Triple agent - Agente speciale
Eric Rohmer - Francia 2004 - 1h 55'


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da La Stampa (Lietta Tornabuoni)

     Bellissima storia Anni Trenta di spionaggio e d'amore coniugale a Parigi, Triple Agent di Eric Rohmer è collocato nel disastro storico e nella deflagrazione morale intorno alla II Guerra Mondiale. Il regista intimista, per la seconda volta dopo La nobildonna e il duca, si lascia portare anche dalla Storia, espressa da citazioni dei cinegiornali Pathè d'epoca. Parigi era una città speciale, con l'egemonia politica del Fronte Popolare e Léon Blum al vertice del governo, che ne facevano un punto di riferimento per i repubblicani combattenti in Spagna contro Franco come per i russi bianchi esuli: la comunità di questi ultimi era, insieme con le trame della estrema destra francese, una delle maggiori fonti di complotti. Rohmer ricostruisce con varianti una vicenda autentica, mettendo in scena nel 1936 una coppia composta da un ex generale dell'esercito zarista e da sua moglie. Lui, che ha un posto di rilievo nella potente associazione dei russi bianchi in esilio, fa dichiaratamente la spia mentre la moglie greca che lo adora è una pittrice dilettante. Nella realtà, nel 1930 a Parigi il generale Miller era stato nominato presidente dell'Unione militare russa per sostituire il generale Kutiepoff, misteriosamente rapito; nel 1937 venne rapito pure lui e Nikolai Skoblin, l'uomo che ha ispirato a Rohmer il suo protagonista, sospettato di complicità nel sequestro, fuggì in Spagna. Al suo posto la moglie venne processata, venne condannata a venti anni di lavori forzati e morì in prigione durante la guerra. La storia intricata e violenta diventa nel gran film leggera, elegante, divertente e crudele. Niente intrighi, scontri, dialoghi tra sconosciuti, furti di documenti o altre spiate. Il protagonista è un uomo cinico, volubile e segreto, eccellente conversatore e conoscitore della politica internazionale, bugiardo matricolato, profeta del patto russo-tedesco, al servizio dei russi bianchi o forse dei tedeschi, forse dei bolscevichi, forse di tutte e tre gli spionaggi, forse di nessuno. La moglie bella, sensuale, chic, è portatrice dell'elemento amoroso ed erotico, con le sue stupende vestaglie di seta e i suoi furori, con il sacrificio della sua esistenza. L'ambiente dei russi bianchi, più buffo che drammatico, evoca certi magnifici romanzi di Vladimir Nabokov (Fuoco pallido, Pnin). Ogni tanto, i cinegiornali dal 1936 al 1940 dell'occupazione tedesca di Parigi segnano una pausa, e un confronto tra la realtà letale e la frivolezza delle menzogne. Di tutto questo, con intelligenza e ritmo perfetti, Rohmer, il più moderno dei registi classici, fa una ammirevole parabola sulla doppiezza, sulla mancanza di identità, sull’amore sprecato e sulle seduzioni della parola, sull’assenza di moralità.  

cinélite TORRESINO all'aperto: giugno-agosto 2005