L'ultimo bicchiere (Last Order)
Fred Schepisi - Gran Bretagna/Germania 2001 - 1h 40'


sito ufficiale

da La Repubblica (Roberto Nepoti)

     Jack (Michael Caine), macellaio della periferia londinese, è morto. Per esaudirne la volontà, gli amici di tutta una vita (Bob Hoskins, Tom Courtenay, David Hemmings) portano in gita al mare le sue ceneri, che saranno sparse al vento dal pontile di Margate. Alla guida della vecchia Mercedes c'è Vince (Ray Winstone), il figlio adottivo del defunto. Prima di partire - e lungo la strada i gitanti fanno frequenti soste nei pub, per bagnarsi la gola e per distillare i ricordi, che lo spettatore vede in flashback. Tratto dal bel romanzo di Graham Swift "Ultimo giro" (ed. Feltrinelli), a sua volta ispirato al classico "Mentre morivo" di William Faulkner, L'ultimo bicchiere è un film corale, molto alcolico, costantemente in bilico tra humour e tragedia. Regista corretto ma un po' anonimo, Fred Schepisi si è trovato alle prese con un compito non semplice. La storia è un intreccio di rapporti complessi e articolati, catalizzati tutti assieme dalla circostanza luttuosa, che si dislocano su piani temporali diversi: oltre al viaggio in "cornice", la maturità dei protagonisti (che include il segreto di un adulterio) e, indietro nel tempo, gli anni della giovinezza, con la nascita dell'amicizia. Un intero patrimonio di affetti e rancori, emozioni e tradimenti, speranze e delusioni da rappresentare nella loro quotidiana "normalità", anziché in quel regime di eccezionalità che rende così seducenti le storie raccontate al cinema. Dalla sua, però, Schepisi ha avuto una risorsa eccezionale; anzi, sei: ha potuto disporre del cast più maledettamente bene assortito, ricco di talento e credibile che un regista possa sognarsi. Sono tutti bravissimi: Hoskins, che interpreta il personaggio dalle motivazioni più ambigue; Helen Mirren, character di donna sensibile e dolente in un universo interamente maschile; Ray Winstone, che lascia trapelare fragilità sotto l'aspetto granitico. Ed è un vero regalo ritrovare sul grande schermo Tom Courtenay e David Hemmings: il primo, icona del "Free Cinema" inglese anni '60 (Gioventù, amore e rabbia), nella parte di un misurato impresario di pompe funebri; il secondo, indimenticabile protagonista di Blow-up di Michelangelo Antonioni, in quella di un vecchio astioso nei confronti di tutto il mondo. Del veterano Caine poi, che migliora col tempo come il buon whisky, non si discute.

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