giugno 2010

trimestrale di cinema, cultura e altro... ©

n° 28
Reg.1757 (PD 20/08/01)

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...Ed è appunto il fare cinema a riassumere lo stimolo inferto dalle numerose proposte contenute nelle se(le)zioni della rassegna del capoluogo subalpino, e allo stesso tempo probabilmente il vero sentore interpretativo ideale per affrontare lo slancio di rinnovamento ingenito nelle opere prime o seconde, così come nelle commistioni mediali insiste in molte creazioni di nomi fino a prima sconosciuti o, infine, in una sorta di reflusso visionario del già visto (o vedibile) e per questo ancor più invisibile, la riproposizione perturbante di ogni frammento dell’arte avanguardista di autentici maestri (Nagisa Oshima e Nicholas Ray). Una proposta di titoli, autori, generi, sperimentazioni, retrospettive (tra cui una mini personale del giovane - classe 1970 - e già cult, cineasta danese Nicolas Winding Refn) in grado di rappresentare e palesare il movimento impreciso e ineludibile dell’immaginazione del filmabile, dov’è evidente ancora una volta l’opera alacre del sogno come rimedio inclito e munifico all’incedere mortifero della vita.
Di certo, a conti fatti, ogni scelta operata dallo spettatore nel programma di
Torino 27 apre a un approfondimento e a una mancanza, generando in questo modo appunto quel conflitto tipico della produzione filmica. Il risultato è un insieme unico e relativo, che in questo caso, si può qui tradurre in identificazioni di riferimento verso i quali è senza dubbio doveroso riempire uno spazio e aprire il ricordo. In questa personale organizzazione della materia, ciò che più traspare e si manifesta, in una sorta di esigenza formale, è di sicuro la sperimentazione di genere, e la proiezione dei generi al di là della conscia e dichiarata assunzione e assimilazione da parte del soggetto di un modello denotativo univoco e comprensivo.

Alessandro Tognolo