A Bigger Splash
Luca Guadagnino - Italia 2015 - 2h

VENEZIA 72 - Concorso

    Il primo film a venire in mente guardando A Bigger Splash non è La piscina (1969) di Jacques Deray anch’esso ispirato allo stesso soggetto di Alain Page, e “figlio” di un’illustrazione di David Hockney. La cornice agreste della nostra penisola, la natura solidamente borghese dei personaggi, i tormenti repressi dei più giovani e le disillusioni bohémien dei più maturi, lo sguardo straniero (ma non esterofilo) in terra italiana, rimandano piuttosto a Io ballo da sola - Stealing Beauty di Bernardo Bertolucci. Non sorprende più di tanto la reazione "sciocchina" della platea degli accreditati stampa all’anteprima di Venezia 72 (dove era presente in Concorso): ogni film di Guadagnino, sin dall’esordio The Protagonists passando persino per i corti, è sempre approdato al Lido attirandosi sguardi malevoli. Persino Io sono l’amore aveva guadagnato degli agguerriti detrattori, che si sono poi moltiplicati quando è arrivato il successo internazionale (oltre alla nomination all’Oscar). L’accusa più comune (e più ridicola) al film è quella appunto di esterofilia, con l’aggravante (ancor più ridicola!) di scuotere l’orgoglio nazionale (sic) con il personaggio del maresciallo dei carabinieri, interpretato da Corrado Guzzanti, fan sfegatato della cantante protagonista.
La verità è un’altra. Guadagnino, forte delle tante esperienze all’estero, dimostra un’eleganza nel girare, e nell’utilizzare un ottimo cast internazionale, assolutamente scevra dalla legnosità e dalle stucchevolezze di rappresentazione dei suoi colleghi tricolore nella stessa situazione. Lo spettatore si fa piacevolmente trascinare dalla furia gigioneggiante di Ralph Fiennes, ed è costretto ad ammettere a se stesso che le acerbità del passato dell’autore si sono gradevolmente smussate, sfociando in uno stile che riesce felicemente a coniugare l’egocentrismo dei personaggi con il loro colpevole scollamento dalla realtà. Riprendendo il confronto con Bertolucci, diciamo che così come quelle colline toscane traboccanti di bellezza facevano da contrappunto alle pudiche pulsioni post adolescenziali di Liv Tyler, che ne risultavano così esaltate nella loro innocenza, nel film di Guadagnino la natura selvaggia e rigogliosa di Pantelleria, “addomesticata” alla quiete vacanziera delle due coppie protagoniste (un regista indipendente e una cantante senza voce, il di lei maturo produttore musicale e una ragazzina che forse è sua figlia), sottolinea in maniera esasperata la loro alterità rispetto alla miseria del mondo che sta a due passi da loro. Questo anche se a Guadagnino, in verità, non interessa veramente contrapporre questa alta borghesia alla fame dei clandestini che sbarcano sull’isola, quanto piuttosto far impattare la sinistra, e per certi versi funebre, energia vitale dei personaggi con una realtà livida, priva di appigli di vera umanità.
Stilisticamente, le inquadrature documentarie dei campi di accoglienza dei profughi riescono a non mescolarsi mai con l’etereo mondo di futilità di Marianne Lane e compagnia. Ed allora appare la vera chiave di lettura di
A Bigger Splash, che fa appassionare ad una ronde di umanità annoiata e poi ne relativizza l'inevitabile dramma. Un buon risultato per il regista siciliano, che dimostra uno sguardo all’altezza delle proprie ambizioni. Altro che sdegno in sala!.

Pietro Liberati - novembre 2015 - pubblicato su MCmagazine 38