marzo 2020

periodico di cinema, cultura e altro... ©
 

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Reg.1757 (PD 20/08/01)

 
 

  ALTRE VISIONI                                               

 

serie tv

New York, Time Square: folla di turisti, luccicare di insegne, il cuore pulsante della grande mela...

Rewind! Facciamo un salto indietro di quasi mezzo secolo ed è ben diverso il volto di quel quartiere della 42° strada, conosciuto negli anni '70 come The Deuce (letteralmente “il diavolo”), la zona franca del sesso, della prostituzione.
Ed è in questo mondo lontano, per molti sconosciuto che ci immerge
The Deuce – La via del porno, serie HBO (Sky Atantic): tre stagioni, 25 episodi in tutto (8 la prima, 2017 – 9 la seconda, 2018 - 8 la terza, 2019).
Il quotidiano di The Deuce è fatto di prostitute navigate per le quali il sesso a pagamento è routine, di papponi afroamericani che le trattano ora come amiche-fidanzate ora come carne da macello, di giovani ragazze che arrivano dalla provincia e che trovano lì la loro “strada”. Un'ambientazione certo becera e “amorale” ma nella quale David Simon (autore dello storico The Wire) e George Pelecanos innestano storie e protagonisti di complesse personalità.
Su tutti Vincent Martino che cerca di tenersi fuori dalla mischia “sporca” di The Deuce e che ambisce a gestire un locale in cui essere barman amato e rispettato, e Eileen-Candy, puttana “indipendente” che scoprirà una possibile emancipazione attraverso la professionalità di regista di film hard-core.

Su queste due figure chiave (interpretate magistralmente da James Franco e Maggie Gyllenhaal) si innestano altri volti e altri personaggi: da Lori che, arrivata a New York ingenua e spaesata, diventa un “nome” nel giro fino a sfondare ed affermarsi come star nel settore della porno-cinematografia, a Paul che traccia la via all'affermazione del mondo gay focalizzando amicizie disinibite, locali raffinati, provocatorie esperienze cinematografiche, l'incubo dell'AIDS...

In più l'affascinante Abby, ex studentessa, prima barista per Vincent (allo Hi-Hat) e poi sua tormentata compagna.

Sì perché la vita di Vincent, che è il fulcro di The Deuce, è zeppa di soddisfazioni ma anche di difficoltà e contraddizioni: al suo fianco ha il fratello gemello Frankie (sempre James Franco) che è una vera mina vagante (giocatore incallito, spavaldo gestore di bordelli e peep-show, produttore di cinema a luci rosse, spacciatore) mentre, come fiduciario negli affari della Deuce, trova spalla in Rudy, un “paterno” mafioso, che gli apre le strade del successo e lo protegge provando a disinibirlo verso una visione più cinica e capitalistica del suo lavoro.

Vincent in fondo è un puro, un tradizionalista mancato (la separazione dalla moglie è una spina nel fianco della sua prospettiva esistenziale), uno che rispetta le donne e ha fiducia nel mondo; la sua crisi di barman “subalterno” alla supervisione dei traffici loschi di Frankie e Rudy va in parallelo con la sua complicata relazione, con lo scollamento sentimentale da Abby, la quale ha una visione della realtà meno ipocrita e più emancipata, che sposa i movimenti femministi, azzarda il libero sesso (anche lesbico) e che sogna un'estraneità da quel magma mafioso che Vincent sente solo come facciata, ma che non può prescindere da crudeltà e violenza.

The Deuce si dipana in tre stagioni: la prima (1972) totalmente immersa nell' “occupazione dei marciapiedi”, la seconda (dal 1978) rinnovata dal boom del cinema porno, la terza (si apre con il capodanno del 1985) segnata dalla “riqualificazione” del quartiere volta a spegnere ogni spirito libero di quell'ormai mitico ambiente. L'epilogo è nel 2019, col riaffiorare di memorie e personaggi che si concretizzano di fronte a Vincent, ormai anziano e disilluso, mentre passeggia per quelle strade che una volta erano The Deuce e “reincontra” quanti l'hanno accompagnato nella sua esistenza. È un momento nostalgico e catartico, che rende omaggio alla tenacia di Candy (sul giornale leggiamo del suo successo come regista), concede un amaro sorriso al ricordo della scapestrato Frankie, chiude su una fugace apparizione di Abby, che, intuiamo, ha intrapreso con successo una carriera forense.

Tutti personaggi che ci sono entrati nel cuore (che tristezza il tacito addio tra Vincent e Abby), tutto in un ambiente di corale e verace umanità con cui The Deuce è riuscito a dar voce forte e chiara al complesso ridimensionamento economico-urbanistico e alla trasformazione socio-cultuale di una New York mai come qui vista come cuore pulsante della contraddittoria realtà del sogno americano.

APPUNTI

Le sigle di testa: nella prima stagione Curtis Mayfield (Don't Worry / If There's a Hell Below We're All Gonna Go), nella seconda Elvis Costello (This Year’s Girl), nella terza Dreaming dei Blondie alla cui The Sidewalks of New York (nella versione di Debbie Harry) è affidato l'accompagnamento della passeggiata finale di Vincent.
Montaggio e movimenti di macchina: da segnalare la riuscita sincronia di montaggio che riassume situazioni e personaggi nel finale delle prima stagione (tecnica ripresa anche in altre occasioni “conclusive”) e il sinuoso piano sequenza che apre la seconda stagione (episodio 1, La nostra "Raison d'Etre").

  Ezio Leoni

 
 

in rete dal 17 marzo 2020

 
 

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