Victor Victoria
Blake Edwards - USA 1982 - 2h 13'

  "La gente crede a quello che vede" (Toddy)

  • Parigi 1934. Victoria Grant, una buona cantante dotata tra l'altro di un "cristallino" mi naturale, vaga da tempo nella di-soccupazione, ridotta alla fame o ad un imbroglio (il classico scarafaggio nel piatto) pur di poter consumare un pasto decente. Proprio in questo frangente incontra Toddy, "non-uomo di spettacolo" (gay!) anch'egli nei guai. Tra i due nasce un'amicizia che si trasforma in collaborazione artistico-manageriale quando Toddy convince Victoria, dopo averne per caso notato la disinvolta virilità in abiti maschili, "a fingere di essere un uomo che finge di essere una donna" presentandola in palcoscenico come il conte polacco Victor Grazinsky, un gay di raffinate doti spettacolari. Il successo di Victor-Victoria è clamoroso, tutta la Parigi snob accorre alle sue esibizioni e tra gli spettatori c'è anche tale King Marchan, un americano un po' gangster e un po' impresario di rivista, che non la in tempo a rendersi conto dell'ambiguità,del personaggio che già ne è innamorato. La sua crisi di maschio, invaghitosi di un omosessuale camuffato da donna, dà l'avvio alla parte centrale del film che si sviluppa attraverso una simpatica combinazione di eventi in continua contraddizione-rivelazione: Norma (l'amante di Marchan) prima è gelosa di Victoria, poi lo abbandona sdegnata per la sua cotta per Victor. King dal canto suo non si dà pace (tra cuore infranto e orgoglio ferito) finché non riesce ad arrivare alla verità; intanto però Victoria ha già ceduto al suo charme e gli rivela il suo amore di donna... Parallelamente Squash, la muscolosa guardia del corpo di King, ingannato dalla relazione del suo boss con Victor, si confessa anch'egli gay e fa coppia col placido Toddy. L'ex-impresario di questi ha comunque dei sospetti sull'"affare Victor" e cerca di screditarlo ingaggiando un investigatore privato. Marchan poi viene accusato di omosessualità anche dai suoi soci di Chicago che ne approfittano per escluderlo dal giro…
    In soprafinale il detective riuscirà a risolvere il caso gettando le premesse per lo scandalo, ma ormai Victoria ha lasciato l'ambiguità per l'amore e può applaudire, alfine radiosa nella sua femminilità, al nuovo Victor-Victoria del palcoscenico, I'entusiasmante Toddy che, iterando il processo di specularità e sdoppiamento, "finge di essre una donna che finge di essere un uomo che si finge donna".

E' evidente, già nella pura struttura narrativa di Victor Victoria, l'arguto ammiccare di Edwards al fascino discreto dell'ambiguità: il falso che sembra vero, l'omosessualità e la virilità quali scandalo compiacente e sicurezza effimera delle categorie borghesi, il palcoscenico e gli attori (quindi anche il cinema) come universo carismatico della precarietà del reale, ed al contempo del loro perpetuarsi illusorio entro i confini di un apparire sfrontatamente iper-credibile proprio grazie ai meccanismi appaganti della fiction. Ma ciò che conquista in Victor Victoria non è solo l'assunto tematico, quanto (pure) l'eleganza dell'insieme di citazioni e riferimenti che supportano il discorso, lo sguardo sicuro e sornione che guida la macchina da presa: la minitruffa al ristorante non è anch'essa giocata su ciò che appare e su cosa è invece la realtà? Victoria Grant, con il suo cognome anglosassone, non è un nuovo americano a Parigi che attira l'attenzione con i "travestimenti su carne" anziché con le "pitture su tela"? L'amicizia tra Victoria e Toddy nella sua essenzialità asessuata (cioè paritetica) non rievoca le tradizionali "coppie virili" del mito hollywoodiano? E Norma, la bionda fatale, fa il verso a Jean Harlow, a Marilyn Monroe o a qualche stereotipo di pin-up contemporanea?
Occorre poi ricordare la funzionalità di specchi e vetri che riflettono, filtrano o isolano una combinazione di inganni e sicurezze sempre più inafferrabili, e la dialettica elementare degli usci chiusi che precludono alla vista i passi estremi della mistificazione (è celata ai nostri occhi sia la presentazione di Victor all'impresario, sia la sostituzione Victoria-Toddy di fronte all'ispettore di polizia), il cesellato accompagnamento sonoro di Henry Mancini che contribuisce, nella vivace complicità delle musiche e dei testi, allo smagliante esito complessivo, la conturbante risurrezione di Victoria-Julie Andrews che nel ricomparire soavemente donna tra il pubblico del suo ex-spettacolo ribadisce alfine la rivalutazione della propria entità femminile nell'edulcorato panorama della sua carriera d'attrice.
I rimandi vanno certo a Lubitsch, al suo gusto "charmant" ed alla sua frivolezza double-face, e pure alle mordaci composizioni artistiche di Wilder; ma è certo che a forza di rifare il verso al cinema-cinema, altrui e proprio, Edwards è arrivato a modellare un proprio tocco personalissimo che si espande nel costrutto visivo con sussiegosa sicurezza, sapendo ricrearsi, senza perdersi nel labirinto della mistificazione idealizzata, nella fascinosa interscambiabilità di allusione ed illusione.

ezio leoni - Espressione Giovani maggio-giugno1983

Regia e sceneggiatura: Blake Edwards. Fotografia: Dick Bush. Musica: Henry Mancini (parole delle canzoni Leslie Bricusse). Montaggio: Ralph E. Winters. Coreografia: Paddy Stone. Costumi: Patricia Norris. Scenografia: Tim Hutchinson, Wiliam Craig Smith. Arredamenti: Harry Cordwell. Interpreti: Julie Andrews (Victor/Victoria), James Garner (King), Robert Preston (Toddy), Lesly Ann Warren (Norma), Alex Karras (Squash). Produzione: Blake Edwards e Tony Adams. Distribuzione: CIC.

 

   "Non so, non credo che vi sia una linea direttrice nei miei film. In ogni caso non ho mai deciso che ve ne dovesse essere una. Mi lascio portare dai miei film e condurre a ciò che essi mi fanno scoprire. Nel mio lavoro ciò che predomina è l'istinto", dichiara Blake Edwards ancora nel 1962.
Il punto è quale sia, a cosa tenda l'istinto del "regista della pantera rosa". Dopo un primo periodo d'attore (una trentina di pellicole dal '42 al '48) egli rimpingua la sua gavetta nel mondo dello spettacolo con un frizzante lavoro di sceneggiatura (a partire da Panhandle, 1948), rivelandosi spalla autoriale via via più indispensabile per l'amico Richard Quine (ricordiamo almeno Mia sorella Evelina, Off Limits, L'affittacamere). E' tutta da verificare nei primi anni la reciproca influenza di questi due sceneggiatori-registi, certo che dalla lineare godibilità cinematografica di Quine alla complessità sotterranea della parabola filmica di Edwards, il salto di qualità è indiscusso. Ecco allora che nel definirsi dell'istinto registico del sessantunenne regista di Tulsa va individuata, sotto la spigliata prolificità industriale (26 film in 27 anni), una sottile sensibilità socio-cinefila che solo la maturità artistica di questi ultimi anni sembra aver compiutamente evidenziato.
Il crescere del suo lavoro, fatto di divertimento frenetico e di arguzie satiriche, passa da Quando una ragazza è bella (opera d'esordio, 1955), Le avventure di Mister Cory, Operazione sottoveste a Colazione da Tiffany ('61), deliziosa sophisticated comedy
quiz40 ridisegnata in cinismo e ironia sui personaggi, smaliziati ed illusi, di Audrey Hepburn e George Peppard, piacevolmente a disagio nella falsa ospitalità di New York. Il 1962 è l'anno de I giorni del vino e delle rose, apprezzabile sbilanciamento edwardsiano nel disfacimento umano e sociale (drammaticamente esplicitato nel pessimismo e nei tormenti di una coppia alcolizzata - Jack Lemmon e Lee Remick), prima di tuffarsi nella famosissima serie della pantera rosa, dinoccolata e sconclusionata nella sua complessità filmica (La pantera rosa, Uno sparo nel buio, La pantera rosa colpisce ancora, La pantera rosa sfida l'ispettore Clouseau, La vendetta della pantera rosa, Sulle orme della pantera rosa, omaggio postumo al multiforme Peter Sellers) quanto il simpatico cartone animato partorito da Richard Williams per i titoli di testa. La coppia Edwards-Sellers ha costruito e fatto evolvere il personaggio tramite una serie di plot autonomi ma concatenati, che si segnalano per un'evidente nota di personalità nel complesso status delle disavventure giallo-rosa: l'assurda vicenda dell'ispettore Clouseau, perdente ad oltranza nel confronto disastroso con le stramberie del caso, con la furbizia dei malvagi, e con la propria imbecillità, ha compattamente "tenuto" dall'originale vitalità d'esordio, perpetuando il proprio essere nel finezze di humor e non-sense. more Blake Edwards!

e.l.  Espressione Giovani maggio-giugno 1983

 

filmografia di
Blake Edwards
(Tulsa-Oklahoma, 26.7.1922)

1955 Quando una ragazza è bella
1956 He Laughed Last
1957 Le avventure di Mister Cory
1958 In licenza a Parigi
1958 La tentazione del signor Smith
1959 Operazione sottoveste
1960 In due è un'altra cosa
1961
Colazione da Tiffany
1962
I giorni del vino e delle rose
1962 Operazione terrore
1964 La pantera rosa
1964 Uno sparo nel buio
1965 La grande corsa
1966 Papà, cosa hai fatto in guerra
1967
Peter Gun: 24 ore per l'assassino
1968 Hollywood Party
1970 Operazione Crepes Suzette
1971 Uomini selvaggi
1972 Il caso Carey
1974 Il seme del tamarindo
1975 La pantera rosa colpisce ancora
1976 La pantera rosa sfida l'ispettore Closeau
1978 La vendetta della pantera rosa
1979 10
1981 S.O.B.
1982
Sulle orme della pantera rosa
1982 Victor Victoria

1983 La pantera rosa - Il mistero Closeau
1983 I miei problemi con le donne
1984 Micki & Maude
1986 Un bel pasticcio
1986 Così è la vita
1987 Appuntamento al buio
1988 Justic Case
1988 Intrigo a Hollywood
1989 Skin Deep - Il piacere è tutto mio
1991
Nei panni di una bionda
1993 Il figlio della pantera rosa