The American
Anton Corbijn
- USA 2010 - 1h 45'

   Un killer professionista decide di abbandonare il crimine. Ma l’ultima missione gli costerà la vita. Detto così il plot di The American rientra nei canoni del noir classico d’azione e il protagonista ha i contorni di tanti (anti)eroi vittime consapevoli di un mestiere pericoloso. Ma il film diretto da film precedente in archivio Anton Corbijn mette in gioco un insolito cortocircuito tra un divo come George Clooney e un’ambientazione come quella abruzzese (Sulmona in particolare) scelta dall’attore, che è anche produttore, dopo il terribile terremoto. Il regista mette a frutto la sua pratica del videoclip con il ritmo adeguato del thriller e inquadrature precise, accompagnandoci nel percorso di Jack, assassino dal passato misterioso, che si nasconde in una tranquilla cittadina, si finge fotografo freelance, intreccia rapporti cordiali con un prete e finisce per innamorarsi di una prostituta. Violante Placido, bella e sensuale, rende plausibile l’enigmatica e insidiosa relazione.

Alberto Castellano - Il Mattino

   Jack è un killer privo di scrupoli. Una missione finita tragicamente in Scandinavia lo spinge a cercare un periodo di pausa. Il suo committente di origine russa gli trova un rifugio sulle montagne abruzzesi e Jack cerca di non risultare reperibile neanche per lui. Un giorno però, chiamandolo da un telefono pubblico, si sente fare la proposta di costruire e montare un fucile ad alta precisione che però non sarà lui a dover utilizzare. Jack ha bisogno della solitudine che si è andato a cercare ma, al contempo, vuole avere una donna. La trova in Clara che si prostituisce in una casa di appuntamenti. Il rapporto tra i due si trasforma pian piano in qualcosa di diverso.
Ci sono sfide che al cinema sono estremamente rischiose. Ad esempio quella di voler raccontare (ancora una volta) il desiderio di vita provato da un uomo che ha sempre procurato la morte. Per farlo, appoggiandosi a un libro pubblicato 20 anni fa (A
Very Private Gentleman di Martin Booth). Il confronto, inevitabile, con film che sono divenuti dei classici può essere vinto solo se alla regia c'è un regista dallo sguardo particolarmente sensibile e davanti alla macchina da presa un attore capace di rendere credibile e ‘moderno' il suo personaggio. L'accoppiata vincente è data da Anton Corbijn e George Clooney a cui si aggiunge un paesaggio capace di offrire non solo sfondi suggestivi ma vicoli, pietre direi quasi ‘aria' estremamente originali. Corbijn decide di ‘violare' visivamente l'isolamento di Jack scrutandone però con meticolosità da voyeurista dell'animo ogni singolo gesto che conduce alla preparazione di uno strumento di morte sicura. Non sarà Jack a dover schiacciare quel grilletto ma sarà stato lui a garantirne la precisione mortifera.
Per un ruolo del genere occorre un attore che sappia dare ai dettagli dei gesti, alle inflessioni dei non frequenti dialoghi, all'aggrottarsi di un sopracciglio l'intensità necessaria senza forzature. Clooney ci riesce ed anche se va incontro ad un finale ad alto tasso di retorica (l'unica di tutto il film) lo fa con la classe che gli è usuale.

Giancarlo  Zappoli - Mymovies.it

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Jack è un killer privo di scrupoli. Una missione finita tragicamente lo spinge a cercare un periodo di pausa e così trova un rifugio sulle montagne abruzzesi. Jack ha bisogno della solitudine, ma l'incontro con Clara, una prostituta, sovverte il precario equilibrio della sua nuova esistenza. Corbijn sa mettere a frutto la sua pratica del videoclip con ritmo adeguato e inquadrature precise e la sua mano è così elegante che quasi ci dimentichiamo la pochezza dello script.  E se Violante Placido, bella e sensuale, rende plausibile l’enigmatica e insidiosa relazione, George Clooney riesce a delineare con classe il suo personaggio e a stemperare in parte i surplus di ovvietà e retorica di un thriller romanticamente amaro. 

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LUX - settembre 2010

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