Quello che so di lei

Martin Provost

Claire è un’ostetrica eccellente e talentuosa, con un’abilità naturale e il tocco più delicato per far nascere i bambini. Con il passare del tempo, però, i suoi modi delicati, il suo senso di orgoglio e di responsabilità iniziano a scontrarsi con i metodi più efficienti dei moderni ospedali. Così, giunta ormai alla fine della sua carriera, Claire comincia a mettere in discussione il proprio ruolo e le sue abilità. Poi, un giorno, la donna riceve una strana telefonata, una voce dal passato. Si tratta di Béatrice, la stravagante e frivola amante del suo defunto padre, sparita senza lasciare traccia trent’anni prima. Quest’ultima ha importanti e urgenti notizie per lei e vuole rivederla. È così che la ipercoscienziosa Claire e lo spirito libero, amante della vita Béatrice impareranno ad accettarsi l’un l’altra e, rivelandosi vecchi segreti, recupereranno gli anni perduti.
Martin Provost trova la coerenza narrativa, il taglio e la precisione del romanzesco femminile, l’incredibile mélo delle cose della vita alla Sautet ma anche alla Balzac, agganciandoci a una storia di cui diventiamo via via appassionati complici..
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Sage femme
Francia 2017 – 1h 57’

Sage femme, cioè ostetrica, scritto e diretto da Martin Provost addosso alle misure mattatoriali di Catherine Deneuve. Un pezzo di storia del cinema che gioca di continuo con la memoria dei suoi ruoli duettando con la non meno straordinaria Catherine Frot nel ruolo di due donne opposte ma in certo modo complementari. (…) Provost, grande scultore di personaggi femminili, dosa con maestria rivelazioni, colpi di scena, affondi sentimentali. Grazie a una sceneggiatura così perfetta da concedersi anche deviazioni improvvise e feconde (quel ragazzo che nuota come un campione nella Senna, scena bella visivamente quanto imprevista), che danno a questo film ipertradizionale un vigore e un’emozione inaspettati. Puro ‘cinéma de papa’, come si diceva una volta, anzi ‘de maman’, ma che attori (da premio Olivier Gourmet, camionista e poeta inconsapevole) e che divertimento. Uno di quei film generosi e per tutti che oggi non sa fare quasi più nessuno. E proprio per questo, triste paradosso, rischia di essere sottovalutato.

Fabio Ferzetti – Il Messaggero

 

La formica e la cicala. Non fa mistero Provost di essersi ispirato alla celebre fiaba di La Fontaine per imbastire il suo racconto di due donne, così distanti eppure tanto vicine, che s’incontrano trasformandosi reciprocamente. (…) Fra screzi e giochi degli opposti, il dramedy diverte e commuove, con il pregio di non annullare le differenze bensì promuoverne le convivenze. Applaudito a Berlinale 2016, offre l’occasione di gustare due immense interpreti in stato di grazia.

Anna Maria Pasetti – Il Fatto Quotidiano

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