La villa

Claudia Brignone

Scampia, Napoli. Nel cuore del quartiere, tra alti palazzoni e distese di cemento, c’è un grande parco pubblico: “La Villa Comunale”, un’oasi naturale, in cui le persone si incontrano alla ricerca di uno spazio di libertà. Il rombo degli elicotteri e le sirene della polizia risuonano tra le voci degli abitanti del quartiere, che qui, grazie a un filtro di natura e bellezza, si rivelano. La regista ha frequentato il parco per circa tre anni, per raccontare un quartiere di periferia partendo da un unico luogo: Il Parco, che tra gli alberi e i fiori, riesce comunque a restituire la complessità del mondo esterno.

Italia 2019 (61′)

Un bambino amante degli animali che trascina in un laghetto putrescente un frigorifero, trasformandolo in un galeone pirata, un pensionato che pianta alberi per attirare le farfalle, perché vuole tornare a vederle nel quartiere, ragazzi che si incontrano, amori che nascono, signore che fanno yoga: questo e molto altro è raccontato in La Villa, il documentario di Claudia Brignone presentato ad «Alice nella città», nell’ambito della «Festa del Cinema di Roma», che mostra uno sguardo inedito su Scampia, mostrandone gli abitanti all’interno del grande parco comunale”.

Oscar Cosulich – Il Mattino

Un ritratto di Scampia, o meglio della sua Villa Comunale, che riempie lo sguardo dello spettatore toccando corde profonde… [La regista] si è calata in un contesto complessivamente positivo, “La villa comunale”, quell’immenso giardino pubblico creato anche per offrire alla popolazione una possibilità differente, uno spazio di aggregazione che conceda margini di manovra a chiunque voglia agire in modo costruttivo. E sono tanti, più di quanti uno sarebbe portato ad immaginare, coloro che continuano a trarne beneficio. Ne deriva uno sguardo pieno di grazia. I più disparati utenti della Villa si svelano di fronte alla videocamera, producendo un quadro che pulsa di vita. […] Si afferma a tratti una tenerezza, che non nega però le asperità di una quotidianità comunque precaria, difficile, come le incursioni vandaliche nel giardino e quella profonda inquietudine relegata fuori campo, assieme alle sirene della polizia, esemplificano bene. Insomma, si è consapevoli di stare su una linea di frontiera. Ma è ad ogni modo, saggiamente, una nota di speranza dal forte retroterra umanistico, ciò che l’autrice ha saputo donarci.

Stefano Coccia – taxidriver.it

Lascia un commento