In the Same Boat

Rudy Gnutti

 

Una metafora della nostra civiltà, che è di fronte a un’opportunità unica. I progressi tecnologici potrebbero essere la chiave per realizzare un mondo più giusto e migliore, ma se non impariamo a gestirli e riorientare “la barca” dal suo timone, il futuro sembra minaccioso. Un giro del mondo con svariate testimonianze, con noti specialisti e personaggi famosi quali Zygmunt Bauman o l’ex presidente dell’Uruguay, Jose Mujica.

 

 

 

Spagna 2016 – 1h 10′

 In the Same Boat è un documentario in cui alcuni tra i più autorevoli studiosi internazionali (Zygmunt Bauman, Tony Atkinson, Serge Latouche, Erik Brynjolfsson, Mariana Mazzucato, Pepe Mujica e altri) si interrogano sulle grandi trasformazioni (globalizzazione, progresso tecnico, avvento della robotica, immigrazione) in atto nelle economie avanzate e sull’impatto che tali trasformazioni potranno avere sul mercato del lavoro, sulla distribuzione del reddito e sui sistemi di sicurezza sociale. Il film racconta di come l’umanità – che viaggia su una stessa barca, per l’appunto – stia attraversando una fase critica e le risposte che darà ad alcune domande fondamentali la porteranno ad un cambiamento radicale. Le nuove tecnologie potrebbero essere la chiave per vivere in un mondo migliore e più giusto ma se non ridirigiamo il timone di questo vascello, il futuro potrebbe essere minaccioso.

E poi c’è un’altra questione fondamentale, come sostiene Bauman, da tenere a conto: se anche a livello mondiale riuscissimo a riorganizzarci e a far sì che le nostre vite non ruotino tutte attorno alla produzione, se riuscissimo insomma a rallentare il motore della nostra barca, poi… che cosa faremo? Saremo in grado di stare senza fare niente? Le risposte e i punti di vista qui si dividono. Da un lato c’è chi pensa che stabilire un salario universale minimo garantito e avere più tempo libero, rallenterebbe l’economia, salverebbe il pianeta dall’autodistruzione e ci consentirebbe di esprimerci al meglio come essere umani e dall’altra chi invece crede – come Mujica – che senza prima un cambiamento culturale, educativo e personale trovare una nuova rotta sarà veramente complicato.
Il nostro è un mondo che vive di enormi paradossi. Siamo capaci di costruire ed ammassare enormi ricchezze, ma non sappiamo ridistribuirle al maggior numero di persone possibile. Alcuni buttano e gettano schifati, altri muoiono senza nemmeno i rifiuti da mangiare. Eppure siamo all’alba di un nuovo mondo, un mondo dove mancherà il lavoro, un mondo che, se non saremo stati noi a rendere meno disuguale, segnerà sempre più profondi confini tra chi ha e chi non ha. Siamo di fronte ad una opportunità unica. Possiamo cambiare rotta. Sarebbe un bene per tutti. In fondo siamo sulla stessa barca, e l’unica rotta tracciata è quella di un reddito universale.

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  Siamo tutti “nella stessa barca”, in tutto il mondo, avvicinati inesorabilmente da internet, dai nuovi modi di creare ricchezza, dalla sempre crescente difficoltà di redistribuirla. In come uscire dall’empasse che minaccia in primis l’esistenza del ceto medio e rischia di creare una nuova sterminata categoria di poveri sta il senso del docufilm In the Same Boat dell’italiano Rudy Gnutti, proiettato al Festival dell’Economia di Trento. A riflettere su questo tema economico e culturale Gnutti ha chiamato i maggiori pensatori ed economisti contemporanei: dal sociologo Zygmunt Bauman, teorico della ‘società liquida’, agli economisti sir Tony Atkinson, Serge Latouche, Mariana Mazzucato, Mauro Gallegati, Erik Brynjolffson.
Tra le partecipazioni eccellenti al film anche quella del’ex presidente dell’Uruguay Jose Mujica, Pepe’ per la sua gente. Per intervistare il ‘presidente povero’ e in generale per realizzare il progetto del docufilm, in cui il narratore è impersonato dall’attore spagnolo Alex Brendemuhl, Gnutti, romano trapiantato da oltre vent’anni a Barcellona, ha impiegato circa due anni. C’è voluta la buona volontà di un produttore vecchio stampo come Pere Portabella e la collaborazione del ministero della Cultura iberico perchè In the same boat, finalmente, vedesse la luce.
“Baumann sostiene che la tecnologia, soprattutto quella applicata alla comunicazione, rende per la prima volta tutto l’universo completamente connesso”, racconta Gnutti “In questo senso ‘siamo tutti nella stessa barca’ pero’ non sappiamo controllare i remi e il timone”. Come a dire che se questi fenomeni non vengono governati “arriviamo al paradosso per cui siamo capaci di creare una enorme ricchezza, ma non abbiamo un sistema economico che consente di ‘distribuirla’ al maggior numero possibile di persone; o almeno in una forma meno diseguale”, spiega Gnutti che è al suo primo lungometraggio con alle spalle una carriera di compositore e produttore musicale. E aggiunge “Molti pensatori hanno scritto sulla fine del lavoro a causa della tecnologia: Keynes, Rifkin, Aznar”, ricorda Gnutti. “Però solo oggi questo è diventato un argomento fondamentale per capire il perché l’economia globale non riesce a recuperare l’impulso che aveva prima della crisi”.
“Il signor Ford, utilizzava la sua ricchezza per creare un’impresa che dava lavoro a centinaia di migliaia di famiglie, oggi, Bill Gates crea un’impresa con poche migliaia di lavoratori, vediamo cosa succede a Facebock, Amazon. Sarà possibile una società senza lavoro? Anche su questo si interroga il film”, conclude il regista.

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