Little Forest

Soon-rye Yim

Delusa sia sul piano professionale che sentimentale, Hye-won lascia Seoul per tornare in campagna dove era cresciuta assecondando il ciclo delle stagioni e imparando a cucinare dei piatti deliziosi in compagnia della madre prima che questa la abbandonasse. Hye-won ritrova gli amici di allora, l’irrequieta Eun-sook e il tenero Jae-ha, e insieme a loro ridà un senso alla propria esistenza. Tratto da un manga giapponese Little Forest è la storia di una fuga e di una rinascita narrata con sorprendente delicatezza.

Corea del sud 2018 (103′)


…I
l film di Yim Soon-rye (Forever the Moment, Waikiki Brothers) è un curioso caso di successo di pubblico, di quelli che inducono a molteplici riflessioni. Se il bisogno di staccare dalla metropoli e da ritmi di vita che fagocitano l’individuo accomuna molti sudcoreani, Little Forest vanta qualità in qualche modo peculiari, difficili da reperire altrove. Queste riguardano la deliziosa protagonista Kim Tae-ri, rivelata da Park Chan-wook con Mademoiselle e già avviata sulla strada di “fidanzatina di Corea”, ma non si fermano lì. La assoluta semplicità di trama, messa in scena e sceneggiatura sembra nascondere un sottile inganno. Difficile infatti ipotizzare che una regista esperta come Yim scelga di inquadrare la preparazione delle ricette di Hye-won in modo così piatto e di accompagnarle con tanto di voce over, ignorando l’effetto da programma di cucina televisivo. Si tratta evidentemente di una scelta premeditata, dallo scopo ambiguo. Forse la volontà di ricollocare le scelte esistenziali di Hye-won nell’ambito della ricerca della semplicità passa anche di qui, da una resa televisiva del linguaggio cinematografico che agevola il ritorno a una dimensione intima e nostalgica. Quasi di soap opera, di racconto popolare e sentimentale, come se il significante dovesse inseguire il significato e adeguarsi ad esso. Mentre si compiono i cicli delle stagioni e la protagonista si armonizza con la natura e ritrova se stessa, anche lo spettatore si disintossica da immagini eccessive e sovraccariche di informazioni in una sorta di tabula rasa dell’audiovisivo. Che, evidentemente, passa anche da scene che sembrano ricette di cucina.

Cercare in Little Forest qualcosa che vada al di là dell’effetto terapeutico per l’anima è però tempo sprecato: esile e incompiuta la trama, elementari i simbolismi, rimane poco per accontentare palati esigenti. Conta l’effetto complessivo, complementare all’epoca frenetica in cui viviamo. Così come immergersi nel frigidarium necessita di un calidarium o di una sauna, così Little Forest trova un suo senso in contrapposizione allo stato dell’arte dei blockbuster di oggi, compresi quelli sudcoreani. Proprio come Hye-won ha bisogno di scontrarsi con le asperità della metropoli per rivalutare e fare tesoro di ogni singolo insegnamento materno. In questo senso impossibile non menzionare il breve ma significativo ruolo di Moon So-ri, che interpreta la madre e straordinaria cuoca: il personaggio più misterioso e affascinante, che sembra aver compiuto un gesto imperdonabile ma ha invece premeditato un peculiare percorso educativo per la figlia. Una storia semplice leggibile in funzione terapeutica contro il logorio della vita moderna.

Emanuele Sacchi –  mymovies.it

>>FAREAST FIL FESTIVAL<<

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