Un’epopea lunga 45 anni alla ricerca della libertà di essere se stessi: ne è protagonista Aniela, che fin dalla prima infanzia si riconosce come donna, anche se alla nascita è assegnata come maschio, con il nome di Andrzej. Nonostante un matrimonio con due figli, Aniela anno dopo anno capisce che la sua vita non riflette la sua identità e sente il bisogno di vivere apertamente come donna portandola a intraprendere un percorso di affermazione di genere lungo il quale incontrerà solo ostilità: dal governo polacco contrario al riconoscimento di genere, ai familiari tutti rigorosamente cisgender.

Kobieta z…/ Woman Of
Polonia/Svezia 2023 (132′)


L‘opera dei registi polacchi Małgorzata Szumowska e Michał Englert si apre con l’immagine della protagonista su un ponte, metafora potente di un viaggio lungo un’intera vita alla ricerca di se stessi, della transizione verso il genere a cui ci si sente di appartenere a discapito di quanto la natura ha stabilito. Questa sono io parte dall’infanzia, passa dall’adolescenza e inizia ad approfondire Aniela Wesoły nella piena maturità, già padre per due volte e sempre più consapevole del proprio stato. I movimenti di macchina ora frenetici, ora inesistenti, la manipolazione del tempo diegetico, il ricorso a un formato retrò gridano a un cinema dalla grande qualità estetica. Una grandezza non legata solo alla capacità di raccontare in maniera estremamente realistica e delicata una tematica scomoda (soprattutto in Polonia) come la disforia di genere, ma soprattutto di averlo fatto senza rinunciare a raccontare come l’evolversi della storia in Aniela vada di pari passo con la Storia dello Stato. Dal comunismo alla caduta del muro, dall’uscita di film come Pretty Woman e La doppia vita di Veronica all’elezione a pontefice di Giovanni Paolo II, la storia individuale e la storia collettiva si mescolano in maniera mirabile e incisiva, lanciando anche una forte stoccata di denuncia nel finale. Un’impresa rara per il cinema contemporaneo quella di raccontare tutto senza fare confusione, trovando un cassetto per ogni emozione, personaggio e avvenimento storico. In conclusione, una pellicola bigger than life, che porta lo spettatore a uno spaccato di una potenza rara.
longtake.it
Woman Of (un titolo che è un omaggio ad Andrzej Wajda) di Malgorzata Szumowska e Michal Englert, coppia già autrice di Never Gonna Snow Again, attraversa 45 anni di storia della Polonia nel passaggio dal comunismo al capitalismo, da Solidarnosc fino alle chiusure grette e conservatrici dei giorni nostri, esplorando il diniego e l’ipocrisia, anche di matrice religiosa, che un desiderio come quello di Andrzej suscita nelle persone e nelle istituzioni. Andrzej sa arrampicarsi ovunque per guadagnare una prospettiva alta sugli uomini e le cose, ma tutti invece lo costringono a rimanere rasoterra, quando lui vuole solo non dover più fingere con nessuno a proposito della propria identità, e diventare finalmente se stesso. Dalle belle sequenze iniziali, quasi mute e improntate ad un’estetica luminosa e colorata, si passa a scene melodrammatiche che confermano la tendenza del cinema a trattare la transizione di genere unicamente in termini di tragedia personale dalle conseguenze nefaste. La storia di Andrzej però è anche una metafora della società polacca incapace di gestire la transizione sperata verso una società più aperta, illuminata e, ovviamente, solidale. i due registi hanno evidentemente fatto un capillare lavoro di ricerca sulle esperienze reali delle persone in transizione e Malgorzata Hajewska-Krzysztofik sa interpretare Andrzej nel processo di diventare Aniela in maniera molto convincente…
Paola Casella – mymovies.it
Note di regia: Kobieta z… è un film davvero importante per noi, frutto di tanti anni di lavoro e infiniti incontri con persone transgender, persone di tutte le età che vivono in Polonia da molti anni, e che gentilmente si sono fidate di noi e hanno condiviso le loro storie. Aniela – che nel suo faticoso percorso verso la libertà ha vissuto come uomo per quasi metà della sua vita in una cittadina di provincia – ci è sembrata un simbolo, una metafora della transizione della Polonia, riflesso di una società che in passato si era unita per far crollare il regime comunista. Quella stessa società oggi favorisce la polarizzazione delle opinioni, ed è riluttante ad accettare convinzioni che in altre parti del mondo sono ormai da tempo diventate norme sociali. Il titolo del film è un esplicito riferimento al nostro maestro, Andrzej Wajda (L’uomo di ferro, L’uomo di marmo). In un momento in cui lo spazio del cinema viene sempre più occupato dai social media, abbiamo sentito il bisogno di raccontare la straordinaria storia di Aniela, ponendo domande e inserendo gli elementi classici del genere cinematografico cui il film appartiene. In Kobieta z… appaiono varie persone transgender, che recitano in ruoli trans e cis, mentre molti appartenenti alla comunità LGBTQ+ hanno fatto parte del team di produzione. Speriamo che il film aiuti a comprendere cosa significhi essere trans, e accresca il sostegno a leggi che garantiscano una vita sicura. Il film non vuole giudicare nessuna delle posizioni presentate; il suo elemento più significativo è l’umanità che traspare dalla commovente storia dei protagonisti, seguiti con rispetto dalla nostra macchina da presa.