Ucciderò Willie Kid (Tell Them Willie Boy is Here)
Abraham Polonsky – USA 1969 1h 37’

    Nel 1909, a conquista e colonizzazione ormai completate, un pellerossa (R. Blake) uccide per legittima difesa il padre della sua donna Lola (K. Ross) e fugge con lei. La caccia è guidata da uno sceriffo (R. Redford) riluttante che non condivide il feroce isterismo della comunità bianca di cui è alle dipendenze. Lola muore per permettere al suo uomo di essere più libero nella fuga. Lui si uccide come solo può uccidersi un pellerossa: lasciandosi uccidere. 2ª regia, dopo Le forze del male (1948), dello sceneggiatore e scrittore ebreo A. Polonsky, vittima della “caccia alle streghe” maccartista. “... attraverso una lenta caccia, un lento inseguimento, si assiste a una lenta, e perciò stesso più violenta e inchiodante, messa a morte dell'americano per eccellenza: l'indiano” (Goffredo Fofi). Dal romanzo Willie Boy di Harry Lawton uno dei western critici più lucidi della nuova Hollywood, uscito in un anno memorabile per il cinema della frontiera: Il mucchio selvaggio, Butch Cassidy, Il Grinta, La notte dell'agguato. “Non è un film sugli indiani: è un film su di me” (A. Polonsky). Originale commento musicale di Dave Grusin.

Il Morandini - Dizionario dei Film

    Vent’anni tra il primo e il secondo film è il malinconico record di Abraham Polonsky, che dopo aver diretto John Garfield nel promettente Le forze del male (1949) fini sulla lista nera e non ottenne più lavoro a Hollywood. Trascorsi i tempi duri sceneggiando clandestinamente e scrivendo il romanzo autobiografico The Season of Fear, il regista si ripresenta adesso con un western di forte impegno sociale. Si tratta di una storia vera (desunta da un libro di Harry Lawton) che accadde nell’estate del 1909 ai margini della riserva Morongo: Willie Kid (nell’originale Willie Boy), un indiano paiure, assassino per legittima difesa, scappò a nascondersi con la sua donna fra i monti di San Bennardino e i Bullions, nel deserto della California. Ma Willie era a piedi e i suoi inseguitori bianchi a cavallo: per il fuggitivo la partita era perduta in partenza. Poco felice nelle complicazioni psicologiche, soprattutto nel risvolto che si riferisce al rapporto odio-amore tra lo sceriffo e l’orgogliosa direttrice della riserva, il racconto ha una nobile progressione tragica nelle scene della fuga. Un curioso controcanto è costituito dai festeggiamenti per la visita del presidente William Howard Taft, con qualche accenno di attualità alla tragedia di Dallas: nelle deformazioni della gente l’indiano solitario, in fuga per le montagne, diventa addirittura il capo di un complotto che vuole attentare alla vita dell’illustre ospite. Rimasto fedele alla poetica impegnata e un po’ greve della sinistra americana dopo il 45, Polonsky si conferma sulla distanza un cineasta non trascurabile.

Tullio Kezich - Il Mille film

cinema invisibile TORRESINO ottobre-dicembre 2009

promo

Nel 1909, a conquista e colonizzazione ormai completate, Willie, un pellerossa che ha ucciso per legittima difesa il padre della sua donna, Lola, fugge con lei, braccato dalla legge. La caccia è guidata da uno sceriffo (Robert Redford) che non condivide il feroce isterismo della comunità bianca. Sarà lui a fronteggiare in un memorabile finale lo stoico Willie, rimasto solo dopo la morte di Lola.
In un anno più che mai prolifico per il cinema della frontiera (
Il mucchio selvaggio, Butch Cassidy...), il "lista nera" Polonsky realizza uno dei western revisionisti più lucidi e amari della nuova Hollywood.