosmica di grevi riferimenti al presente, mentre il configurarsi di ambienti e situazioni richiama la fantasy di Raymond (la città sottomarina sembra uscire da Flash Gordon), Moebius (lo spazio-alveare del Parlamento), e Herbert (le analogie con le faide di potere per il possesso della spezia in Dune). Vediamo finalmente in azione la potenza dei cavalieri Jedi (Qui-Gon Jinn e il suo allievo Obi-Wan Kenobi) che sgominano gli avversari con il funambolico saettare delle loro spade-laser. Ci imbattiamo nella giovane Amidala (Natalie Portman) che beffa i suoi nemici (e il nostro sguardo) sdoppiandosi tra l'altero ruolo di regina (in fiammanti costumi di ispirazione tibetana) e il dimesso dinamismo di un'ancella (Padme). Restiamo esterrefatti di fronte all'abilità di pilota del piccolo Anakin Skywalker che vince sul suo sguscio una frenetica corsa di bighe spaziali (il rimando è a Ben Hur) e che si destreggia su un caccia stellare con la stessa sicurezza "vincente" che esibirà cinquant'anni più tardi suo figlio Luke.
Per chi non conosce a fondo la contraddizione bene-male che anima l'epica morale di Star Wars ricordiamo che il solare Anakin si lascierà sedurre da adulto dal lato oscuro della forza (splendida l'enigmatica immagine del manifesto!) e si trasformerà nel malvagio Darth Fener. Per ora Qui-Gon (Liam Neeson) individua in lui soltanto il segno della predestinazione e lo affida a Obi-Wan (Ewan Mc Gregor) perché ne faccia uno Jedi. Il consiglio dei cavalieri dà il suo benestare, solo il saggio Yoda percepisce l'incombente minaccia…

Va detto che, rispetto all'antica fascinazione tout court di fronte all'evolversi mitopoietico della trilogia, noi ci siamo fatti più smaliziati e Lucas si è lasciato appesantire dalla responsabilità esplicativa/citazionistica del suo amato giocattolo in celluloide: così è innegabile la sfacciata ridondanza caricaturale di Jar Jar Binks (personaggio tutto digitale, esagitata versione computerizzata di certe macchiette care ad Hollywood) e forse alla situazione politica della Repubblica Spaziale, lacerata da "eterni" interessi commerciali, manca il respiro di un ulteriore antefatto che ne districhi le complicanze. Ma i veloci stacchi, le narrazioni in parallelo che cadenzano The Phantom Menace caricano di indiscussa suggestione una preambolo "storico" che, anche dove non spiega, lascia comunque essenziali tasselli nel mosaico narrativo e che ha il coraggio di enfatizzare ulteriormente la sua mistica fantascientifica: al "che la forza sia con te" si aggiunge ora la messianica origine di Anakin, da sempre "orfano di padre" e concepito da una "concentrazione mai vista di midiclorian".

Se dell'eccesso figurativo e diegetico Lucas si compiace senza remore, il nostro approccio critico non riesce ad esimersi dall'analizzare con leggerezza d'animo il sogno adulto di un'avventura infantile che ci offre una delle più memorabili battaglie in campo aperto della storia del cinema (esageriamo? Da Kurosawa a Eisenstein, da Kubrick a Braveheart) e che riannoda con puntiglio i fili di un racconto intricatissimo dove ogni singolo personaggio ha un suo spazio vitale, un'energia e una confidenzialità dirompenti (primi tra tutti i robot C1-P8 e D3-BO, ora, come in originale, R2-D2 e C3-PO). Certo manca la sensazione del nuovo, la spontaneità fiabesca del "primo" IV episodio (con l'irresistibile humor e la sfrontata simpatia di Jan Solo), ma anche in questa Minaccia fantasma si sente "il tremito della forza" narrativa di un'epopea stellare che, con favolistica nonchalance, lancia dallo schermo sferzanti moniti civili ("il problema dell'universo è che nessuno aiuta gli altri") e, mentre incrocia le spade-laser in appassionanti duelli, mette in cartellone il cinismo della guerra e la mistica religiosa, Freud e Tolkien, Asimov e Melies.

                Ogni generazione ha una leggenda…

ezio leoni  La Difesa del Popolo - 26 settembre 1999


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La minaccia fantasma L'attacco dei cloni La vendetta dei Sith Guerre stellari L'impero colpisce ancora Il ritorno dello Jedi

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