Alta fedeltà (High Fidelity)
Stephen Frears – USA 20001h 53’

da La Repubblica (Roberto Nepoti)

       Se metà dei film che transitano per i nostri schermi sono commedie sentimentali, era un bel po' di tempo che non se ne vedeva una divertente e intelligente, aggraziata e disincantata come Alta fedeltà. All'origine c'è il best-seller omonimo dell'inglese film precedente in archivioNick Hornbyfilm successivo in archivio e britannico, anche se spesso attivo negli States, è il regista Stephen Frears film successivo in archivio. Però la produzione è americana, americani gli attori e la screenplay sposta l'azione da Londra a Chicago. Fino dalla prima scena Rob (John Cusack, anche co-sceneggiatore), che gestisce un piccolo negozio di dischi nella "wind city", si rivolge direttamente allo spettatore. Lo farà lungo l'intero film, per comunicargli le sue personali classifiche top-five su tutto: dalle cinque canzoni più belle alle cinque donne della sua vita. La prima, dopo una love-story durata sei ore, lo ha piantato alle medie; poi, via via, lo hanno lasciato le altre. L'ultima, Laura (Iben Hjejle), se n'è appena andata di casa. Mentre si chiede che cosa non vada in lui (ma nel frattempo non si nega un'avventura con la bella cantante country Lisa Bonet), divide le giornate con i suoi due dipendenti: il timido Dick e Barry, bestione musicomane che spaventa i clienti. In realtà Rob è un maschietto contemporaneo come tanti altri, allo stesso tempo bugiardo e sentimentale, bisognoso di trasgressione e ansioso di stabilità; abituato a filtrare le emozioni attraverso le canzoni che ama. Altà fedeltà è il tipo di commedia che ti fa sentire a casa fino dalle prime inquadrature; un po' attuale, come lo è sempre una storia di sentimenti, un po' fuori-moda, come i dischi di vinile che il protagonista si ostina a vendere contro l'imperante tecnologia del CD. Meno "sociale" che nei film realizzati in Inghilterra, meno preoccupato di quando dirige ad alto budget per Hollywood, Stephen Frears appare perfettamente a proprio agio: muove i personaggi sulle note di una ricchissima colonna sonora, fa colloquiare Rob con Springsteen, si avvale di un cast femminile che include la star Catherine Zeta-Jones, la musa del cinema indipendente Lili Taylor e Joan Cusack (sorella di John nella realtà) nella parte di un'amica. Divertente, benché sovraccaricato, il "cammeo" di Tim Robbins, rivale in amore col codino alla Steven Seagal. Ma si consiglia di tenere d'occhio soprattutto Jack Black nella parte di Barry, il commesso fanatico del pop: già visto sullo schermo in piccoli ruoli, cantante dei Tenacious D., Black è una specie di John Belushi prima maniera, di irresistibile simpatia.

da Film Tv (Emanuela Martini)

         «Che cosa è nata prima, la musica o la sofferenza?», si chiede nella prima scena di Alta fedeltà, guardando in macchina, Rob Gordon, trentacinquenne circa, una vita all'insegna della delusione sentimentale e della passione per la musica rock. E attacca il lungo monologo che ci accompagna per tutto il film, per una volta una voce "in campo" che s'interroga, ferisce, si diletta di autolesionismo, senza sostituirsi alle immagini e ai brani che rievoca, complementare, acuta, spiritosa, dubbiosa. Quasi un Woody Allen meno intellettuale, che si autoanalizza per tutto il corso del film. E' chiaro che il problema principale era quello di tradurre in immagini il lungo romanzo di Nick Hornby, narrato in prima persona, senza tradirne l'incessante monologare, e la scelta di "trasformare il pubblico nella macchina da presa" (come ha detto John Cusack, interprete e cosceneggiatore con D. V. DeVincentis, Steve Pink e Scott Rosenberg) è azzeccata. Stephen Frears, regista eclettico, ha sempre avuto la mano felice con la commedia e qui lavora con intelligenza sulle manie, lo slang e i "codici" di gruppo e di sopravvivenza dei suoi personaggi: abbastanza complice da renderceli simpatici, abbastanza distante da non lasciarsi coinvolgere troppo e da non perdere, perciò, il ritmo e la lucidità. [...] Cast raffinato, tenuto insieme da John Cusack e dai suoi due impiegati- amici (Jack Black e Todd Louisio), con Tim Robbins con la coda di cavallo, Bruce Springsteen come "padre spirituale" e tutte le "ragazze del coro"; un dialogo, un tempo narrativo, un acume che non si allentano mai.


TORRESINO - ottobre 2000

rassegna di film in lingua inglese sottotitolati in inglese - gennaio/aprile 2011