Vital   Shinya Tsukamoto - Giappone 2004 - 1h 26'

L’enfant endormi   Yasmine Kassari - Belgio 2004 - 1h 35'

      Nel turbinio delle polemiche che hanno minato la Mostra le colpe in fondo vanno ricercate, a monte, proprio in rassegne come Orizzonti. Una pletora di titoli che ha intasato il calendario ufficiale, spingendo il piede sull’acceleratore del caos organizzativo. Una varietà di proposte che comunque lascia affascinati, poiché sono poche le pellicole “fuori posto” o inutili. Le perplessità sono venute per lo più di fronte a film pretenziosi (Les revenants, Izo) o essenzialmente commerciali (Criminal), ma ogniqualvolta gli autori hanno affrontato temi di impatto sociale o di introspezione psicologica i risultati si sono fatti apprezzare, con momenti forse di maggiore sincerità e presa sul pubblico di quanto abbiano fatto le opere in concorso. Lo confermano, in chiusura Vital, Saimir e L’enfant endormi. Il primo a firma di un autore di culto come Shinya Tsukamoto lacera psicologie e corpi raccontando la sofferta “rinascita” di Hiroshi che, dopo un incidente che gli ha leso la memoria, riesce a tornare a suoi studi di medicina e ai corsi di anatomia. Sul tavolo dell’autopsia, proprio sotto le sue mani, trova il cadavere dell’amata Ikumi che ha perso la vita nello stesso incidente. Strazianti immagini del presente si accavallano in Vital ai momenti di vuoto della mente di Hiroshi, al trauma non sopito dei genitori della ragazza, ai ricordi, vividi come folgorazioni, che accompagnano i tagli su quel corpo smembrato. Tragedia e speranza, realtà e onirismo: Hiroshi ne uscirà saldo nello spirito, il pubblico dei fan sempre più entusiasta della verve introspettivo-visionaria di Tsukamoto.
Si torna alle cruda concretezza dell’attualità sociale con
Saimir di Francesco Munzi. Nazionalità italiana, parlato in albanese, il film mostra lo stile essenziale di un dramma civile fatto di immigrati clandestini, lavoro nero, furti, prostituzione e soprusi. Ma mette in scena anche un conflittuale rapporto padri-figli, accende, nella tormentata figura del giovane Saimir la luce di un senso di giustizia, di un riscatto che saranno possibili solo con un gesto di disperato affrancamento dal proprio vissuto. scheda estesa
Può fare da sigillo alla tensione poetico-sociale di
Orizzonti un’opera come L’enfant endormi. Una realtà, quella contadina del Magreb, lontana non solo dai nostri occhi, ma anche, spesso, dalla nostra sensibilità: l’emigrazione sembra un dovere d’emancipazione maschile, ma le dinamiche del faccia a faccia col presente restano responsabilità del quotidiano femminile. Specie di quelle donne che si ritrovano incinte, con un marito che tarda a tornare. La pratica dell’addormentamento è un intervento di magia bianca che sospende la gravidanza, lasciando il feto in attesa di una situazione più propizia. In bilico tra fotografia d’ambiente e metafora di un’empasse esistenziale fatta di solitudine e desiderio d’amore, sconforto e voglia di ricominciare, il film di Yasmine Kassari tinge di amarezza i radiosi paesaggi del nordest africano, ma lascia trasparire fiducia e speranza nella caparbia presa di coscienza delle giovani donne di un Marocco esotico e rituale, in cui il tempo sembra sospeso.

ezio leoni - Il Mattino Padova  11 settembre 2004