The Getaway di Roger Donaldson - USA 1994 - 1h 55'
Trappola d'amore (Intersection) di Mark Rydell - USA 1994 - 1h 39'

  

Diffidate dai remake. Non sempre, ma certamente nel caso di The Getaway e Trappola d'amore, attualmente in programmazione. Cos'è, in gergo cinematografico un remake? Altro non è che il rifacimento di un film antecedente di cui ricalca, più o meno fedelmente il soggetto.
Getaway! (1972) fu uno dei cult-movie del regista americano off-Hollywood Sam Peckinpah: un professionista della rapina, riusciva ad uscire dal carcere grazie all'intercessione (?!) della bella moglie presso un potente boss della malavita. Dopo un nuovo colpo la coppia spera di lasciare tranquillamente gli States ma tradimenti, gelosie, agguati complicano il loro futuro e li coinvolgono in una fuga disperata e sanguinaria. Due interpreti d'eccezione (Steve MacQueen e Ali MacGraw) ed una regia asciutta, incisiva conferirono al film un alone di sublimata eccentricità, che all'iperbole della violenza contrapponeva un bonario lieto fine.
Il nuovo The Getaway, diretto dal mestierante Roger Donaldson e con la coppia "da botteghino" Kim Basinger-Alec Baldwin, ricalca fedelmente l'originale ma dimostra come il cinema non sia solo un fatto di trama e professionalità tecnica: all'essenzialità "sporca" dello stile di Peckinpah corrisponde una ridondanza di precisione formale e di argomentazioni narrative che tolgono ogni fascino e spezzano il ritmo.
Il rimpianto per il cinema intenso degli anni 70 viene ribadito dalla stucchevole pretenziosità di Trappola d'amore, rivisitazione, anch'essa pedissequa, di un classico del cinema intimista francese di vent'anni fa, L'amante di Claude Sautet, in vena di grazia nel dirigere un tormentato Michel Piccoli ed una splendida, indimenticabile Romy Schneider. Nel volgere degli interminabili secondi che cadenzavano un rocambolesco incidente stradale, un uomo, Pierre, ripensava al proprio passato, riviveva in un continuo flash-back la proprie insoddisfazioni esistenziali, il matrimonio fallito, l'incontro con la dolce Hélène (l'amante del titolo italiano). Pierre sentiva la vita sfuggirgli e, immerso nella nostalgia dei ricordi ( Le chose de la vie del titolo originale) come in un mare accogliente, lasciava allontanarsi con serenità la vela dei rimpianti e il soffio del vivere, siglando una delle tappe della sensibilità autoriale di Sautet.
La trasposizione hollywoodiana di Mark Rydell vede il divo Richard Gere raggiungere i limiti dell'insopportabilità nella sua insulsaggine recitativa, la descrizione leziosa di una borghesia ricca e fatua allontana qualsiasi partecipazione emotiva e, tra l'altera freddezza di Sharon Stone e le romanticherie un po' sguaiate di Lolita Davidovich, non siamo neanche tanto convinti che il bel Richard sappia fare le scelte giuste in fatto di donne. In ogni caso non ce ne importa nulla.


e.l. La Difesa del Popolo 8/5/94