Vicky Cristina Barcelona
Woody Allen – USA/Spagna 2008 - 1h 30'

  Due giovani e graziose americane in vacanza a Barcellona, ingenue ma non prive di velleità intellettuali, vengono travolte nell'ordine, da: maschi latini; genio e sregolatezza; passioni brucianti; creatività sfrenata; promiscuità sessuale; ménage a tre. Per non parlare delle meraviglie architettoniche di Gaudì.
È il menu offerto dall'esilarante
Vicky Cristina Barcelona, il nuovo film di Woody Allen. Che quando non ha molto da dire gioca di imitazione e parodia, come nei teneri e feroci pastiches letterari con cui da mezzo secolo celebra e irride i miti "mid-cult". Cosa cercano la bionda Scarlett Johansson e la bruna Rebecca Hall nella sensuale città catalana? La conferma dei loro pregiudizi. E di conferme Woody gliene offre a palate; demolendo al contempo i propri connazionali, bacchettoni senza fantasia costretti a vivere di riflesso nutrendosi di benessere e dei miti da loro stessi creati. Il tutto col tocco lieve ma esatto del fuoriclasse che spinge il gioco dei cliché sempre un poco oltre il previsto. Ed ecco le due americane, sventate e curiose come adolescenti di Rohmer, cedere alle lusinghe del sulfureo pittore Javier Bardem, strano tipo di seduttore leale che gioca a carte scoperte ma non per questo è meno pericoloso. Eccole finire a letto una dopo l'altra (ma non nell'ordine previsto...) con questo artista tanto macho quanto succube della carismatica prima moglie. Che irrompe a metà film rubando la scena a tutti (fantastica Penelope Cruz!) con il suo repertorio latino di passione, vendetta, gelosia. E talento artistico.
Si ride molto perché Woody, come l'irresistibile Bardem, gioca a carte scoperte e sa rendere comici perfino vecchi espedienti come il ralenti. Si pensa anche un poco, perché dietro il buffo girotondo pulsano l'ansia nevrotica di Cristina/Scarlett Johansson e il perbenismo ipocrita di Vicky/Rebecca Hall, indecisa fra il pittore catalano e il fidanzato americano, un bravo ragazzo sexy come un merluzzo. Magari è inutile cercare profondità e tantomeno scandalo in questo svelto inclusive tour, che concede alla curiosità degli spettatori un bacio fulmineo Johansson-Cruz (salvo poi mostrare l'effetto che fa il racconto di quel bacio sul fidanzato-merluzzo, perché comico e tragressivo non è ciò che si fa, ma il nostro sguardo). Però dietro tanta leggerezza qua e là vibra, ben dissimulata, una nota di inquietudine e amarezza vera. Come càpita solo ai più grandi, anche nelle opere "minori".

Fabio Ferzetti - Il Messaggero

  Come possono risultare eccitanti, le vacanze estive a Barcellona. Specie quando a godersele sino in fondo sono due signorine sexy come Rebecca Hall e Scarlett Johansson. Un'ora e mezza basta, come ai bei tempi: il cinema del vecchio Woody non ha per fortuna tempo da perdere. Tanto, a rendere spiazzante la trasferta, ci pensano due variabili che incarnano altrettante icone dell'ispanità: l'aitante pittore Javier Bardem e la squinternata ex consorte Penelope Cruz... Vicky Cristina Barcelona è una deliziosa commedia da viaggio (iniziatico), che evoca gli intrecci della passione cari al Truffaut di Jules e Jim o Le due inglesi, ma poi finisce con l'acquisire un tono malizioso e pungente decisamente sui generis. Potrebbe infastidire l'assiduità della voce fuori campo, ma l'espediente è funzionale al distacco che si vuole frapporre tra l'esuberanza della pantomima e la finezza della riflessione sull'eterno match uomo-donna. In questo modo cliché e stereotipi restano come sospesi nell'eco naif della musica, abolendo ogni velleità didascalica, assecondando il ritmo sincopato dei dialoghi e lasciando intravedere i contorni di una magica, ma in realtà impraticabile, compiutezza erotica («Il nostro amore è per sempre... soprattutto perché non funziona»). Appena le due turiste s'imbattono nell'artista - al quale Bardem, già killer psicopatico di «Non è un paese per vecchi», si diverte un mondo a conferire un'aria da finto tonto machista - si capisce, infatti, che ci finiranno entrambe a letto; ma non si può prevedere che i divergenti caratteri delle girls americane al 100 per cento - l'una razionale, leale e predestinata a un matrimonio saggio quanto mesto; l'altra civetta, sensuale e pronta ad accettare a viso aperto le sfide lanciate dai liberi costumi degli indigeni - vengano rifondati dall'entrata in scena della vulcanica, incontenibile, poliedrica (in tutti i sensi) Penelope. Nell'habitat circoscritto dalle ammiccanti citazioni di Gaudì e Mirò, la Sagrada Familia e il Parc Guell - con la parentesi di una «galeotta» gita a Oviedo - la follia mediterranea finirà col contagiare in senso benefico il pragmatismo yankee, come suggella il fulmineo bacio saffico a cui s'abbandonano la mora e la bionda. Allen sa bene, però, che la tristezza cova sotto le ceneri dei migliori amplessi e provvede a sbarrare la strada del lieto fine con tutta la classe del suo scetticismo.

Valerio Caprara - Il Mattino

cinélite TORRESINO all'aperto: giugno-agosto 2009