Manaslu – La montagna delle anime

Gerald Salmina

Spettacolare e commovente, Manaslu è il ritratto della vita di Hans Kammerlander, uno dei più grandi scalatori del nostro tempo. Il trionfo che lo ha reso famoso in tutto il mondo è la più veloce salita alla vetta dell’Everest (16 ore e 40 minuti) nel 1996, seguita dalla prima discesa con gli sci dalla montagna più alta del mondo. La biografia di Salmina sviluppa in tanti piani narrativi traguardi, sfide e rimorsi dello scalatore. Uno sguardo estatico ed enfatico, un’operazione celebrativa e titanica.



Manaslu – Berg Der Seelen
Austria 2018 (100′)

L’idea del film si basa sulla storia della vita di Hans Kammerlander, i suoi successi più significativi e le sue tragedie. Il trionfo che lo ha reso famoso in tutto il mondo, è la più veloce salita alla vetta dell’Everest in 16 ore e 40 minuti nel 1996, seguita dalla prima discesa con gli sci dalla montagna più alta del mondo. L’episodio più doloroso, nel 1991 al Manaslu in Nepal, dove perse tragicamente due dei suoi migliori amici, Karl Großrubatscher e Friedl Mutschlechner. Nell’autunno 2017, Kammerlander e il suo compagno Stephan Keck tornano al Manaslu per scalare la vetta alta 8163 metri e poi scendere lungo una nuova via con gli sci. Dopo 26 anni, questa salita non rappresenta per Kammerlander solo una sfida, ma lo obbliga a confrontarsi con la tragedia del 1991, che non è ancora riuscito a superare. Manaslu è la biografia di uno dei più grandi alpinisti del nostro tempo, con filmati d’archivio e l’aiuto di attori nelle diverse sequenze ricostruite.

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Scalatore, guida alpina, maestro di sci, Hans Kammerlander, nato a Campo Tures (Bolzano) nel 1956, è un recordman di scalate su cime oltre gli ottomila metri. Nel 1984, con Reinhold Messner che lo vuole come compagno, compie l’impresa di due di seguito, il Gasherbrum I e II, nel giro di una settimana. Nel 1996 raggiunge la cima dell’Everest senza maschera d’ossigeno e ne discende in sci, detenendo un primato tuttora imbattuto che gli porta successo e fama mondiali. Temperato dalla fatica fisica appresa da bambino nel maso dei genitori, innamorato della montagna dall’età di 8 anni, non ha mai smesso di porsi obiettivi sempre più difficili (“Gli obiettivi sono più importanti dei ricordi” è uno dei suoi motti).
L’unica spedizione che ha segnato negativamente il curriculum di Kammerlander, ma prima di tutto la sua vita personale, è stata quella del 1991 sul Manaslu, in Pakistan, quando ha perso in tragiche circostanze gli amici e colleghi di scalata, ben più prudenti di lui, Karl Grossrubatscher e Friedl Mutschlechner. Una ferita che lo accompagna (insieme a quella di un incidente provocato per ubriachezza alla guida) e che vorrebbe non superare ma in un certo modo onorare, chiudendo un ciclo e tornando a salire proprio quel monte pieno di pericoli.
È una produzione ricca e altisonante a restituire le gesta ineguagliate e le debolezze di uno sportivo della montagna. Manaslu – La montagna delle anime si presenta come uno spericolato mix di ricostruzione fiction (a partire da quando Hans è bambino e poi giovane guida alpina sui pascoli sudtirolesi), materiale d’archivio, privato e giornalistico, un incontro recente con il regista Werner Herzog curioso – ovviamente – dei suoi limiti umani, alcuni inserti di monaci buddisti che lavorano pazientemente a un mandala di sabbia, momenti in cui Kammerlander – in studio di registrazione – incide la sua voce come filo narrativo della propria storia. Il tutto mantenendo come linea guida la drammatizzazione delle sue temerarie imprese sportive, reinterpretate in età adulta da Michael Kuglitsch (e a 8 anni e da 20 a 30 alternativamente da Leo Seppi e Simon Gietl).
Uno sforzo produttivo non indifferente per un’altisonante biografia sportiva che rimette in scena il proprio oggetto affiancando di continuo le immagini e le parole del suo alter ego a quelle coeve del protagonista stesso. Tra riprese mozzafiato, ralenti ed effetti carichi di enfasi e un taglio fiabesco o ai confini con il new age nel rappresentare rispettivamente l’infanzia e la rinascita nepalese del campione. Un’operazione (…) celebrativa e titanica.

Raffaella Giancristofaro – mymovies.it

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