Al di là delle montagne (Shan He Gu Ren)
Jia Zhang-Ke - Giappone/Cina/Francia 2015 - 2h 11


   Dovessimo indicare dieci grandi cineasti capaci di raccontare i mutamenti del presente, il cinese Jia Zhang-kefilm precedente in archivio sarebbe sicuramente nel gruppo. Eppure ogni volta che esce un suo film bisogna ripartire da zero. Per un regista abbonato a Cannes e Venezia (...) è un bel paradosso. Il provincialismo del nostro mercato e la dittatura del doppiaggio certo non aiutano. Ma è un peccato anche perché Jia, come ogni grande narratore, sa illuminare il suo angolino di mondo come se fosse nostro, cancellando d'un colpo abissali differenze di lingua e cultura. Prendiamo questo Al di là delle montagne (...) può sembrare una grande allegoria confusa e macchinosa, e tornano in mente gli scivoloni di maestri come Wenders e Wong Kar-wai. Invece il film vive di idee semplicissime, fisiche, immediate, che aderiscono come una seconda pelle a personaggi e destini. A partire da quel primo e sfrenato ballo collettivo, che traduce come meglio non si potrebbe il desiderio di cambiamento, la sete di piacere, la febbre di vivere che si è impadronita della Cina e dei cinesi. Finalmente, insomma, un film che interroga corpi, spazi, luce, paesaggi, durata. Accordando sentimenti personali e mutamenti collettivi in una musica unica e speciale, nuova e insieme immediatamente comprensibile, che è il marchio distintivo del grande cinema. Il tutto raccontato con un'adesione fisica e emotiva ai suoi protagonisti di grande impatto (...). La Cina non è mai stata così vicina. Purtroppo..

Fabio Ferzetti - Il Messaggero

   Il tema del film è semplice e non certo nuovo: come resistono al passare del tempo i sentimenti umani? Quello che però fa la specificità del film di Jia Zhang-ke Al di là delle montagne è come il regista cinese affronta questo tema, come lo «piega» alla sua visione del cinema e delle cose, come lo declina di fronte alle reazioni dei suoi personaggi, come lo confronta con l'evoluzione degli avvenimenti. In una parola, come quel tema così semplice e risaputo diventa cinema. (...) Jia è probabilmente il più conosciuto e bravo dei giovani protagonisti del cinema cinese (...): lontano dall'idealizzazione del mondo arcaico delle campagne ma anche dagli incubi delle megalopoli come Pechino e Shanghai al centro dei film di chi l'aveva preceduto, ha saputo raccontare quella Cina di mezzo su cui è caduto il peso del la modernizzazione e sta pagando lo scotto maggiore delle nuove forme di organizzazione sociale, proprio come è successo nella sua città natale, Fenyang, nel nord della Cina, dove inizia anche Al di là delle montagne. (...) Una stessa storia divisa in tre periodi (dove quello ambientato nel futuro è di fatto il ritratto appena un po' romanzato di un possibile presente) e che Jia utilizza non solo per scavare nella fragilità e nella volatilità dei sentimenti umani ma anche per raccontare la mutazione antropologica del proprio Paese e dei propri concittadini. È questo il nodo del film e la sua forza, che la messa in scena sottolinea a partire dal diverso formato dell'immagine («classico» nel 1999, «panoramico» nel 2014, «scope» nel 2025), utilizzato però con una curiosa inversione di senso: più si allarga l'inquadratura più si riduce lo spazio dedicato al paesaggio per portare in primo piano i volti dei vari personaggi. Jia non è mai didascalico, non cerca di lanciare messaggi agli spettatori, piuttosto chiede loro di mettere assieme i vari «segni» che la sua macchina da presa coglie, a volte anche in maniera apparentemente incongrua, come il giovane che porta in giro l'alabarda col pendaglio rosso tipica della divinità mitologica Guan Gong (...). O come la tigre in gabbia o il camion carico di carbone che non riesce a rimettersi in cammino. Oppure scegliendo canzoni che illustrano precisi stati d'animo, come «Go West» dei Pet Shop Boys il cui fascino libertario accende un sogno di cui non si misureranno le conseguenze o come la pop star cantone se Sally Yeh che canta «Take Care», il cui testo esalta il valore eterno di quei sentimenti che invece i protagonisti del film hanno tradito. A ribadire una complessità e un'ambiguità che i vent'anni di vita cinese raccontati dal film hanno mostrato al lavoro sulle persone.

Paolo Mereghetti - Il Corriere della Sera



promo

Cina, alla fine del 1999. Tao, è una ragazza di Fenyang corteggiata da due amici d'infanzia: Zhang, proprietario di una stazione di servizio destinato a un brillante futuro, e Liangzi, che lavora invece in una miniera di carbone. Divisa tra i due uomini, Tao farà una scelta che segnerà il resto della sua vita e quella del suo futuro figlio, Dollar. Venticinque anni dopo, tra la Cina che è radicalmente cambiata e l'Australia come promessa di una vita migliore, tutti i protagonisti verranno messi di fronte al proprio destino... Malinconico e sincero Al di là delle montagne fa capire meglio di tanti saggi il modo devastante in cui modernizzazione e crescita economica stanno distruggendo l'identità della Cina. Ma è anche un film che risolve il discorso nel tessuto della narrazione, focalizzandosi sui personaggi e giocando sul flusso dei sentimenti: Jia Zhang-Ke sa raccontare con una freschezza dello sguardo ed un'energia che commuovono.

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LUX - maggio 2016

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