The Burning Plain
Guillermo Arriaga - USA 2008 - 1h 50'

Venezia 65° - Concorso

    Il problema nasce quando ad un Festival (o meglio ad una Mostra d'arte cinematografica) non emerge un panorama significativo della produzione attuale, ma occorre consolarsi con qualche titolo che testimoni la modernità del cinema d'autore e valga l'onore della selezione. Ecco cosa sembra accadere quest’anno e quindi, come primo resoconto parziale, partiamo da The Burning Plain che ha convinto (anche se non sempre entusiasmato) un po' tutti.
Alla regia Guillermo Arriaga che gli appassionati conoscono per il lavoro di script di
Le tre sepolture (premiato con l'oscar) e delle pellicole cult di Alejandro Gonzalez Iñarritu Amores perros, 21 grammi e Babel. Tre film-puzzle, un tipo di cinema che ha ormai abituato lo spettatore ad un intarsio di storie e personaggi, scardinando la consecutio temporum, procedendo per accumulazione di indizi narrativi e facendo combaciare i tasselli del racconto in sincronia con il compiuto concatenarsi delle emozioni. Così e difficile in questo caso sviluppare linearmente la sinossi anche per non togliere il piacere della sorpresa, che resta una componente essenziale del gioco cinematografico. Basterà allora mettere a fuoco le trame chiave di The Burning Plain.

Ai confini del Messico si consuma la tragedia di due amanti fedifraghi (lei è Kim Basinger), arsi vivi nell’esplosione dell’homecaravan che, nel deserto, fungeva da loro nido d’amore. Ognuno dei due lascia alle spalle una famiglia distrutta. Il destino vuole che Santiago e Mariana, figli, rispettivamente, dell’uomo e della donna, intreccino a loro volta un’appassionata storia d’amore… Sempre nel New Messico il pilota di un aereo per la disinfestazione si schianta al suolo sotto gli occhi disperati di Maria, la figlia dodicenne.

All’altro capo del continente, a Portland, una donna bella e inquieta (Charlize Theron) si divide tra il suo lavoro quale responsabile di un ristorante di lusso e il letto di amanti occasionali. Il suo mesto osservare lo spumeggiare dell’oceano, il suo ripetuto procurarsi delle ferite con qualche un sasso tagliente sono segnali di una sofferenza interiore a cui solo la conclusione del film saprà dare una spiegazione.
È vero che il meccanismo di frammentazione della storia e la sua destrutturazione anche temporale sanno di già visto e “furbo”, ma è anche vero anche che il calibrato succedersi delle rivelazioni, il ricercato pattern cromatico che fa da contrappunto agli ambienti (i colori assolati del Messico, il blu freddo di quelli del Main), lo scavo essenziale di caratteri e psicologie a fronte del forte impatto del ricomporsi diegetico del mosaico complessivo, sanno dare un valore aggiunto ad un dramma umano che mette a nudo, in un’analisi impietosa delle dinamiche familiari, le responsabilità reciproche di genitori e figli, distilla nel tempo le angosce di errori non sempre rimediabili, e, mentre “brucia” sullo schermo la miccia ineluttabile del caso, si/ci consola con la radiosa, imbronciata bellezza della Theron e con il sorriso di speranza della piccola Maria.

ezio leoni - La Difesa del Popolo   7 settembre 2008

 

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Nel deserto del Messico si consuma la tragedia di due amanti fedifraghi, arsi vivi nell’esplosione del loro homecaravan. Ognuno dei due lascia alle spalle una famiglia distrutta. Il destino vuole che tra i loro figli si intrecci un’altra appassionata storia d’amore… Intanto a Portland, una donna bella e inquieta si divide tra il suo lavoro in un ristorante e il letto di amanti occasionali. Quale il legame tra le due storie e quella della dodicenne Maria, che (ancora in Messico) rischia di rimanere orfana? Sta al pubblico mettere in ordine i pezzi e scoprire l'emozionante rapporto causa-effetto.

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