2005

The Lodger - A Story of the London Fog (titolo italiano: Il pensionante)
Alfred Hitchcock – [bn] Gran Bretagna 1926 1h 15’


soggetto
sceneggiatura
fotografia
scenografia
produzione

dal romanzo di Marie Adelaide Belloc-Lowndes
Alfred Hitchcock, Eliot Stannard
Gaetano Ventimiglia, Hal Young
C. Wilfred Arnold, Bertram Evans
Michael Balcom per la Gainsborough

Cast

Ivor Novello
June
Marie Ault
Arthur Cresney
Malcolm Keen

Jonathan Drew
Daisy Bunting
Mrs. Bunting
Mr. Bunting
Joe Betts, il poliziotto fidanzato di Daisy

da Hitchcock [Saggi Marsilio] (Eric Rohmer e Claude Chabrol)

     Hitchcock fa risalire gli inizi della carriera a The Lodger, suo primo grande successo e - pura coincidenza? - suo primo film di «suspense». The Lodger era l’adattamento, curato dallo stesso Hitchcock e da Elliot Stanna di un noto e apprezzato romanzo di Mrs. Belloc Lowndes. Era la prima volta che Hitch collaborava alla sceneggiatura. Da questo fatto possiamo trarre due conclusioni: la prima è che Balcon doveva avere già molta fiducia in lui; la seconda, che questo soggetto gli interessava in modo particolare e, nei suoi piani, gli avrebbe consentito di fare un colpo grosso. Il calcolo si rivelò esatto: il film ebbe una accoglienza molto favorevole da parte della critica e del pubblico, e il nome di Hitchcock, in un ambiente cinematografico già sclerotizzato, divenne celebre da un giorno all’altro.
In effetti, gran parte di quel che diventerà il famoso «Hitchcock touch» è contenuta in una variazione ben costruita sul tema di Jack lo Squartatore. La storia è la seguente: Londra è terrorizzata da un maniaco omicida, «lo Squartatore». Un giovane giunge in una pensione familiare e il suo strano comportamento subito insospettisce la padrona di casa, tanto più che corteggia la figlia, fidanzata di un poliziotto. Denunciato, arrestato, fugge, manette ai polsi, inseguito dalla folla che vuole linciarlo. In extremis, viene scoperto il vero colpevole. Lo straniero sposerà la figlia dell’affittacamere.

Già qui possiamo trovare certi temi o certi particolari che ritorneranno di frequente nei film successivi. L’innocente: tutto sembra congiurare contro di lui e il suo comportamento suggerisce inevitabilmente la colpevolezza; le manette: simbolo di una libertà alienata; gli oggetti (nel nostro caso, un attizzatoio): si attribuisce loro una funzione di minaccia che in realtà non hanno. Rileviamo, inoltre, una ossessione dell’iconografia cristiana: il protagonista, impigliato con le manette a una cancellata e la folla che lo schernisce, evoca irresistibilmente il Cristo in croce.
E poi, The Lodger dà prova già di un virtuosismo e di un senso visivo notevoli. L’apertura del film è abbagliante: primo piano della mano di un uomo sulla rampa di una scala; una panoramica ci mostra la tromba delle scale dove l’ombra e la luce sono distribuite in una maniera inquietante. L’uomo esce nella notte. Inquadratura di un giornale che annuncia un nuovo delitto.Lungo tutto il film, abbondano le trovate di questo genere insieme a un certo preziosismo della fotografia, come in quella sorprendente immagine che presenta un cadavere di una donna dai capelli biondi (l’assassino preferisce le bionde), illuminati da sotto, che lacerano l’oscurità. Oppure, come in quell’altra inquadratura dal basso verso l’alto, che mostra, grazie a un soffitto trasparente, l’andirivieni dello straniero nella sua camera.
Una abilità nella tecnica che comporta un certo cinismo. Essa tradisce infatti un atteggiamento di mistificazione che Hitchcock sublimerà solo molti anni dopo e che ancora inficia certi suoi film inglesi […]
The Lodger resta nondimeno un film altamente rivelatore delle tendenze del nostro cineasta. Esso fornisce, nella persona dell’interprete principale, Ivor Novello, un perfetto esempio di un certo tipo di attore hitchcockiano: bello, inquietante, d’una dolcezza strana e triste, affetto di romanticismo.

 


Alfred Hitchcock
filmografia

TORRESINO ottobre-dicembre 2005