A Mighty Heart - Un cuore grande
Michael Winterbottom - USA 2007 - 1h 48'

     Il 23 gennaio 2002 Daniel Pearl, corrispondente dal Pakistan del "Wall Street Journal", è rapito mentre conduce l'inchiesta su un'organizzazione terroristica. Il mondo vedrà via Internet la sua morte, avvenuta secondo il macabro rito della decapitazione. Resta la moglie Mariane, incinta di sei mesi, che scriverà sulla vicenda il libro cui Mighty Heart - Un cuore grande si è ispirato nella ricostruzione dei fatti. Michael Winterbottom film successivo in archivio era già laureato a pieni voti nel docu-drama, genere cui l'industria cinematografica anglosassone ricorre ormai sempre più spesso quando vuole produrre film "adulti".
Premiato due volte con l'Orso d'oro a Berlino per storie improntate agli scenari della politica contemporanea e del cosiddetto scontro di civiltà (Cose di questo mondo,
Road to Guantanamo), questa volta il regista inglese si è dato, però, un compito più difficile: trarre da una storia vera un film concepito nel circuito hollywoodiano, prodotto da una star (Brad Pitt) e interpretato dalla sex-bomb più plastificata del cinema odierno. Ciò non bastando, si trattava di mettere in scena un thriller dalla fine già nota.
Winterbottom ha accettato la scommessa con l'ardimento di quel regista eclettico, capace, intelligente che è. Pur guardandosi dal dilapidare il potenziale emotivo della storia, emblematica della figura del giornalista-martire (Pearl ha anche il coraggio di assumere, nella minaccia incombente, le proprie origini ebraiche), la regia si studia di prendere la giusta distanza tra emozione e osservazione, pudore ed empatia. Lo fa ricorrendo a uno stile para-documentaristico: macchina da presa instabile, immagine "sporcata", ritmo di montaggio ansimante, come a tradurre visivamente la sofferenza di Mariane.
Attraverso la donna, infatti, è focalizzato il dipanarsi degli eventi; mentre la sua casa di Karachi si trasforma in un quartier generale operativo, popolato da poliziotti, specialisti dell'antiterrorismo, giornalisti, dove le notizie s'intrecciano contraddittorie alternando angoscia, speranza, disperazione. L'opzione della regia a favore del realismo funziona, come funzionano il contrasto fra la casa e le vie della città orientale, ai nostri occhi minacciose e impenetrabili. E funziona anche la Jolie, che disegna un carattere di moglie coraggio convincente oltre le previsioni, malgrado la scelta di moltiplicare le inquadrature "strette" sul suo viso.
Mighty Heart, insomma, non sprofonda nelle convenzioni di Hollywood, contrariamente a quel che si poteva temere. La cosa più apprezzabile, anzi, è il modo in cui tiene a una certa "distanza" lo spettatore: ammettendolo nella situazione come un testimone, tollerato sì ma sempre un po' intruso…
Risolvendo tutto nel resoconto dell'inchiesta di Mariane, il film lascia forse troppo da parte il contesto in cui si svolgono gli eventi, con i relativi aspetti politici, culturali e morali. Anche qui Winterbottom, che ha già provato di essere tutt'altro che un integralista antislamico, avrebbe potuto spendere, meglio di altri, una buona parola.


Roberto Nepoti
- La Repubblica

i giovedì del cinema invisibile TORRESINO gennaio-marzo 2008