Mathyas, giovane agente pubblicitario di Montréal, decide di lasciare la sua frenetica vita di città per seguire il desiderio di riconnettersi con la natura e diventare pastore nel sud della Francia. Arrivato in Provenza senza alcuna esperienza, Mathyas si scontra presto con la dura realtà del mondo pastorale, che lo costringe a mettere in discussione la sua visione romantica della professione. L’incontro con Élise, una giovane impiegata che sceglie di lasciare il lavoro per seguire Mathyas, porta una nuova luce nel percorso formativo del ragazzo, che riacquista così fiducia in se stesso e nel proprio obiettivo. I due, dopo aver ottenuto l’affidamento di un gregge di pecore, partono per la transumanza, compiendo un viaggio negli incantevoli paesaggi montuosi delle Alpi di Provenza, dove si confronteranno con sfide e incontri che li condurranno verso un nuovo stile di vita in montagna.

Bergers/Shepherds
Canada/Francia 2024 (113′)


…Tratto da un romanzo semiautobiografico, il film segue le peripezie di un giovane pubblicitario canadese che rifiuta il logorio della vita moderna, si licenzia con una mail piccata, e si trasferisce in Provenza. Vuole diventare un pastore. Nel chiedere i permessi, si invaghisce della ragazza che lavora all’ufficio amministrazione. Nasce una love story, mentre il protagonista deve confrontarsi con le difficoltà della sua scelta. In Fino alle montagne l’evoluzione negativa della pastorizia è solo accennata. La spinta del governo verso un’eccessiva burocrazia, una legislazione che allontana invece di proteggere, è solo accennata. Qui il focus è più intimista, e tende alla fiaba agrodolce. La ricerca di sé stessi passa attraverso le sveglie all’alba, le malattie degli animali, gli attacchi dei lupi. Con un sentimento che fiorisce in modi più o meno probabili (…) Fino alle montagne si muove su sentieri già battuti, osando pochissimo. Utilizza l’espediente della storia vera, però aggiunge quasi nulla a quello che già conosciamo. A essere vincente è la volontà di evadere, l’escapismo, un elemento sempre più attuale su cui è necessario riflettere. Gli scritti di Thoreau (Walden ovvero Vita nei boschi ma anche Disobbedienza civile) sono sempre più attuali. E lo spirito di Thoreau continua a vivere. (…) Deraspe con Fino alle montagne realizza un film poco ambizioso, ma comunque sincero. Incarna un’ossessione che sfocia nella fantasia, reale e impossibile allo stesso tempo. E ammicca a un significato più alto: cercare i pastori giusti in un mondo abitato da pecore.
Gian Luca Pisacane – cinematografo.it
Dopo l’allegoria politica di Antigone, Sophie Deraspe adatta il romanzo autobiografico del vero Mathyas Lefebure, “D’où viens-tu, berger?”, e si confronta con i limiti della condizione umana di fronte all’indifferenza (e alla bellezza) della natura (…) L’evoluzione di Mathyas non sta tanto nel suo entrare in relazione con la natura – che rimane inospitale e dura per chi ingenuamente vuole farvi ritorno – quanto nel passare dalla solitudine alla condivisione. Se nella prima sequenza, leggendo una sua lettera a casa, il ricco pubblicitario canadese sembra imporre la sua volontà senza curarsi di chi lo aspetta (e nell’assolata Provenza non si discosta molto dal londinese in vacanza di Un’ottima annata), nel resto del film imparerà a prendersi cura di qualcuno -del gregge, naturalmente, ma soprattutto di Élise. E proprio quest’ultima, che passa dall’immaterialità della parola (molto bella la corrispondenza con Mathyas nella prima parte) alla certezza dei gesti, è in realtà la protagonista inattesa del film, bilanciamento necessario sia delle certezze sia dei dubbi della sua controparte maschile. La grande sensibilità di Deraspe, che ha scritto il film con lo stesso Lafebure, consiste soprattutto nel lasciare ai personaggi il tempo e lo spazio (tanto spazio, nelle splendide e selvagge alture della Provenza) di accettare i cambiamenti, attenta più ai dilemmi interiori e alle battaglie delle idee che all’evoluzione drammatica del racconto. Ciò che potrebbe essere scambiato per un problema del film – la sua durata estesa rispetto all’indefinitezza narrativa – è in realtà una forza, dal momento che a Deraspe interessa soprattutto il riflesso della natura sul corpo e la mente dei protagonisti…
Roberto Manassero – mymovies.it