eventi e riflessioni "da OSCAR"
in quasi 90 anni di storia degli Academy Awards


  oscar record: 11 (tre film)

2018

2019:La musica invade gli Oscar (e il box-office)! Montaggio, attore protagonista, sonoro e montaggio sonoro: ben 4 le STATUETTE incamerate da Bohemian Rhapsody ed è ad un altro film “on stage” che va l’oscar per la miglior canzone (Shallow è il “brano-guida” di A Star is Born). E sia la celebrazione della folgorante, tormentata carriera di Freddy Mercury & Queen, sia la performance romantico-sonora di Bradley Cooper e Lady Gaga hanno saputo conquistare pubblico e botteghino (oltre 200 milioni di dollari ciascuno). Anche il film-oscar dell’anno Green Book (che arriva a 3 oscar aggiudicandosi pure miglior sceneggiatura originale e miglior attore non protagonista) ha un forte background musicale...
C’è da segnalare anche l’altra TERNA di premi aggiudicatasi dal blockbuster Black Panther (costumi, colonna sonora, scenografia) che con quello a BlacKkKlansman (sceneggiatura non originale) e a Se la strada potesse parlare (miglior attrice non protagonista) si è configurata come esplicito riconoscimento alla comunità di colore che ormai nell’Academy ha parte rilevante. Ma le radici di questa edizione per noi si focalizzano su un’altra TRIPLETTA, quella squisitamente d’essai assegnata a Roma: regia-film straniero-fotografia. Riconoscimenti più che meritati per un film dichiaratamente d’autore, in bianco e nero e, al di là della diatriba cinema/televisione (targato Netflix), già vincitore del Leone d’oro.
E, curiosamente, va notato come quest’anno gli Oscar siano particolarmente debitori proprio al Festival di Venezia. Oltre a Roma, anche A Star is Born e First Man (migliori effetti speciali) erano presenti al Lido, così come La Favorita, che dopo il Gran Premio della Giuria e la coppa Volpi a Olivia Colman, ha trovato conferma alla forza interpretativa della “sua regina” con l’assegnazione della statuetta quale migliore attrice protagonista.

2017

2018: E così il film dell'anno è il Leone d'oro La forma dell'acqua: un premio a cui si aggiungono quello per la regia, per la scenografia e la colonna sonora, 4 oscar in tutto. Un tributo ad una visione del cinema fuori dai soliti schemi, intrigante e fantaromantica, ma anche un'occasione persa per acclamare ciò che resta davvero come memorabile in questa stagione cinematografica: Tre manifesti a Ebbing, Missouri avrebbe potuto/dovuto far man bassa di statuette e su di lui si sono concentrati invece solo 2 riconoscimenti, quelli per le interpretazioni (miglior attrice protagonista, miglior attore non protagonista).
E se La forma dell'acqua gli ha rubato i due oscar più ambiti (film e regia) anche il premio per la sceneggiatura originale ha deviato verso lo script tutto azione e sonoro di Scappa - Get Out. Per il resto non ci si può lamentare: né per l'ACCOPPIATA miglior fotografia-effetti speciali assegnata a Blade Runner 2049 né tanto meno per la TERNA molto tecnica (montaggio-sonoro-montaggio sonoro) che è stata riconosciuta a Dunkirk. Il successo di Coco era annunciato (
2 OSCAR - animazione e canzone) e anche quello di L'ora più buia (2:attore protagonista e trucco), ma fa specie vedere Il filo nascosto mettere in bacheca solo la statuetta per i migliori costumi...

2016

2017 Resterà l’anno della gaffe con quel pasticcio incredibile che ha visto la proclamazione del film vincitore subito contraddetta e corretta. Così il miglior film alla fine è risultato Moonlight, premiato anche per il miglior attore non protagonista e per la migliore sceneggiatura non originale  (3 OSCAR in tutto) ma il film-Oscar 2017 resta in fondo La La Land, illuso al primo annuncio e acclamato con ben 6 STATUETTE: miglior regia (Damien Chazelle), miglior attrice protagonista (Emma Stone), miglior fotografia (Linus Sandgren), miglior scenografia, miglior colonna sonora e miglior canzone (City of Stars - Justin Hurwitz, Benj Pasek, Justin Paul. Meritevole il primo, memorabile il secondo a cui sono sfuggiti, in fondo giustamente, i riconoscimenti per la miglior sceneggiatura originale e per il miglior attore protagonista accaparratisi da Manchester By the Sea: il pacato intarsio narrativo di Kenneth Lonergan e l’intensa prova recitativa di Casey Affleckci hanno costituito infatti la piacevole sorpresa di un’edizione in cui il faccia a faccia tra orgoglio-black e nostalgia-musical ha monopolizzato l’attenzione.
Il nostro tifo di parte per Tanna ha trovato deludente la scelta de Il cliente come miglior film straniero e, per quanto riguarda il miglior film d'animazione non ci è sembrata memorabile la verve animata di Zootropolis (meglio La mia vita da zucchina o La tartaruga rossa). In ambito animazione resta quest'anno significativo comunque l’oscar al corto della Pixar Piper, tecnica sopraffina e poesia d’immagini allo stato puro.

2015

  Non si vive solo di Oscar, ma è indiscusso che l’attrazione gravitazionale impressa dagli Academy Awards sul mercato cinematografico riesce ogni anno a smuovere incassi e discussioni. Delle prime ha beneficiato Il caso Spotlight (2 STATUETTE: miglior film, miglior sceneggiatura originale) che però ha acceso le seconde alimentando polemiche sul raffronto valore sociale/valore artistico. Nessuna obiezione sulla qualità di una sceneggiatura incalzante e appassionata, ma l’imprintig strettamente cinematografico è stato letto come troppo tradizionale e datato da quanti avrebbero preferito che il riconoscimento principale fosse andato a Revenant - Redivivo (3 STATUETTE) affiancando l’oscar alla regia (Alejandro González Iñárritu) e quello per il miglior attore protagonista (Leonardo DiCaprio) e per la miglior fotografia (Emmanuel Lubezki). Certo il panorama dei premi quest’anno è stato forse troppo frastagliato non producendo quell’effetto-traino che l’accumulo di più oscar su un solo titolo garantisce, ma alla resa dei conti i singoli premi sono tutti abbastanza azzeccati. Il bistratto Spotlight riporta in auge il genere denuncia-impegno sociale che aveva fatto grande il cinema americano negli anni 70 (perché in questo caso la tendenza vintage non è un merito?), DiCaprio vede finalmente premiato il suo indiscusso strapotere d’attore nella Hollywood degli ultimi vent’anni, Alejandro González Iñárritu e Emmanuel Lubezki entrano negli annali per essere i primi a venir consacrati come miglior regista e miglior direttore della fotografia rispettivamente in 2 e 3 anni consecutivi (2014: Birdman, 2013: Gravity) e se calzano a pennello le statuette assegnate a Brie Larson (miglior attrice protagonista per Room), ai non protagonisti di Il ponte delle spie (Mark Rylance - peccato però per Silvester Stallone) e di The Danish Girl (Alicia Vikander), a Charles Randolph e Adam McKay (migliore sceneggiatura non originale per La grande scommessa) e a Ennio Morricone per la colonna sonora di The Hateful Eight, appare certo esagerato il bottino incamerato da un film straordinario ma fin troppo sfacciatamente sopra le righe qual è Mad Max: Fury Road (6 STATUETTE: scenografia, montaggio, sonoro, montaggio sonoro, costumi, trucco e acconciatura). Si aggiungono, a chiudere, i riconoscimento a Inside Out (miglior film d'animazione) e a Il figlio di Saul (miglior film straniero), un oscar e un film che resteranno meritatamente nella memoria.

2014

  L’ "uomo uccello" distende le sue ali sugli Oscar 2015. 4 sono le STATUETTE assegnate a Birdman, di Alejandro González Iñárritu, che vince come miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale e miglior fotografia. Ma arriva a quota 4 anche Grand Budapest Hotel (scenografia, colonna sonora, costumi, trucco e acconciatura). Entrambi erano in lizza con ben 9 nomination e stupisce ancor più quindi il riconoscimento attribuito a Whiplash che partendo da 5 nomination si aggiudica ben 3 statuette (montaggio, sonoro, attore non protagonista a J. K. Simmons). Per il resto vanno segnalati il successo di La teoria del tutto, che con Eddie Redmayne miglior attore protagonista "ruba" un'ulteriore riconoscimento a Birdman (e al bravissimo Michael Keaton), la meritatissima acclamazione di Julianne Moore (attrice protagonista per Still Alice) e la riscoperta di Patricia Arquette (attrice non protagonista per Boyhood). Passano quasi sotto silenzio i due premi "di consolazione" a Intersellar (migliori effetti speciali) e ad American Sniper (miglior montaggio sonoro) mentre fa notizia, per il miglior film straniero, la vittoria di Ida (Paweł Pawlikowski - Polonia) su Timbuktu: un codardia a livello "politico"?

2013

  Si è riproposto l’orientamento dello scorso anno di non far convergere sullo stesso film i due oscar maggiori, quello per il miglior film e quello per la miglior regia. Così 12 anni schiavo, candidato “morale” per il risarcimento nazionale alle malefatte razziste, si aggiudica il premio come miglior film a cui si affiancano quello per l’attrice non protagonista e per la sceneggiatura non originale: 3 statuette in tutto contro le 7 di  Gravity che incamera, oltre alla miglior regia (Alfoso Cuaron), anche i riconoscimenti per fotografia, montaggio, colonna sonora, effetti speciali, sonoro e montaggio sonoro.
Ineluttabile il premio per la miglior attrice protagonista a Cate Blanchett (
Blue Jasmine), significativa la “corposa” vittoria di Dallas Buyers Club che rafforza la sua verve interpretativa affiancando agli oscar per il miglior attore protagonista (Matthew McCounaughey) e non protagonista (Jared Leto) quello per il miglior trucco-acconciatura (3 statuette)
La magnificenza del
Grande Gatsby trova riscontro nei 2 riconoscimenti per le categorie scenografia e costumi, spicca il premio per l’originalità della sceneggiatura a Her di Spike Jonzie mentre al trionfatore (al botteghino dell’infanzia) Frozen va l’oscar per il miglior film d’animazione. Brivido di orgoglio infine per l’Italia che vede arrivare dopo quindicianni (1998, La vita è bella) il riconoscimento a La grande bellezza come miglior film straniero! (forse avrebbe potuto arrivare anche tre anni fa se la candidatura italiana avesse optato per L’uomo che verrà anziché per La prima cosa bella…). 

2012

  Bisogna tornare al 2005 per trovare il precedente scollamento di premi di tra miglior film (allora Crash) e miglior regia (Ang Lee per I segreti di Brokeback Mountain). Stavolta la divisione è stata più “equa” anche nel computo dei riconoscimenti assegnati: ad Argo 3 statuette (film, sceneggiatura non originale, montaggio), 4 a Vita di Pi 4 (regia, fotografia, colonna sonora, effetti speciali). A nessuno dei due spno andati i premi delle interpretazioni, “spalmati” tra Lincol (Daniel Day-Lewis) e Il lato positivo (Jennifer Lawrence) per i protagonisti, Django Unchained (Christoph Waltz) e Les Miserables (Anne Hathaway) per i non-protagonisti. Di questi Lincoln e Django Unchained hanno fatto il bis, con l’oscar per la scenografia l’uno, per la sceneggiatura originale l’altro. Meglio di loro, come numero di statuette, Les Miserables arrivato a quota 3, aggiudicandosi anche quella per il sonoro e quella per miglior trucco-acconciatura. Citazione doverosa per i costumi di Anna Karenina, inappuntabili i premi per il miglior film d’animazione (Ribelle-The Brave) e per il film straniero (Amour di Michael Haneke).

2011

  Oscar della nostalgia quello del 2012. Si spartiscono le statuette (5 ciascuno) The Artist (miglior film, regia, attore protagonista, costumi, colonna sonora) e Hugo Cabret (fotografia, scenografia,  effetti speciali, sonoro, missaggio sonoro), ma se è evidente che il vero vittorioso è il film francese è altrettanto significativo che sia stato un "demone" vintage ad animare lo spirito degli Academy Awards.
Animare o accecare? Il film di Michel Hazanavicius è piacevolmente lezioso, ma sono due le considerazioni acide al riguardo: se è così forte la voglia di "muto" meglio riguardarsi un Chaplin o un Keaton e perché premiare una colonna sonora che riarrangia spudoratamente il leit-motive de La donna che visse due volte? Anche Hugo Cabret non ha convinto appieno: la strabiliante scenografia e il commosso omaggio a Melies trovano fascino compiuto per un pubblico giovanile, peccano alla lunga di ingenuità per gli adulti meno disponibili. Nello spirito vintage rientra alla grande l'oscar per la sceneggiatura originale a Midnight in Paris e, se vogliamo, fanno parte di una linea nostalgica anche il protagonismo di The Iron Lady (miglior interpretazione femminile - la terza in carriera - per Meryl Streep) e la verve "sociale" di The Help (Octavia Spencer, miglior attrice non protagonista). Da segnalare infine l'altro oscar non protagonista (Christopher Plummer per Beginners), il meritatissimo premio a Una separazione (miglior film straniero) e il Paradiso(davvero)amaro per George Clooney, trascurato a favore dell'en plain francese; al film di Alexander Paine è andato comunque il riconoscimento per la miglior sceneggiatura originale. 

2010

  4-3-4. Non è il modulo per una partita di calcio, ma la sintesi della distribuzione delle statuette alla notte degli Oscar 2011. Il fatto è che il peso dei riconoscimenti assegnati non è però lo stesso e così i 4 oscar incamerati da Il discorso del Re (miglior film, miglior regia, miglior interprete maschile, miglior sceneggiatura originale) valgono ben di più di quelli assegnati a The Social Network (3: miglior sceneggiatura non originale, miglior montaggio, miglior colonna sonora) e a Inception (4: miglior fotografia, migliori effetti speciali, miglior sonoro, miglior montaggio sonoro).  Restano da segnalare quello a Natalie Portman (miglior attrice protagonista per Il cigno nero) e i due "non protagonisti" curiosamente raggruppati nello stesso film (The Fighter: Christian Bale e Melissa Leo). Possiamo dire che stavolta la scelta è stata oculata e coerente? Essenzialmente sì. Tutto è andata secondo le aspettative e se Il discorso del Re avrebbe potuto sperare anche in un'altra statuetta per Geoffrey Rush (un non protagonista davvero straordinario), il più bistrattato è stato sicuramente Il Grinta dei fratelli Coen: delle 10 nomination non è riuscito a concretizzarne neppure una. Se incerta (nel nostro giudizio) era la scelta tra La donna che canta e In un mondo migliore (è il film di Susan Bier che alla fine ha conquistato il premio come miglior film straniero), scontata invece la vittoria, tra i film d'animazione, di Toy Story 3 - La grande fuga, che si è aggiudicato anche l'oscar per la miglior canzone (We Belong Together). A questo punto resta solo il dilemma per gli appassionati del genere: questa terza avventura di Woody & soci può essere considerata addirittura migliore del fantastico Toy Story 2?

2009

 Dispetti di famiglia quelli orchestrate nella notte degli oscar. È indiscusso che il film-evento dell’anno sia stato Avatar, blockbuster costruito con l’occhio al botteghino e con una verve d’autore insinuante. Titolo perfetto per gli Oscar e invece… Quasi a sbeffeggiare la potenza di fuoco (d’incassi) di Cameron e a redarguire la colpevole distrazione della giuria veneziana ecco spuntare dal cappello magico del mago-oscar un film aspro e rigoroso come The Hurt Locker. L’ex signora Cameron Kathryn Bigelow porta a casa le statuette più significative (miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale e montaggio) oltre a miglior montaggio e missaggio sonori (6 in tutto!) e ad Avatar restano le briciole (3: fotografia, scenografia, effetti speciali). Sparpagliati qua e là gli altri premi: riscoperto Jeff Bridges per Crazy Heart (che si aggiudica anche il riconoscimento per la miglior canzone originale: 2), valorizzato l’infido Christoph Waltz di Bastardi senza gloria (attore non protagonista), trovato finalmente un ruolo da oscar (attrice protagonista) per Sandra Bullock in The Blind Side, dopo una carriera di polizieschi al femminile di basso livello. In attesa di confrontarci con Il segreto dei suoi occhi (miglior film straniero) in una cosa si può certamente concordare con questo verdetto 2010: Up, la nuova meraviglia Diney-Pixar, non avrebbe neanche avuto bisogno della statuetta per affermare la sua superiorità, d’invenzione visiva e narrativa. L’autentificazione dell’oscar è solo un’ovvia conseguenza.

2008

 Forse bisognerebbe fare black-out, quest'anno, sugli oscar poiché, se è vero che i premi dell'Academy sono per lo più commercialmente scontati, è anche vero che l'aver spudoratamente ignorato, perfino nelle nomination, Clint il suo Gran Torino è un'offesa al buon senso cinematografico che non ammette venia. Detto questo il successo di The Millionaire (8 i riconoscimenti: film, regia, sceneggiatura non originale, fotografia, montaggio, colonna sonora, canzone, sonoro) appare (a posteriori) scontato. Come poteva perdersi Hollywood l'occasione per un populismo cinematografico di solidarietà e ottimismo? Gli incassi al botteghino già avevano dato atto a Danny Boyle di aver confezionato un ottimo prodotto, accattivante ed appassionato. Ritmo e regia  effervescenti (fin troppo?), retorica folcloristica e lieto fine a saturazione musical-sentimentale lo rendono in effetti più memorabile rispetto agli avversari nella rosa delle nomination (mancando Eastwood...) e l'anonimato interpretativo dei protagonisti ha concesso ai giurati di premiare come protagonisti fior d'attori made in Hollywood come Kate Winslet (protagonista di The Reader: un oscar dopo 6 candidature!) e Sean Penn (non protagonista, per Milk, al suo bis dopo Mystic River) che contraddice il pronostico a favore del Mickey Rourke di The Westler. Arriva invece l'atteso tributo postumo a Heat Ledger (miglior attore non protagonista per Il cavaliere oscuro) e una strizzatina d'occhio all'europa di Allen e dei suoi divi con il premio a  Penelope Cruz (non protagonista per Vicky,Cristiana Barcelona). L'irrisolto Il curioso caso di Benjamin Bottom si consola con 3 oscar minori (scenografia, trucco ed effetti speciali) mentre il giapponese Departures conquista il premio per il miglior film straniero; ma la nostra polemica iniziale ritorna in chiusura: prodotto compiuto, soggetto e sceneggiatura, regia... Sono già troppe le categorie orfane di Gran Torino, ma andate ad ascoltarvi  Jai Ho (canzone vincitrice di The Millionaire) e l'omonima title-song di Eastwood e James Cullum...

2007

 Inesorabili come il loro psicokiller i fratelli Coen hanno tentato di far terra bruciata nella landa hollywoodiana degli oscar, ma Non è un paese per vecchi è riuscito ad incamerare non più di 4 statuette, a fronte delle 8 nomination: film, regia, attore non protagonista (Javier Bardem), sceneggiatura non originale.
Solo brandelli di gloria per film che avessero un protagonista assoluto al centro del loro racconto: "ovvi" quindi i premi come miglior attore a Daniel Day-Lewis (
Il petroliere) e a Marion Cotillard quale miglior attrice in La vie en rose. Al film francese anche l'oscar per il trucco, tassello fondamentale dell'originale rilettura interpretativa de La Môme - Edith Piaf (2 statuette).
Il petroliere
può vantarsi comunque di aver sottratto al supervincitore il premio per la miglior fotografia (in fondo Robert Elswit "lo avanzava" da due anni fa, per
Good Night. And Good Look...), ma è curioso che il secondo arrivato nella classifica dell'anno sia uno standardizzato film di genere come The Bourne Ultimatum. Ben 3 le statuette: miglior montaggio, miglior sonoro, miglior montaggio sonoro.
Per il resto non possiamo che apprezzare i singoli riconoscimenti a
Michael Clayton (Tilda Swinton, attrice non protagonista), Sweeney Todd: Il diabolico barbiere di Fleet Street (Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo per la scenografia), Elizabeth: The Golden Age (costumi), Il falsario (miglior film straniero) e Ratatouille (miglior film d'animazione).
Il rammarico (oltre che per 
Lo scafandro e la farfalla rimasto del tutto a bocca asciutta) nasce a monte, riguardo alle nomination relative al contributo sonoro: possibile che in nessuna categoria in quell'ambito comparisse la scintillante verve musicale di Across the Universe?

2006

Era una vera lotta tra titani la corsa per il miglior film 2006: si fronteggiavano la carriera e la concretezza di due maestri come Martin Scorsese e Clint Eastwood (solo Babel tra gli altri in lizza aveva dignità di contesa...): ha avuto la meglio il primo con il magma criminale del suo The Departed, insignito  anche come miglior regia, miglior sceneggiatura non originale e miglior montaggio (4 statuette su 5 nomination!). Nulla da recriminare ma il fatto è che tra i pluripremiati siano entrati Little Miss Sunshine  (era in corsa anche come miglior film, ma si è consolato con miglior sceneggiatura originale e miglior attore non protagonista), Dreamgirls ("solo" migliore attrice non protagonista e miglior sonoro su 8 candidature) e Il labirinto del fauno (ben 3 statuette: miglior fotografia, miglior scenografia e miglior trucco), mentre la doppia rilettura antieroica di Eastwood (Lettere da Iwo Jima e Flags of Our Fathers) si è dovuta accontentare del premio quale miglior montaggio sonoro (al primo). Anche per Babel una sola statuetta: miglior colonna sonora.
Da segnalare infine l'oscar "italiano" alla costumista Milena Canonero (
Marie Antoniette), il giusto tributo a Ellen Mirren (miglior attrice protagonista in The Queen) e quello a Forest Whitaker (L'ultimo re di Scozia); ovvio il riconoscimento quale miglior film straniero a Le vite degli altri.

2005

Senza titoli acchiappa-tutto il peso degli oscar viene ridimensionato, ma non perde di senso la riflessione sulle discrepanze tra aspettative (specie della critica) e i responsi dell'Hollywood System. Paradossalmente le pellicole premiate sono per lo più quelle giuste (anche se non sempre azzeccate sono le categorie prescelte) con però un piccolo-grande neo. Manca all'appello il film dell'anno, per rigore formale e intensità civile: Good Night. And Good Look. non ha ricevuto nemmeno una statuetta e George Clooney è stato gratificato solo come non protagonista per Syriana. (in tale categoria la sua interpretazione in Good Night non era stata nemmeno inserita tra le nomination!). Così occorre dimenticare la sua coraggiosa e raffinata regia e la straordinaria performance di David Strathairn per apprezzare senza rimpianti il riconoscimento ad Ang Lee (regia per I segreti di Brokeback Mountain) e a Philip Seymour Hoffman (attore protagonista di Truman Capote: A sangue freddo), mentre resta fastidiosa la scelta, per la miglior fotografia, della leziosa policromia di Memoria di una geisha, preferita al rigoroso bianco e nero di Robert Elswit. E così, pur affascinati dall'impatto cinematografico di Crash e dalla sceneggiatura ad intarsio dello sceneggiatore-regista Paul Haggis, crediamo che almeno per una delle due categorie, miglior film e miglior sceneggiatura originale, il premio fosse doverosamente da destinarsi al "nostro" Good Nigt. And Good Look.
Crash accaparrandosi anche l'oscar per il miglior montaggio ho raggiunto le 3 statuette, a pari merito con Brokeback Mountain, vincitore anche per la sceneggiatura non originale e per la  colonna sonora, e con King Kong (suono ed effetti visivi e sonori).
Tra tante rimostranze (la direzione di Ang Lee, non così perfetta, era già stata sopravvalutata con il Leone d'oro Venezia), almeno un oscar che ci soddisfi appieno? Quello per la miglior attrice non protagonista a Rachel Weisz, presenza radiosa e incisiva in
The Constant Gardener.

2004

Trovarsi d’accordo, a livello critico, con il responso degli oscar è un evento nell’evento. Le premiazioni degli Academy Award seguono una logica commerciale che spesso infastidisce (come trascurare, nel ‘98, La sottile linea rossa? E, nel 2001, un film come Moulin Rouge?). Quest’anno invece sono più che meritati il riconoscimento a The Aviator (ben 5 statuette “tecniche”, solo Di Caprio escluso in virtù di un’altra straordinaria performance, quella di Jamie Fox in Ray) e il massimo tributo a Million Dollar Baby di Clint Eastwood (4: miglior film, miglior regia, miglior attrice protagonista, miglior attore non protagonista).>>

2003

Fa più notizia    il sorprendente oscar straniero a Le invasioni barbariche che  l'annunciato trionfo di Il ritorno del Re. Una "menzione  speciale" per l'abbinata miglior attore (Sean Penn) e miglior attore non protagonista (Tim Robbins) di Mystic River: ci voleva la shakespeariana verve di Eastwood per colpire al cuore i giurati...

2002

Tutto scontato in questa edizione "umiliata" dalla vergogna della guerra. L'oscar più significativo diventa in tal senso quello a  Bowling a Columbine e non va sottaciuta la scelta "storica" di considerare "miglior sceneggiatura originale" quella di un europeo (Pedro Alamodovar per Parla con lei). Parlando però di "grandi premi" non fa notizia la concentrazione di statuette (6) su Chicago (l'amore per il musical classico resta una "consolazione" americana), né il risarcimento, un anno dopo, a Nicole Kidman quale miglior attrice in The Hours (anche se  la regia di Stephen Daldry la imbolsisce più che il naso posticcio). Così stavolta è ad esser defraudata del giusto riconoscimento è Julienne Moore: tra Lontano dal Paradiso e The Hours la sua figura emblematica di donna anni '50 resta in ogni caso memorabile. Ciò che lascia in fondo perplessi è la ripartizione di merito nelle categorie maggiori: se è lodevole l'aver dato credito a Il pianista (al di là delle vicende personali di Polanski), forse a fianco di 2 due azzeccati premi quali "miglior sceneggiatura non originale" e "miglior attore protagonista" (Adrien Brody) sarebbe stato più consono assegnarli  proprio l'oscar come miglior film e lasciare che la statuetta per la regia facesse mostra di sé tra le mani di Martin Scorsese Gangs Of New York è stata un'operazione rischiosa con un risultato sconvolgente a livello di impatto spettacolare, anche se stilisticamente non del tutto riuscito. Nessun premio, nemmeno a The Hands That Built America degli U2, è uno smacco eccessivo!

2001

Oscar da dimenticare! Due sono stati gli eventi cinematografici del 2001: l'effervescenza musical-romantica di Moulin Rouge e la fantasy sfrenata del primo capitolo de Il Signore degli Anelli. L'uno ha racimolato solo  il premio per i costumi e la direzione artistica, l'altro 4 statuette "minori" (effetti speciali, fotografia, colonna sonora originale, trucco). A Beautiful Mind, tra i suoi 4 oscar, ha incamerato invece l'accoppiata vincente miglior film (comprensibile secondo gli schemi dell'Academy) e miglior regia: assurdo. L'unica vera titubanza poteva esserci tra due grandi firme quali Robert Altman (Gosford Park) e David Lynch (Mulholland Drive)! A ironica compensazione, nella scelta del miglior interprete, è stato penalizzato Russell Crowe a vantaggio di Denzel Washington, un grande attore incappato però con Training Day in una delle sue più mediocri prove (film  brutto, interpretazione sopra le righe...). Che poi alla "divina" Nicole Kidman, nell'anno del suo trionfo (oltre a Moulin Rouge, The Others e Birthday Girl) sia stata preferita Halle Berry (Monster's Ball) la dice lunga su un'edizione "buonista" che ha messo in programma anche il premio alla carriera a Sidney Poitier. E nella "serata storta" si è aggiunto il premio come miglior film d'animazione a Shrek (delizioso, ma la vitalità virtuosistica di Monsters & Co è un'altra cosa!) e il black-out (per il miglior film straniero) di fronte all'unico fenomeno europeo capace di confrontarsi con Hollywood: Il favoloso mondo di Amelie è stato inaspettatamente superato da No Man's Land!  Per ritrovare un po' di coerenza nei riconoscimenti 2001 bisogna aggrapparsi a categorie quali montaggio (Black Hawk Down) e miglior sceneggiatura originale (Gosford Park). In fondo il montaggio è il carattere linguistico principe del cinema e la distinzione tra script originale e trasposizione da romanzo  è l'unica verve "culturale" di un premio come l'Oscar: il suo imprinting fa lievitare gli incassi più dei vari Leoni, Palme ed Orsi. Il suo peso specifico è tutto lì...

2000

Il gladiatore (5 statuette)  film del 2000? Non fa una piega nella visione del cinema dell'Academy: grande spettacolo, regia di rango, attore symbol! Che poi il peplum di Ridley Scott alterni squarci da capolavoro a incongruenze stilistiche e narrative è un "nostro" problema… Tutto il meglio del grande cinema USA era per noi racchiuso quest'anno nello splendido Traffic di Steven Soderbergh e, almeno, gli sono stati attribuiti quasi tutti (4 oscar) i riconoscimenti più significativi: miglior regia, sceneggiatura (non originale), montaggio e attore non protagonista (Del Toro). Niente da dire per il premio a Russell Crowe (la sua personalità sullo schermo è debordante, il suo talento già Insider l'aveva rivelato) e alla diva  Julia Roberts (Erin Brockovich), in ogni caso la struttura mosaico di Traffic non permetteva l'individuazione di veri "protagonisti". Un rimpianto solo per la "dimenticata" fotografia di Peter Andrews  (pseudonimo dello stesso Soderbergh - forse per questo non rientrava neanche nelle nomination: c'era già la doppia candidatura alla regia con Erin Brockovich!). L'oscar per la categoria è andato a Peter Pau, portando a 4 anche le statuette di La Tigre e il Dragone (con scenografia, colonna sonora, film straniero), altro vero evento cinematografico della stagione.

1999

Può un sacchetto di plastica sbattuto dal vento ergersi a icona di bellezza artistica? Il dubbio anima anche la consistenza autoriale di American Beauty, caustico e patinato, costellato di lampi cinefili e furbastri cliché sociali. Grande cinema in ogni caso quello dell'esordiente Sam Mendes che si aggiudica 5 statuette su 8 nomination (sfugge il premio ad Annette Bening, sconfitta dalla straordinaria Hilary Swank di Boys Don't Cry). Nessun riconoscimento a Magnolia, Il miglio verde e Una storia vera né a Star Wars: episodio 1: nel settore "tecnologico" fa man bassa Matrix con 4 oscar (montaggio, suono, effetti sonori e visivi). Ovvio il premio a Tutto su mia madre per il miglior film straniero.


1998

Può la soddisfazione campanilistica tacitare la delusione per i riconoscimenti sprecati? Erano tre i grandi film in lista d'attesa: La sottile linea rossa di Terry Malick (folgorante intrusione nel conflitto, della guerra e della coscienza), The Truman Show, pellicola epocale nella riflessione cinematografica sui media (bistrattato con due sole nomination), Salvate il soldato Ryan, ennesima prova dell'impatto figurativo-morale del cinema di Spielberg. Solo di quest'ultimo l'assegnazione degli oscar ha dato eco, con 5 statuette (regia in primis), ma il vero vincitore è stato Shakespeare in Love, arrivato a quota 7, tra cui miglior film, miglior attrice, miglior sceneggiatura originale. Evento nell'evento è risultato comunque il personale trionfo di Roberto Benigni: il suo La vita è bella ha incamerato l'oscar per il miglior film straniero (indiscutibile!), quello per la colonna sonora (di film drammatico) e quello per il miglior attore protagonista. I paragoni con Chaplin si sono sprecati, ma qualcuno ricorda la mediocrità di Johnny stecchino e Il mostro?

1997

Davanti al previsto strapotere di Titanic (14 nomination) sembrano avere senso solo confronti statistici, in premi e dollari. In entrambi i casi si parla di primati: alla pari con Ben Hur per quanto riguarda le statuette (11), ben sopra tutti a livello di incassi, distaccando anche il "povero" Guerre stellari (che aveva raggiunto il top-budget grazie alla recente riedizione). Ma a margine degli scontri al botteghino e delle super-vittoria degli Academy Awards, c'è la sottile incoerenza dell'esclusione, fin dalle nomination, della giovane star, Leonardo Di Caprio. Anche Kate Winslet rimane a bocca asciutta perché entrambi i riconoscimenti per l'interpretazione (maschile e femminile) fanno capo a Qualcosa è cambiato. Il film di James L.Brooks, con l'accoppiata Jack Nicholson-Helen Hunt, può vantare anch'esso un piccolo record: è il quinto ad ottenere il premio per entrambi gli attori principali (il primo era stato Accadde una notte nel 1934, l'ultimo Il silenzio degli innocenti nel '91). Ma è Nicholson a entrare nella storia con la sua terza statuetta (dopo Qualcuno volò sul nido del cuculo - '75 - e Voglia di tenerezza - '83) e ben 11 nomination (primato assoluto!).

1996

1995

Alla vittoria netta ma contenuta di Braveheart (5 statuette per il '95) risponde l'anno dopo il trionfo de Il paziente inglese che si aggiudica ben 9 oscar su 12 nomination. Curiosamente, per due stagioni successive, il film dell'anno non viene premiato né per l'attore, né per l'attrice protagonista. Da segnalare, nel '95, la vittoria di Susan Sarandon (riconosciuta finalmente miglior attrice - Dead Man Walking - dopo tre nomination andate a vuoto), il premio a Il postino per la miglior colonna sonora (Luis Bacalov), l'oscar speciale a John Lasseter (Toy Story) e il doppio premio alla rivelazione I soliti sospetti (sceneggiatura originale e miglior attore non protagonista). Per il '96 due rimpianti: il magro successo di Shine (solo il riconoscimento all'interprete protagonista) e la sconfitta della straordinaria Emily Watson (Le onde del destino) a cui la giuria preferisce, quale miglior attrice, la brava Frances McDormand (Fargo). Per la sezione documentari vince When We Were Kings "interpretato" da Cassius Clay.

1995
1991
1994
1991
19
89

È una canzone-Disney (con colonna sonora al seguito, tranne nel 95) che si aggiudica l'Oscar musicale, indovinando per ciascun cartone un'abbinata musiche-testi davvero efficacissima. Nell'ordine Under the Sea per La sirenetta e Beauty and the Beast per La bella e la bestia (entrambe firmate Mark Ashman e Alan Menken), Whole New World per Aladdin (ancora Menken con testi di Tim Rice), Can You Feel the Love Tonight per Il Re leone (di nuovo Tim Rice, ma con musiche di Elton John), Colors of the Wind per Pocahontas (Menken e Stephen Schwartz). Nel '96 invece Il Gobbo di Notre Dame ottiene solo la nomination come colonna sonora per commedie.

1994

Forrest Gump eguaglia il record di Eva contro Eva e Da qui all'eternità con ben 13 nomination, ma, come il film di Mankiewicz, deve "accontentarsi" di 6 statuette: le 3 principali (miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista - con Hanks alla II statuetta) e quelle per il montaggio, la sceneggiatura originale e i migliori effetti speciali visivi. Il grande sconfitto è Pulp Fiction, di Quentin Tarantino, che rivive un unico premio, quello per la miglior sceneggiatura originale. Poche le sorprese, a parte i 2 Oscar strappati, proprio a Forrest Gump, da Speed (miglior sonoro e migliori effetti speciali sonori) e il tributo allo stravagante Ed Wood di Tim Burton (2 statuette miglior attore non protagonista - Martin Landau - e miglior trucco). Per le statistiche Tom Hanks è il sesto attore a bissare il premio per la miglior interpretazione da protagonista e l'unico, dopo Spencer Tracy, ad ottenere l'Oscar in due anni consecutivi. Tripudio italiano per il riconoscimento all'arte cinematografica di Michelangelo Antonioni che, come Fellini due anni prima, riceve un meritatissimo oscar alla carriera.

1993

Finalmente Spielberg arriva alla grande consacrazione degli Oscar: Sono 10 le sue statuette: 7 per Schindler List (12 nomination) e 3 per Jurassic Park. Tra gli altri premiati spicca il neozelandese Lezioni di piano (3 "al femminile": attrici -protagonista e non - e sceneggiatura originale) e Philadelphia con l'accoppiata Tom Hanks (miglior interpretazione maschile) e Bruce Springsteen (miglior canzone originale).

1992

1991

Sono due film "di genere" a conquistare il riconoscimento per il miglior film. Il thriller Il silenzio degli innocenti si accaparra 5 statuette consacrando il regista Jonathan Demme, lo sceneggiatore Ted Tally e gli interpreti Jodie Foster e Anthony Hopkins. L'anno dopo per Clint Eastwood e il suo Gli spietati le 9 nomination si trasformano in 3 Oscar (film, regia e attore non protagonista - Gene Hackman): è la seconda volta che Hollywood premia, al vertice della propria produzione, un western, l'unico precedente era stato I pionieri del West nel lontano 1931. A soli due anni dal successo di Tornatore anche Mediterraneo di Gabriele Salvatores è premiato come miglior film straniero '91: è l'11° Oscar della categoria per l'Italia , consolidato, l'anno seguente, dall'Oscar alla carriera per Federico Fellini.

1990

È l'anno di Kevin Costner, produttore, regista ed interprete di Balla coi lupi. Il suo film si aggiudica 7 statuette, ma a Costner sfugge quella per il miglior attore protagonista, assegnata al Jeremy Irons di Il mistero Von Bulow. Arriva invece per Sofia Loren l'Oscar alla carriera che si aggiunge a quello vinto nel 1961 come attrice protagonista de La ciociara.

1989

1988

Possiamo chiamarli Oscar "caritatevoli"? Vincono, di seguito, due film come Rain Man (4 statuette per 8 nomination) su un caso di autismo e A spasso con Daisy (4 Oscar su 9 nomination, il tema è quello della terza età) che lascia a L'attimo fuggente solo l'Oscar per la miglior sceneggiatura originale: anche Robin Williams non riesce a conquistare la statuetta per la miglior interpretazione che va a Daniel Day-Lewis per Il mio piede sinistro. Soddisfazione per l'Italia: Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore conquista l'Oscar per il miglior film straniero.

1987

È Bernardo Bertolucci L'ultimo imperatore di Hollywood, trasformando le sue 9 nomination per il suo film in altrettanti Oscar.

1986

Premio speciale Irvin Thalberg (di consolazione!) a Steven Spielberg mentre Platoon fa poker con i suoi 4 premi per miglior film, miglior regia, miglior montaggio e miglior suono.

1985

La mia Africa arriva a quota 7, dando una mazzata morale (nessun Oscar su ben 11 nomination) allo Spielberg "impegnato" di Il colore viola.

1984

Amadeus eguaglia Gandhi aggiudicandosi anch'esso 8 statuette sulle 11 previste.

1983

Voglia di tenerezza s'impone con 5 Oscar.

1982

A seguire, 4 vincitori da 11 nomination ciascuno:

Gandhi (8 Oscar) surclassa E.T. relegando ancora Spielberg tra i registi di film-giocattolo (3 premi tecnici).

1981

La sorpresa è Momenti di gloria: vince 4 Oscar, ed è giudicato il miglior film, preferito a Reds di Warren Beatty (solo 2, miglior regista e miglior fotografia) ed a I predatori dell'Arca Perduta (4 Oscar tecnici). Katharine Hepburn, con Sul lago dorato, vince il suo quarto Oscar come attrice protagonista.


1980

1979

Sono gli anni degli Oscar "alla famiglia". Prima domina Kramer contro Kramer che con 5 Oscar schiaccia Apocalypse Now di Francis Ford Coppola, superato anche da All That Jazz (4 statuette); l'anno seguente è la volta di Gente comune (Robert Redford) a cui bastano 4 statuette (miglior film, miglior regista, miglior sceneggiatura non originale, miglior attore non protagonista) per battere un capolavoro come Toro scatenato di Martin Scorsese (solo 2: miglior attore, miglior montaggio).

1978

Ad Hollywood si "scontra" il Vietnam e a Il cacciatore vanno 5 statuette (miglior fim, regia, attore non protagonista, montaggio, suono) contro le 3 di Tornando a casa (miglior attore, attrice, sceneggiatura originale).

1977

"Sono andato a letto molto presto, non ho neanche acceso la televisione. Mi sono addormentato leggendo Conversazioni con Carl Jung". Così si giustifica Woody Allen per non essersi presentato a ritirare la sua statuetta per Io e Annie (miglior film, miglior regista, miglior attrice). Il grande sconfitto è Guerre stellari che si aggiudica "solo" 7 statuette per premi "tecnici".

1976

Vince Rocky, ma i suoi 3 Oscar sono quasi poca cosa rispetto alle 9 nomination anche perché Peter Finch e Faye Dunaway (Quinto potere) rubano a Sylvester Stallone e a Talia Shire proprio la statuetta come migliori interpreti.



1975

1974

1973

Tre vincitori su tutti: La stangata (7 Oscar), Il Padrino parte II (6), Qualcuno volò sul nido del cuculo (5). Con un film di routine (Assassinio sull'Orient Express) Ingrid Bergman si aggiudica nel '74 il suo terzo Oscar (miglior attrice non protagonista) mentre Federico Fellini emula De Sica conquistando il quarto oscar per il miglior film straniero: Amarcord fa seguito a La strada (1956), Le notti di Cabiria (1957) e Otto e mezzo (1963).

1972

Il Padrino di Francis Ford Coppola (10 nomination) si aggiudica 3 prestigiose statuette (miglior film, miglior attore a Marlon Brando, miglior sceneggiatura non originale), ma è Cabaret di Bob Fosse a spopolare con ben 8 Oscar. La serata resta famosa perché Brando diserta la premiazione e manda a ritirare la sua statuetta una pellerossa (tra l'altro "falsa", ma lo si saprà solo in seguito) che legge un appassionato discorso contro lo sfruttamento degli indiani da parte di Hollywood.

1970

Sono 7 gli Oscar incamerati da Patton, generale d'acciaio, miglior film dell'anno, ma l'evento è il clamoroso rifiuto di George G. Scott che non accetta il premio di miglior attore protagonista in segno di protesta per i compromessi commerciali che caratterizzano l'industria hollywoodiana. L'Oscar per il miglior film straniero va all'italiano Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri.

1969

John Wayne, incredibilmente preferito alla coppia Dustin Hoffmann-John Voight di Un uomo da marciapiede, riceve la sua prima statuetta per il mediocre Il Grinta. Sempre in vena "consolatoria" l'Academy di Hollywood assegna l'Oscar alla carriera a Cary Grant, che ha chiuso l'attività a mani vuote: 2 sole nomination (1941 e 1944) e nessuna vittoria.

1967

1968

Vince prima l'impegno sociale: 2 Oscar a Indovina chi viene a cena assieme ai 5 di La calda notte dell'Ispettore Tibbs che viene preferito, come miglior film, a Il laureato (miglior regia) e Gangster Story (solo attrice non protagonista e fotografia).
Poi la favola in musica:
5 Oscar a Oliver! di Carol Reed. In questo fatidico 1968 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick racimola solo una statuetta per gli effetti speciali visivi; si segnala l'unico ex aequo della storia per il premio alla miglior attrice protagonista, che coinvolge Barbara Streisand (Funny Girl) e Katharine Hepburn (Il Leone d'inverno).

1966

Un uomo per tutte le stagioni vs Chi ha paura di Virginia Woolf (6 Oscar contro 5).

1965

Il Dottor Zivago e Tutti insieme appassionatamente (5 Oscar ognuno, ma è il secondo il vero dominatore dell'anno, accreditato come miglior film e miglior regia),

1964

My Fair Lady e Mary Poppins (rispettivamente 8 - su 12 nomination - e 5 Oscar),

1963

Tom Jones di Tony Richardson (7 nomination, "solo" 4 Oscar),

1962

A suon di statuette si impongono titoli quali:
Lawrence d'Arabia (7 Oscar su 10 nomination),

1961

West Side Story si impone come miglior musical della storia con 10 Oscar. Lo affianca come miglior colonna sonora e miglior canzone (di film drammatico o brillante) l'indimenticabile Moon River di Colazione da Tiffany. A Paul Newman, candidato come miglior attore protagonista per Lo spaccone viene preferito il Maximilian Schell di Vincitori e vinti.

1959

Ben Hur consacra in Oscar 11 delle sue 12 nomination (), da miglior film a miglior regia (William Wyler, alla sua terza statuetta), da miglior attore (Charlton Heston) a miglior interprete non protagonista (Hugh Griffith), a migliori costumi, art direction e scene a colori...

1958

Gigi di Vincent Minnelli (9 Oscar), ma il trionfo record arriva l'anno successivo...

1957

Joanne Woodward (I tre volti di Eva) "ruba" la statuetta a Deborah Kerr, vincitrice predestinata per la sua raffinata interpretazione di L'anima e la carne. Sono anni di super film: a Il ponte sul fiume Kway (7 Oscar), risponderà l'anno dopo...

1956

In pieno maccartismo Michael Wilson è privato del premio per la sceneggiatura di La legge del Signore a causa del suo passato di sinistra e l'Oscar va a Robert Rich (La più grande corrida) il quale però non può presentarsi sul palco non essendo che lo pseudonimo di Dalton Trambo, anch'egli sulla lista nera dei perseguitati politici. L'assegnazione dei premi maggiori penalizza soprattutto Il Gigante, di George Stevens: come miglior film è sopravanzato da Il giro del mondo in ottanta giorni e il "mito" James Dean si vede scippare la statuetta di miglior attore da Yul Brynner (Il Re ed io), preferito anche allo shakespeariano Laurence Oliver di Riccardo III.

1955

Marty di Delbert Mann (4 Oscar: per il miglior film, miglior regia, miglior attore, miglior sceneggiatura non originale) sgomina pellicole come Mister Roberts, Picnic e L'amore è una cosa meravigliosa. Anna Magnani (La rosa tatuata) fa sua la statuetta a spese di Katharine Hepburn (Tempo d'estate), Eleonor Parker (Oltre il destino), Susan Hayward (Piangerò domani) e Jennifer Jones (L'amore è una cosa meravigliosa)


1954

1953

Razzia di statuette per due anni-record: primo trionfo per Fronte del porto (8 Oscar su 12 nomination), poi è la volta di Da qui all'eternità: 8 Oscar su 13 nomination.

1952

La statuetta per il miglior film va a Il più grande spettacolo del mondo (Cecil B. De Mille) preferito a Mezzogiorno di fuoco di Fred Zinneman (Oscar miglior attore per Gary Cooper) e a Un uomo tranquillo di John Ford, premiato, per la quarta volta (record assoluto) come miglior regista.

1951

Humphrey Bogart conquista l'unico Oscar della sua carriera per La regina d'Africa superando Marlon Brando (Un tram che si chiama desiderio) e Montgomeri Clift (Un posto al sole - 6 statuette). Miglior film è giudicato il musical Un americano a Parigi che si aggiudica 6 Oscar.

1950

Eva contro Eva porta a 13 il record delle nominations, ma deve accontentarsi di 6 statuette. Sconfigge Viale del tramonto come miglior film, ma tutte le sue interpreti vengono superate: le protagoniste Bette Davis e Anne Baxter da Judy Holliday (Nata Ieri), la non-protagonista Celeste Holm da Josephine Hull (Harvey).

1949

Tutti gli uomini del Re di Robert Rossen conquista l'accoppiata miglior film-miglior attore (Broderick Crawford). Da segnalare l'Oscar per la miglior fotografia a colori a I cavalieri del Nord Ovest e l'Oscar alla carriera a Fred Astaire. A solo due anni di distanza, secondo riconoscimento (miglior film straniero) a De Sica per Ladri di biciclette (ne conquisterà altri due: per Ieri, oggi e domani nel 1964 e per Il giardino dei Finzi Contini nel 1971).

1948

Laurence Olivier si consacra "interprete" shakespeariano assoluto, conquistando con il suo Amleto ben 4 oscar tra cui quello come miglior film e miglior attore. Gli sfugge invece la statuetta per la miglior regia, assegnata a John Huston per Il tesoro della Sierra madre. Miglior colonna sonora a Scarpette rosse.

1947

Con Scuscià di Vittorio De Sica l'Italia -vince il suo primo Oscar per il miglior film straniero. Il miglior film dell'anno è Barriera invisibile di Elia Kazan.

1946

1944

Sono gli anni del trionfo della commedia sentimentale. Ai 7 Oscar di due anni prima di La mia via rispondono altre 7 statuette vinte da I migliori anni della nostra vita (William Wyler).

1945

Giorni perduti incamera 4 Oscar (miglior film, miglior regista, miglior attore, miglior sceneggiatura originale). Tra le curiosiotà: la statuetta per la miglior colonna sonora a Miklos Rosza (Io ti salverò) e quella per la miglior fotografia a colori a Leon Shamroy (Femmina folle).

1944

Ingrid Bergman ha la sua rivincita conquistando il suo primo Oscar, con Angoscia, a spese della dark-lady Barbara Stanwyck (La fiamma del peccato). 4 Oscar per La mia via, con Bing Crosby diretto da Leo McCarey.

1943

È la volta di Casablanca (miglior film, miglior regista, miglior sceneggiatura non originale) ma nella corsa all'Oscar per la migliore interpretazione Bogart è battuto da Paul Lukas (Quando il giorno verrà) e Ingrid Bergman (candidata con Per chi suona la campana) da Jennifer Jones (Bernadette). La famosa canzone As Time Goes By non ottiene neanche la nomination.

1942

Greer Garson, incantevole interprete premiata per La signora Miniver (6 Oscar), tiene un discorso di ringraziamento di oltre un'ora.

1941

Com'era verde la mia valle (John Ford) è proclamato miglior film, Ford miglior regista. Quarto potere di Orson Welles deve accontentarsi del premio per la miglior sceneggiatura originale.

1940

Walter Brennan con L'uomo del West vince il suo terzo Oscar come attore non protagonista. Hitchcock ottiene il suo unico Oscar con Rebecca, la prima moglie (miglior film) e viene assegnato un Oscar speciale a Fantasia di Walt Disney.

1939

È l'anno di Via col vento che ottiene 9 statuette, tra cui quella per il miglior film (sconfiggendo Ombre rosse, Il mago di Oz, La voce della tempesta, Ninotcka), miglior regista (Victor Fleming), miglior attrice (Vivian Leigh). Non vince il protagonista Clark Gable e per la miglior attrice non protagonista si ha uno "sgarro" interno: viene premiata la "mamy" Hattie McDaniel anziché l'antagonista Olivia De Havilland.

1938

George Bernard Shaw rifiuta l'Oscar per il miglior adattamento (Pigmalione) denunciandolo come un "perfetto nonsense" rispetto alla sua fama di commediografo. Frank Capra vince con L'eterna illusione (anche miglior film) il suo terzo Oscar come miglior regista nell'arco di soli quattro anni e Spencer Tracy, dopo il successo dell'anno precedente con Capitani coraggiosi, è il primo attore a bissare il premio per il miglior protagonista (La città dei ragazzi).

1934

Accadde una notte è il primo trionfatore della storia con 5 statuette: miglior film, miglior regia (Frank Capra), miglior sceneggiatura (Robert Risk), miglior attore (Clark Gable) e miglior attrice (Claudette Colbert). La Colbert risulta protagonista anche di altri due film insigniti della nomination: Lo specchio della vita e Cleopatra.

1932
1931

Mentre Grand Hotel viene eletto miglior film, Walt Disney riceve un premio speciale per la creazione di Mickey Mouse - Topolino!

1928
1927

È Ali di William Wellman il primo "miglior film" della storia degli Oscar, ma la sua gloria sarà effimera in confronto a Il cantante di Jazz, primo film parlato della storia del cinema, che vale nell'occasione solo un premio speciale per la produzione alla Warner Bros.