New Mexico fine ‘800. Thor Callum raggiunge il pianoro Bute dove Jeb Rand, l’uomo che lei ama, si trova nascosto tra le macerie di un ranch. Ed è lì che Jeb inizia a raccontare… La notte in cui da bambino, come in un incubo, proprio in quella casa fu raccolto da una donna, ma’ Callum, che poi lo allevò insieme ai suoi due figli. Erano lei, Thorley, e suo fratello Adam. Jeb crebbe insieme a loro ma nel tempo la serenità si incrinò; qualcuno provò ad ucciderlo mentre cavalcava, i rapporti col Adam peggiorarono, e proprio quando Jeb e Thor stavano rendendosi conto del sentimento non solo fraterno che li univa, arrivò per Jeb la chiamata alle armi (guerra ispanico-americana). Tornato da eroe Jeb si trova ai ferri corti con Adam (sobillato dallo zio Grant Cullom che odia visceralmente Jeb, ultimo rimasto dei Rand, nemici giurati per una oscura faida tra le due famiglie) e quando il fratellastro gli tende un agguato sulla via di casa Jeb non può che reagire uccidendolo. La tragedia compromette definitivamente l’armonia familiare e ma’ Callum e Thor, piene di rancore, escludono Jeb dalla loro vita. Lui però non demorde nel suo amore per Thor (arriva anche a sparare ad un suo spasimante) e, dopo esser divenuto un ricco uno d’affari, prova a fare al farle la corte secondo i canoni del bon ton. Gelidamente lei accetta e arriva anche a sposarlo con l’intenzione però di vendicarsi uccidendolo proprio la notte di nozze. Ma all’ultimo momento la passione del loro amore riesplode in lei e la loro unione sembra possa essere felice. Peccato che l’odio dei Callum, capeggiati da Grant, non demorde: Jeb Rand era figlio di un uomo con il quale ma’ Callum aveva tradito il proprio marito e quella tragica notte che Jeb ricorda era stata la resa dei conti tra le due famiglie. Ora i Callum braccano l’ultimo Rand rimasto e ben presto arrivano a pianoro Bute e si accingono ad impiccarlo. Sarà però proprio ma’ Callum a chiudere la spirale di vedetta uccidendo Grant. Ora Jeb può finalmente chiudere col passato e, con Thor, guardare avanti.
Pursued
USA 1947 (101′)
Siamo certo in ambiente western, ma il tono è quello del melodramma e l’atmosfera ascrive Notte senza fine di diritto tra i noir degli anni ‘40. La fotografia dai forti contrasti di James Wong Howe e l’incombente colonna sonora firmata da Max Steiner accompagnano la tormentata esistenza di Jeb alla ricerca di una sua identità nel superare il trauma di quella notte violenta segnata da rumori di passi, lampi di luce e da quegli speroni scintillanti. Un percorso di crescita in cui le implicazioni psicanalitiche e quelle sentimentali segnano le tappe di un racconto che mescola onirismo e realtà, rancori mai sopiti e passioni travolgenti, un passato e un presente in cui la faida tra le famiglie dei Callum e dei Rend sembra non avere altro sbocco che la vendetta. Jeb deve combattere contro avversari concreti (Adam Callum, Grant Callum, Prentice), ma soprattutto contro gli incubi che lo accompagnano da quella fatidica notte. Walsh lascia che le ansie interiori esplodano via via attraverso scazzottate, agguati e colpi di fucile, faccia a faccia carichi di tensione, recitazioni al limite di una teatralità esasperata, ma, nell’intrigante svilupparsi del flashback, riesce a condurre in porto l’evolversi del dramma, fin troppo “cineguidato” nella cupa parentesi matrimoniale, ma sempre carico di fascino e di tensione, magistralmente evocativo in quella furibonda cavalcata “scolpita” tra le imponenti pareti rocciose del New Mexico.
diritti e delitti in bianco e nero
interpreti: Robert Mitchum (Jeb Rand), Teresa Wright (Thor Callum), Judith Anderson (ma’ Callum), John Rodney (Adam Callum), Dean Jagger (Grant Callum), Alan Hale (Jake Dingle), Harry Carey Jr. (Prentice)
NOTE:
Raoul Walsh ha lasciato segni tangibili nella filmografia western, fin dal suo primo lavoro (Il grande sentiero – 1930) che contribuì a lanciare John Wayne. Seguono due classici come La storia del generale Custer (1941) e Gli amanti della città sepolta (1949) tra i quali si inserisce un prodotto anomalo come Notte senza fine. Sarà poi la volta di Tamburi lontani (1951), Le giubbe rosse del Saskatchewan (1954) e Gli implacabili (1955).
Anno “magico” il 1947 per Robert Mitchum che affiancò a Pursued Odio implacabile, Desiderami e Le catene della colpa: un altro noir, tra i capolavori del genere.
Teresa Wright arriva a Notte senza fine dopo essere stata diretta da William Wyler (Piccole volpi, La signora Miniver e I migliori anni della nostra vita) e da Hitchcock (L’ombra del dubbio), ma il legame con questo film è particolare essendo la moglie dell’autore del soggetto e della sceneggiatura Niven Busch. Questi, proprio com sceneggiatore, ebbe una fulgida carriera a Hollywood: nel 1938 ottenne una nomination agli Oscar per L’incendio di Chicago, portò al successo due suoi romanzi Duello al sole (King Vidor, 1946) e Furie (Anthony Mann, 1950). Il suo script più famoso in quegli anni resta comunque Il postino suona sempre due volte (1946), da James M. Cain per la regia di Tay Garnett.
Il volto di Judith Anderson, poco incline al sorriso, resta nella storia del cinema per una interpretazione in particolare, quella della perfida governante in Rebecca – La prima moglie (Alfred Hitchcock, 1940)
FRASI:
ma’ Callum:“Talvolta il signore confonde le nostre idee per proteggerci.”
Jeb a ma’ Callum: “Mi diceste una volta di non fare domande, ma le domande riaffiorano sempre.”
ma’ Callum: “Sei stato assolto dagli uomini ma non da me. Per me dovevi salire sul patibolo. Lo costruirei io, ti legherei il cappio. Tutto l’affetto passato è morto. Non ti far vedere, se attraversi i miei campi ti avventerò i cani.”
ma’ Callum: “Un giorno ti dissi, Jeb, non guardare indietro ma avanti. Te lo ripeto ancora adesso” – Jeb: “Non potevo ma ora possiamo… e vogliamo”
SEQUENZE:
l’incubo di Jeb (1.04)
l’agguato e l’uccisione di Adam (1.40)
il funerale di Prentice (1.09)
la notte di nozze (3.31)
l’inseguimento di Jeb tra le pareti rocciose (0.48)
lo svelarsi dell’incubo (1.13)
Jeb destinato all’impiccagione (2.03)