Settembre 2007, Trieste. Fred, diciottenne svedese esuberante e coraggiosa, arriva in città per frequentare l’ultimo anno di un Istituto Tecnico. Si ritrova a essere l’unica ragazza in una classe di soli maschi e catalizza l’attenzione di tutti, in particolare quella di tre amici: Antero, affascinante e riservato; Pasini, seduttore istrionico; Mitis, bonaccione protettivo. I tre sono legati tra loro da quando hanno memoria. L’arrivo di Fred sconvolge il loro equilibrio, mettendo a dura prova la loro amicizia. Mentre ognuno di loro la desidera segretamente per sé, Fred vuole essere ammessa nel gruppo, ma le viene chiesto continuamente di sacrificare qualcosa di sé per diventare una di loro.

Italia/Francia 2025 (102′)
VENEZIA 82°: Premio Orizzonti per il miglior attore
VENEZIA – A partire dal racconto omonimo di Giani Stuparich, Laura Samani riadatta la vicenda di una ragazza che si trasferisce in una nuova città e finisce in una scuola frequentata da soli maschi, aggiornando la storia dai primi anni del 1900 ai primi anni 2000. Nella versione di Samani, Fredrika, detta Fred, arriva a Trieste da Stoccolma con il padre, che avrà l’ingrato incarico di ottimizzare una impresa navale in crisi, e viene inserita in un istituto professionale in una classe tutta maschile, dove dovrà capire come muoversi per arginare gli atti di bullismo e farsi degli amici. Troverà in un terzetto composto da Antero (il sentimentale), Mitis (il pacioccone) e Pasini (lo splendido) una intesa che evolverà nel corso dell’anno..

Ciò che colpisce di questa rappresentazione dell’adolescenza predigitale, in cui ancora gli smartphone non sono entrati nelle dinamiche relazionali, è la tridimensionale rappresentazione dei ragazzi, che non sono solo bulletti o solo insicuri o solo tesi verso la sensualità di questa giovane donna con cui devono convivere: sono tutto questo insieme e anche di più. Samani riesce a restituire una rappresentazione dei giovani maschi che non si appiattisce su stereotipi ma invece gli gira intorno, scoprendoli e negandoli. Questo è stato possibile anche attraverso una scelta di casting di tre giovani alla prima apparizione sullo schermo, che recitano senza tutti quei fastidiosi orpelli che ormai troppo spesso sappiamo indicare sulle performance degli attori e attrici italiani più rodati. Un anno di scuola è pervaso da un’atmosfera di spontaneità, di semplicità, tale da permetterci di accettare pregi e difetti di un gruppo di individui in formazione che prendono progressivamente consapevolezza di sé proprio grazie al confronto.
Un film con una grande valenza educativa, che potrebbe spingere gli adolescenti (ma perché no, anche gli adulti) a soffermarsi sui propri comportamenti, analizzarli e decidere se effettivamente ci rappresentano, liberandoci da una serie di vincolanti preconcetti. Una nota va aggiunta sulle musiche, che spaziano dal rock (ascoltato da Antero per “fare l’alternativo”) ai Prozac+, che accompagnano puntualmente esperienze e condivisioni dei ragazzi (come può non sciogliersi il cuore di noi spettatori sui trent’anni nel rivedere quel gesto di cedere una cuffietta, ancora col filo, al proprio innamorato?).

Anche la dimensione “analogica” di un mondo in cui ancora si parlava dei libri letti e si passavano le sere con banali chiacchere potrebbe essere uno stimolo per spettatori di tutte le età proprio in virtù della frenetica dissociazioni che viviamo oggi sempre mediati da un’attività costante di scrolling, telefonate e whatsapp. Nel panorama del cinema italiano contemporaneo Samani con questo film lascia il terreno del “film d’arte” come era il suo precedente Piccolo corpo per affacciarsi con grande capacità al cinema più commerciale con una storia semplice e ben raccontata.
Arianna Vietina – MCmagazine 105



