Matthias e Maxime

Xavier Dolan

Matthias e Maxime, arrivati sulla soglia dei 30 anni, sono ancora indecisi su come affrontare il loro futuro. Guardano in modo differente alla propria omosessualità, ma proprio quando Maxime si accinge a partire per l’Australia, un bacio scambiato per gioco (cinematografico) spingerà la loro amicizia a qualcosa di più. Le dinamiche dell’amore materno e dei sentimenti amicali  ritrovano in Dolan la giusta direzione narrativa per un racconto sincero, di intensa e complessa affettività.

Matthias & Maxime
Italia 2020 (115′)


  Xavier Dolan ce la fa, a rialzare la testa dopo l’intoppo di La mia vita con John F. Donovan, la sua prima avventura “americana”, il film che lo ha tenuto due anni al banco di montaggio e che, una volta dato in pasto a pubblico e critica, è stato letto da molti come un incidente nella carriera lanciatissima di quello che non vuole essere più chiamato “l’enfant prodige” del cinema québécois. Smette i panni del prodige e indossa quelli del fils prodigue, torna in patria a fare un film più piccolo, a parlare la propria lingua (in una variante piuttosto ostica), torna all’estetica dei luoghi che conosce bene, senza timore di passare dalla meraviglia cromatica dell’autunno canadese agli interni pallidi delle villette middle class, sempre talmente anni ’90 da sembrare un elemento ucronico.
Ci sono comunque tutte le ossessioni tematiche, innanzitutto le mamme (quelle degli altri sempre più affettuose e affascinanti della propria), e i vezzi estetici: la pellicola dalla grana bene in vista, gli aggiustamenti di zoom, i giochini di time-lapse, le esplosioni di pop music scatenate. Ma nel meccanismo del pastiche non mancano, anzi, in qualche misura prevalgono i momenti di scrittura dialogica controllata, il gioco affiatato degli attori, illuminazioni liriche misurate, indizi di un mélo depotenziato, che fanno sperare che questo “infante vorace” del cinema francofono possa cominciare, prima o poi, a giocare altre carte.

Matthias e Maxime, che sta per partire per l’Australia, ma anche Rivette, Brass, Shariff, le sorelle, i fratelli, le mamme. Les copains d’abord, prima gli amici, recita la tagline sul manifesto ufficiale del film. E Dolan, che non ha mai nascosto di aver avuto un’infanzia e un’adolescenza in cui non è riuscito a riservare uno spazio adeguato ai rapporti di amicizia, con Matthias & Maxime sembra voler risarcire, o meglio, compensare virtualmente questo vuoto, immergendo da subito i due protagonisti in un gruppo affiatato, cazzone il giusto e solidale quando è necessario. Lasciando fuori dal sistema ogni traccia di socialità farlocca, le “amicizie” da web innanzitutto.
Questo non significa che Maxime (Dolan stesso) – un vistoso angioma  sulla guancia destra che pare la traccia di un pianto assoluto (the track of his tears…, e una volta in più viene da pensare al fatto che il suo cognome, in francese, suona come dolent, dolente, addolorato) e una situazione domestica non semplicissima, con la madre (di nuovo Anne Dorval, quasi irriconoscibile) depressa e alcolizzata – sia a tutti gli effetti meno solo dei personaggi più o meno autobiografici di altri film del giovane autore canadese.

E altrettanto solo, in mezzo al gruppo, sembra Matthias (Gabriel D’Almeida Freitas). Lo sembrano ancora più vistosamente quando la giovane sorella di Rivette, che imbastardisce di un inglese fastidiosissimo e di gergo da social media la parlata di per sé già piuttosto meticcia che tutto il cast utilizza, coinvolge Max in un progetto scolastico, un corto di un minuto su concetti non-binary, in cui lui dovrà baciare un altro ragazzo, e quel ragazzo è Matt. Inutile dire che carsicamente, questo momento – che non si vede se non riflesso, per una frazione di secondo, durante la proiezione del filmato a una chiassosa tripletta di mamme laccatissime – mina il legame tra i due ragazzi, oltre alle loro certezze sul proprio orientamento sessuale. Questo però non compromette però l’equilibrio del gruppo, che, anzi, sembra fare naturaliter quadrato perché i due si riavvicinino, senza giudizi né pregiudizi.

Matthias & Maxime
è un film che parla di amicizia e di amore, quindi, che mette al centro della rappresentazione soprattutto la prima, il suo potere salvifico, facendo però implodere la regola, appunto binaria, dell’esclusività del secondo, la regola dell’amico, per dirla col poeta, che però si riferiva agli amori eterosessuali. La distinzione qui invece è più delicata, e lavora sulla possibilità che proprio il sistema dei rapporti amicali possa contribuire alla rimozione, sotto la crosta più o meno dura della normatività, degli affetti infantili. Ovvero, ed è il tema più teneramente accennato, se l’amicizia tra due bambini possa essere la premessa, o la promessa, di un amore adulto.

Alessandro Uccelli – cineforum.it

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