Tom à la ferme
Xavier Dolan
- Canada/Francia 2013 - 1h 35'

premio FIPRESCI - miglior film


 

   Tom à la ferme permette al pubblico italiano di scoprire Xavier Dolanfilm successivo in archivio, definito unanimemente enfant prodige del cinema canadese, dopo tre opere acclamate a Cannes ma mai uscite nel nostro paese. Con questo film il regista e attore ventiquattrenne si cimenta per la prima volta con una sceneggiatura non originale, adattando l'omonima pièce di Michel Marc Bouchard, e riservando a sé la parte del protagonista.
La storia è ambientata nel Quebec agricolo, dove Tom , giovane pubblicitario, giunge da Montreal per i funerali del suo compagno, Guillaume: scopre però che la madre Agathe nulla sa dell'omosessualità del figlio e che tenace custode di questo segreto è il fratello maggiore, Francis. Tom, obbligato da Francis a tenere in piedi la finzione, viene pian piano risucchiato dall'atmosfera malata della fattoria e dal ruolo ambiguo che gli è stato assegnato, che lo vede di volta in volta oggetto del desiderio e vittima della violenza omofoba di Francis, compagno devoto che espia la colpa di essere ancora vivo o semplice amico che rinnova il ricordo del “ figlio perfetto”. L'arrivo alla fattoria di un elemento estraneo lo riscuoterà all'improvviso, svelandogli la verità sul suo “grande amore” e sulla trappola in cui si è infilato.

Secondo il regista tutta l'emozione del film è concentrata in questa frase della pièce teatrale: “Prima di apprendere ad amare, gli omosessuali apprendono a mentire”. Il fatto di dover mentire, nascondersi, è la prima violenza che essi subiscono e viene proprio dalle persone più care; questo apre la strada all'accettazione di altri soprusi. Non a caso l'origine di tutta la violenza è delineata con chiarezza nel film nella figura della madre, - una grande prova di Lise Roy - , che nelle sue esplosioni isteriche di ilarità o commozione rivela la forza pericolosa di un amore cieco e sordo per il figlio scomparso, amore che impone a tutti dei ruoli, a cominciare dal figlio che le è rimasto accanto.
Oltre che sul disagio familiare e sul tema dell'identità sessuale, il film indaga più in generale sulle verità che ci nascondiamo e sulle immagini di noi e degli altri a cui tenacemente ci attacchiamo, fino a rischiare di autodistruggerci: "Ciò che non conosci può farti del male", recita la tagline del film. Alcuni personaggi riescono a guardare in faccia la realtà e ad andare avanti, per altri ciò non è possibile.
Nello sviluppare questo percorso di conoscenza Dolan oscilla tra due registri: il genere drammatico-psicologico, illuminato da tocchi di ironia, e quello thriller-horror, affidato soprattutto al peso della colonna sonora. Dal punto di vista del linguaggio filmico l'elemento che più colpisce lo spettatore è proprio la diversa natura dell'elemento visivo rispetto alla unidirezionalità della parte musicale, decisamente classica, per la precisione sfacciatamente hermanniana, affidata a Gabriel Yared.
È evidente che Dolan non ha paura di eccedere e che quando decide di ispirarsi a Hitchcock lo fa senza pudori. Il risultato è sicuramente un film imperfetto, discontinuo, con componenti non ben armonizzate, ma che non lascia indifferenti. Rimangono impressi in particolare alcuni momenti intensi, tutti giocati sull'ambiguità dei sentimenti; e il protagonista, anche grazie all'interpretazione di Dolan stesso, risulta una figura sensuale, ingenua, spudorata, romantica, spaventata, irritante, confusa, insomma difficile da dimenticare.

Licia Miolo - ottobre 2013 - pubblicato su MCmagazine 35

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La storia è ambientata nel Quebec agricolo, dove Tom, giovane pubblicitario, giunge da Montreal per i funerali del suo compagno, Guillaume: scopre però che la madre Agathe nulla sa dell'omosessualità del figlio e che tenace custode di questo segreto è il fratello maggiore, Francis... La regia oscilla tra due registri: il genere drammatico-psicologico, illuminato da tocchi di ironia, e quello thriller, affidato soprattutto al peso della colonna sonora. È evidente che Dolan non ha paura di eccedere e che quando decide di ispirarsi a Hitchcock lo fa senza pudori. Così Tom à la ferme è ricco di momenti intensi, tutti giocati sull'ambiguità dei sentimenti: un film che non lascia indifferenti.

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