Vinilici

Fulvio Iannucci

 

A settanta anni esatti dalla nascita del disco in vinile, il docufilm che vuole indagare sul ritrovato interesse per la musica su vinile in Italia. I dischi in vinile, infatti, non sono più acquistati solo dai collezionisti ma anche da una nuova e più ampia schiera di appassionati di diverse età. Si tratta di un nostalgico ritorno al passato o di un’opportunità per il futuro? Vinilici non è un documentario tecnico per pochi esperti ma il racconto di esperienze di appassionati che si uniscono in una storia più grande, quella del vinile.

 

 

 

Italia 2018 – 1h 10′

Attraverso le testimonianze di musicisti, autori, collezionisti, audiofili, venditori, sociologi, appassionati, Vinilici è la storia di un’icona, il disco: dalla registrazione alla stampa, dalla distribuzione all’acquisto, dall’ascolto alla sua conservazioneMolte sono le testimonianze presenti nel film: Renzo Arbore, Claudio Coccoluto, Elio e le Storie Tese, Renato Marengo, Mogol, Giulio Cesare Ricci, Red Ronnie, Lino Vairetti, Bruno Venturini, Carlo Verdone ed altri ancoraIl film parte da Napoli, originaria capitale della musica e del disco in Italia. E non è un caso: la Phonotype Record, fondata a Napoli agli inizi del ‘900, è tra le prime case discografiche al mondo ad avere un autonomo stabilimento per la fabbricazione di dischiIl filo conduttore del film è l’amore per il vinile, inteso nel vero senso del termine perché evidenzia la musica come elemento imprescindibile nella vita di ognuno, anche se in modo sempre soggettivo. Infatti la scelta del titolo deriva da un certo modo di vedere il vinile, quasi come una piacevole dipendenza, una “buona droga”, come, del resto, tutta la musica. Vinilici non è un documentario tecnico per pochi esperti ma il racconto di esperienze di appassionati che si uniscono in una storia più grande, quella del vinile.

Uno spettro consistente di artisti, critici, collezionisti, tecnici e appassionati di musica risponde a sollecitazioni sul tema della rinascita – o meglio persistenza – del vinile nel consumo musicale. Dallo studio di registrazione alle collezioni private, da un laboratorio di stampa alla fiera del disco usato (il film nasce da un’idea di Nicola Iupparello, creatore appunto di “Discodays”, raduno napoletano di patiti di “cere”, che rientra nelle location), ogni luogo testimonia della superiorità, soprattutto emozionale, dell’analogico sul digitale.
Si rievocano ricordi adolescenziali legati a particolari artisti o album, si confessa un’ossessione per qualcosa che non è solo un oggetto novecentesco, un feticcio e una conquista d’amore (“il bello del collezionare è la ricerca”, dice Pino Imparato, uno dei più accaniti inseguitori di LP), ma anche un rito che costringe a tornare a livelli di attenzione, di ricerca di qualità e disposizione all’ascolto che appartenevano all’era precedente al web e ai social.
Quella volontà di “perdere tempo”, rivalutandone così il valore, e la ricerca spasmodica in sé, anche prolungata, da preferirsi all’istantaneità con cui oggi tramite le tante piattaforme disponibili si possono scaricare infinite playlist.
Documentario home made e sentimentale che vuole onorare la tradizione industriale discografica partenopea, seguendo un filo rosso piuttosto forzato che tiene insieme la prima fabbrica cittadina (Società Fonografica Italiana, poi Phonotype Records), al percorso del gruppo Osanna, dal prog anni ’70 a oggi, fino al progetto Blindur di Massimo De Vita, le cui performance incorniciano il discorso. Più tante interviste posate o meno, molte divagazioni – diritto d’autore, i trucchi per riconoscere le prime stampe, repertori tv nostalgici – a ribadire esaltazione di una mania per una materia “calda”, umana, che paradossalmente viene molto più motivata sul piano visivo che su quello audio (e ancora meno su quello statistico). Autocelebrazione di una “super nicchia”, di una comunità di romantici (il cui emblema è nella sentenza dell’interprete Bruno Venturini: “un’incisione è un testamento che si lascia ai posteri”). Un’occasione per ritrovarsi tra amici e ritrovare una sana lentezza nella fruizione della musica.

Raffaella Giancristofaro – mymovies.it

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