Ti do i miei occhi (Te doy mis ojos)
Iciar Bollain - Spagna 2003 - 1h 56'

da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro)

      Quel matrimonio non s'aveva da fare: lui è un macho patologico, geloso e rissoso, che ama e picchia con eguale intensità la bella moglie esperta d'arte, guida nei musei di Toledo: la partecipazione alla storia di Orfeo ed Euridice non è casuale. Fuga dall'incubo domestico col figlioletto, poi di nuovo innamoramento e amore dopo la psicoterapia di gruppo. Crisi peggiore, botte da orbi: l'unica è lasciarsi civilmente. Il bellissimo film spagnolo Ti do i miei occhi, amato da critica (7 premi Goya) e pubblico, racconta come si spegne un amore, secondo gli occhi attenti di Iciar Bolain, ex attrice madrilena. Ha l'ardore del melò frenato dalla consapevolezza, è un racconto che prende al cuore e alla gola grazie a due protagonisti strepitosi sul cui volto si legge tutto, proprio tutto, vulnerabili entrambi. Prototipo di un fenomeno di costume assai vasto, il film va oltre la denuncia, è la radiografia della doppiezza dei sentimenti, della paura, del gotico che si annida non solo in El Greco ma in tutti noi.

da La Stampa (Lietta Tornabuoni)

      Il marito è iroso, violento, sospettoso, picchia la moglie ma le vuol bene. La moglie è bella, spaventata, desiderosa di migliorare la propria vita, insensibile ma vuol bene al marito. Il film spagnolo più premiato della stagione, Ti do i miei occhi di Iciar Bollain, è la storia di un matrimonio impossibile, il ritratto di due persone che si amano ma non possono vivere insieme: ed è molto ben fatto, anche se la narrazione in superficie ignora la psicoanalisi prevedendo soltanto la forma più elementare di psicoterapia. Nel buio della notte a Toledo, una donna impaurita dalle aggressioni del marito scappa dall'appartamento coniugale insieme con il suo bambino, va a stare a casa della sorella. Il marito supplica: "Cercherò di cambiare, cambierò, te lo giuro, torna a casa, senza di te non posso vivere". Sono sposati da nove anni. Lui fa il commesso nel negozio di elettrodomestici della famiglia. Lei lavora in un Museo e vuole progredire, diventare una guida che illustri al pubblico i quadri più importanti. Lui sa che la moglie è più intelligente ed elegante, è geloso, coltiva sospetti ("Perché dovrebbe restare con uno come me?"); se lei non risponde al cellulare immagina che sia con un amante, se è distratta si sente trascurato ("Non pensi a me"), se lei vuole un nuovo lavoro è sicuro che sia per farsi guardare, perché si annoia con lui, perché cerca un pretesto per uscire di casa; se lei non gli parla minaccia d'uccidersi. Il senso maschile d'inferiorità è più forte dell'amore. La moglie lo lascia, se ne va. Quasi non si vede uno schiaffo: invece esplosioni d'ira, schizzi di sangue sulle pareti. I due protagonisti, Luis Tosar e Lara Marull, sono bravi. Il film ha il pregio di affrontare, più che una questione sociale esistente da sempre e sempre più presente con il moltiplicarsi dei nostri rapporti con i costumi musulmani, una personalità maschile debole, una passione mista di violenza e amore, d'ammirazione di lei e vergogna di sé.

i giovedì del cinema invisibile TORRESINO ottobre-dicembre 2005