Gertrud

Carl Theodor Dreyer

Gertrud ha sempre aspirato all’amore assoluto, ma nella sua vita ha conosciuto molte delusioni: prima con il marito, un politico ambizioso ed insensibile, poi con un giovane artista vacuo e immaturo. Il bilancio della sua esistenza, che tenta, ormai anziana, con un amico sincero, non è tuttavia negativo; la sua epigrafe sarà: “tutto è amore”.


Danimarca 1964 (119′)
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     Ultima regia di Carl Theodor Dreyer, Gertrud è un’opera testamentaria, affascinante e misteriosa, tratta da un dramma di Hjalmar Soderbergh. Accolta all’uscita da pesanti stroncature, con gli anni è stata rivalutata da molti osservatori che ne hanno messo in luce i moltissimi pregi. Stilisticamente magnifico nella sua cadenzata costruzione in lunghi piani-sequenza, il film riassume nella splendida figura di Gertrud l’intera galleria delle eroine dreyeriane. Coerente fino in fondo con se stessa e animata da un insaziabile desiderio d’amore assoluto, Gertrud come Giovanna d’Arco e la Anne di Dies irae (1943) è messa ai margini da una società maschilista incapace di comprenderne le esigenze profonde. Ai tre uomini di Gertrud, un avvocato, uno scrittore e un musicista, simbolicamente chiusi nella comune cieca subordinazione al testo scritto (codice, poesia o partitura che sia) e alle egoistiche ambizioni personali, manca la capacità di abbandonarsi all’amore in modo totalizzante e libero. Alla protagonista non rimane così che scegliere la via dell’isolamento e la consolazione del ricordo, all’insegna del motto Amor Omnia. Con queste due parole si chiude la filmografia di uno dei cineasti tra i più decisivi del ventesimo secolo, capace di influenzare con le sue opere intere generazioni di ammiratori.

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Gertrud è una donna dell’alta società svedese con una carriera di cantante lirica alle spalle ed è sposata con un facoltoso avvocato, Gustav Kanning, che sta per ottenere una nomina a ministro. Nello stesso giorno in cui il marito attende la chiamata da parte del capo del governo, Gertrud viene a sapere che il suo amante di un tempo, il poeta Gabriel Lidman, è rientrato in città per prendere parte al banchetto organizzato dall’università in occasione del suo cinquantesimo compleanno. Gertrud, presagendo che la nomina del marito a ministro la legherà ancor di più a lui, gli confessa che è innamorata di un altro uomo e che dunque non resta loro che la separazione; alle richieste di chiarimenti del marito, la donna risponde di non essersi mai sentita veramente amata e di aver sempre avuto la certezza che il suo lavoro venisse prima di ogni altra cosa, compreso l’amore, che per lei invece è tutto. Più tardi, con il pretesto di volersi recare al teatro dell’opera da sola, Gertrud incontra in un parco il suo amante, il giovane musicista Erland Jansson. Insieme ricordano i tempi del loro primo incontro e poi trascorrono la notte assieme a casa di lui. La sera del banchetto, mentre Gustav sta facendo un discorso, Gertrud ha un malore e si ritira in un’altra stanza, dove rivede un vecchio amico dottore, Axel Nygen, che sta compiendo studi di psicologia e di psichiatria a Parigi. Poco dopo la donna ha un colloquio intimo con Gabriel, il quale le confessa di essere ancora innamorato di lei e di aver sofferto molto nel sentire Erland che ad una festa privata si vantava con gli invitati parlando di Gertrud come della sua ultima conquista. Il poeta, vedendo che Gertrud non lo ama più, si abbandona alla disperazione e si allontana. Gustav raggiunge la moglie e le propone di cantare qualcosa facendosi accompagnare al pianoforte da Erland, ignorando il fatto che proprio il musicista è l’amante di Gertrud. Lei inizia a cantare ma, vinta dall’emozione, si sente male e perde conoscenza. Il giorno seguente la donna chiede a Erland di partire con lei; egli rifiuta, rivelandole che ha un’altra amante dalla quale aspetta un figlio. Gertrud ritorna a casa e trova Gabriel che vorrebbe convincerla a riprendere la loro relazione. Lei allora gli racconta di quando, molto tempo prima, trovò per caso nello studio del poeta un foglio di appunti con scritte alcune righe sull’inimicizia tra l’amore della donna e il lavoro dell’uomo. Quella breve nota fu considerata da Gertrud come una prova che Gabriel non l’amava e da lì ebbe fine il loro rapporto. Gustav si unisce a Gertrud e Gabriel e li invita a festeggiare con un brindisi la sua avvenuta nomina a ministro. Rimasto solo con la moglie, egli le propone di restare ugualmente accanto a lui anche se non lo ama più; la donna non intende scendere a un simile compromesso e Gustav, in preda all’ira, la scaccia. Gertrud si reca a Parigi per studiare alla Sorbona con l’amico medico. Passano circa trent’anni. La donna vive adesso in una piccola casa di campagna, con la sola compagnia di un vecchio domestico. Il dottor Nygen le fa una breve visita: insieme a lui Gertrud ricorda i tempi di Parigi e gli restituisce alcune lettere che lui le aveva scritto. È una donna senza rimpianti. La sua vita è stata spesa per l’amore, per donarlo agli altri e ciò le ha permesso di non venire annullata dalle delusioni e dai fallimenti. A conclusione della sua esistenza la donna può dire: ”sei forse bella? No, ma ho amato. Sei forse felice? No, ma ho amato”

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