Strategia del ragno

Bernardo Bertolucci

Dopo la morte del padre Athos Magnani, trucidato dai fascisti nel 1936, il figlio dell’eroe (si chiama anch’egli Athos) giunge per la prima volta a Tara, piccolo villaggio nei pressi di Parma, con l’intenzione di scoprire la verità sulla morte del padre. Scritta e diretta da Bertolucci sullo spunto di un breve racconto di Borges, l’ opera è fra le più suggestive del nuovo cinema italiano anni 70, una favola moderna di impegno civile in cui il moltiplicarsi dei “simboli” lascia largo margine alle interpretazioni soggettive.

 

Italia 1970 – 1h 38′

 

Athos Magnani, figlio e omonimo di un eroe antifascista, torna trent’anni dopo a Tara, il suo natio paese della Bassa, e, scoperta la verità sulla morte del padre, non può più uscirne. Ispirato a Tema del traditore e dell’eroe di Jorge Luis Borges, è una favola problematica e labirintica dell’ambiguità, leggibile a due livelli, politico e psicanalitico, è un’altra interrogazione di B. Bertolucci su sé stesso, sulla sua condizione di intellettuale borghese e marxista. In bilico tra realtà e irrealtà, impressionismo e surrealismo, lievito di follia e concretezza padana, sfocia alla fine in una dimensione onirica. Il ballo all’aperto al ritmo di Giovinezza è una pagina d’antologia, e non è la sola. Il tutto calato nella luce magica di Vittorio Storaro, con richiami a Magritte. Girato a Sabbioneta (MN). Prodotto dalla RAI.

Il Morandini – Dizionario dei film

 

L’opera di Bernardo Bertolucci prende le mosse dalla passione del proprio autore per la Nouvelle vague e il cinema d’autore europeo degli anni Sessanta. Sono in special modo due i modelli stilistici che il futuro regista di Nocevento (1976) fa suoi: il cinema di Pier Paolo Pasolini (La commare secca, del 1962), del quale fu anche assistente, e di Jean-Luc Godard (Partner, del ’68). Gli anni Sessanta sono dunque, per Bertolucci, un periodo di confronto alla ricerca di una propria personalità artistica. «C’era un bisogno competitivo di trovare una mia identità cinematografica», afferma il regista a proposito de La commare secca, «era [per me] una specie di sfida.» Il primo risultato maturo di questa ricerca arriva qualche anno più tardi con Strategia del ragno, film che, come nota Francesco Casetti, segna un ulteriore cambio di registro da parte dell’autore parmese: «a Partner, film “gridato” come pochi, [Bertolucci] ha fatto seguire Strategia del ragno, attento ai valori di uno stile “sublime” […].»
Il film, girato nel 1969 ma uscito solo nel 1970, si rivela quale prima, fondamentale tappa della carriera del regista. In primis, infatti, l’opera sancisce il sodalizio tra Bertolucci e il direttore della fotografia Vittorio Storaro, con il quale avrà la possibilità di sperimentare negli anni uno stile visivo ricercato e raffinato; inoltre, il film introduce, nel cinema politico di Bertolucci, quegli aspetti più prettamente psicanalitici che diverranno centrali nelle sue opere successive.
Tratto liberamente da un racconto di Jorge Luis Borges (Tema del traditore e dell’eroe), Strategia del ragno è prodotto dalla Rai e trasmesso per ben due volte nel corso della stessa settimana sul canale televisivo, senza riscuotere particolare successo. La critica italiana si dimostra divisa su questo anomalo prodotto per la televisione; all’estero, invece, il film suscita maggiore interesse. Poco configurabile in un genere preciso, Strategia del ragno è innanzitutto una detection. Il protagonista Athos Magnani (Giulio Brogi) si reca a Tara – fantomatica città emiliana – invitato dalla vecchia amante del padre, Drefna (Alida Valli). Giunto sul luogo, Athos comprende che la città è divenuta un «tempio» alla memoria del padre, anch’egli di nome Athos, ucciso a tradimento dai fascisti trent’anni prima. Ma la verità è più complessa. Dopo alcune indagini condotte in paese, infatti, Athos viene a conoscenza di un fallito attentato al Duce pianificato dal padre e della messa in scena della propria morte, con l’intento di divenire così un martire dell’antifascismo. Scoperta la verità – che terrà per sé – il giovane decide di abbandonare Tara, ma in stazione il treno comincia a tardare.
Fin dalla trama si evidenzia uno dei temi principali del film, quello filosoficamente sfaccettato e complesso di «ripetizione». In Strategia del ragno, infatti, veniamo a conoscenza di ben due Athos Magnani, padre e figlio, interpretati per altro dallo stesso attore. Sarà proprio attraverso questa prima fondamentale ripetizione, in cui il figlio «ripete l’esperienza del padre», che potremo scoprire la verità su Tara. Soprattutto, è da questo geniale spunto che la regia di Bertolucci realizza uno stratificato gioco di rimandi, di specchi e di rifrazioni che, come vedremo tra poco, si struttura attorno a due motivi iconografici assolutamente paradigmatici, lo specchio e il labirinto…

Nicolò Vigna – specchioscuro.it

 

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