Miss Sloane – Giochi di potere

John Madden

 

Nel mondo dei power-broker e dei mediatori politici, dove le poste in gioco sono altissime, Elizabeth Sloane è una lobbista straordinaria, la più ricercata a Washington. Famosa per la sua astuzia e una lunga storia di successi, ha sempre fatto qualsiasi cosa per vincere, ma quando deve affrontare l’avversario più potente della sua carriera, scopre che la vittoria può costare un prezzo troppo alto. L’astuzia di Madden è quella di intrecciare senza cedimenti a scorciatoie il piano dei giochi di potere, dell’ambizione e del cinismo con le ragioni dell’umanità e della sensibilità, sepolte ma in fondo sempre presenti.Un thriller ben diretto, con dialoghi brillanti e un finale sorprendente!

 

Francia/USA 2016 – 2h 12’

Scorre rapido, serratissimo Miss Sloane, facendo quasi dimenticare il talento melodrammatico un po’ lezioso altrove dimostrato da Madden, ed è merito soprattutto della sceneggiatura del film, firmata da Jonathan Perera, che inanella dialoghi sferzanti e colpi di scena, nozioni di economia politica e sapido spionaggio industriale. Ma quello che viene alla luce è soprattutto, e come spesso accade nell’action thriller contemporaneo, la scomoda questione del controllo, esercitato dai lobbisti e dunque dalla politica, su tutto ciò che riguarda il privato cittadino, da quello che mangia e i relativi ingredienti, alle proteste, al voto elettorale. Ogni cosa è pilotata, con buona pace di quelle libertà fondamentali che la costituzione americana proclama. Ma d’altronde, è proprio lì che è contenuta quella norma che giustifica l’acquisto e la diffusione delle armi.

Ecco allora che Miss Sloane, allontanandosi dalla questione delle armi, si rivela in fondo – e il monologo finale della nostra eroina lo sancisce – come l’ennesima messa a fuoco delle contraddizioni insite nel sistema americano. Una storia già nota, certo, ma che tra citazioni socratiche e brillanti soluzioni narrative, riesce, qui come altrove, e dunque ancora una volta, a intrigare e indignare a sufficienza lo spettatore. D’altronde ambiguità e contraddizioni sono il motore immobile di tanto cinema statunitense, western compreso.

Daria Pomponio – quinlan.it

Che Jessica Chastain fosse un’attrice capace con uguale efficacia di dare corpo alla Grazia (The Tree of Life) così come all’Eros più contorto (Wilde Salomé) lo sapeva chiunque si appassioni al cinema. Ma l’attrice è comunque capace di sorprendere ancora e lo fa in questo ruolo in cui le viene chiesto di incarnare una macchina umana finalizzata al successo, e pertanto capace di passare come un rullo compressore non solo sulle personalità altrui ma anche sulla propria. Miss Sloane è una donna che ha smesso di essere tale anche nella dimensione più intima e personale, che non ha dimenticato il sesso ma che lo ha separato brutalmente da qualsiasi possibile forma di sentimento. È interessante che Madden ne faccia una protagonista per una buona causa stando bene attento a non ‘convertirla’ a una diversa modalità di approccio nei confronti di chi la circonda. Positivo o negativo che sia il fine da raggiungere, la strategia e le tattiche impiegate non possono mutare più che tanto. Anche se, nel profondo, brilla ancora una fiammella di passione disancorata dall’utile da conseguire. Chastain, costretta da un abbigliamento formale da cui può liberarsi solo per del sesso senza amore, ci offre un ritratto amaro di un’ “eroina” dei nostri tempi. Che non sono tempi che lascino ben ben sperare.

Giancarlo Zappoli – mymovies.it

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