Arca russa (Russkij Kovcheg)
Alexandr Sokurov - Russia 2002 - 1h 36'


sito ufficiale

da Film Tv (Bruno Fornara)

    Un regista importante, discusso, impegnativo, per un film seducente, irritante, sorprendente. Un esercizio di regia, un viaggio nell'arte, un reportage dalla storia. Tutto come guardato in diretta, senza stacchi, in un unico piano sequenza in soggettiva che dura quanto il film. Museo dell'Hermitage a San Pietroburgo. L'obiettivo della macchina da presa digitale é l'occhio di un visitatore sconosciuto, guidato nei saloni del grande palazzo da un diplomatico straniero che gli fa strada, gli illustra i quadri, assiste con lui alle apparizioni di personaggi le apparizioni di personaggi storici, fantasmi di un passato perduto e resuscitato, Pietro il Grande con la frusta che insegue un generale, Caterina II che cerca una toilette l'ultimo zar che mangia con la famiglia senza preoccuparsi dei bolscevichi, fino a un coinvolgente, meraviglioso, fantastico ballo finale, del 1913, di prima della rivoluzione, dove centinaia di persone, militari, aristocratici, bellissime signore, orchestrali, funzionari, affascinanti giovinette, uomini di governo si accalcano e danzano prima di discendere lungo un immenso scalone inghiottiti da un'altra storia che li caccerà dalla storia. Nostalgia, sogno, memoria, oblio, lontananza, ricordo, malinconia: magico Sokurov.
 

da L'Unità (Dario Zonta)

    Arca Russa é il film che Orson Welles avrebbe voluto girare se avesse conosciuto l'era del digitale e, alla stesso tempo, é il film che fa pensare cosa avrebbe fatto Stanley Kubrick se fosse vissuto quel po' di più per mettere mano a una macchina di ripresa digitale a 24p. Dai nomi evocati si capisce che l'ultimo lavoro del regista russo Aleksandr Sokurovfilm successivo in archivio , inventore geniale e sperimentale, per quanto lui si definisca classico, di immagini e mondo poetici - già autore di film come Moloch e Madre e figlio - é il meraviglioso e riuscito tentativo di coniugare il classicismo con il futuro. Il gusto per l'Arte e la Storia, raccontati attraverso un unico piano sequenza di 96 minuti, ovvero tutto il film. Sembra un sogno, come il film che apre su un'immagine nera resa viva da una voce fuori campo, attrice principale e invisibile del film, che dice: "Apro gli occhi e non vedo niente. Nessuna finestra, nessuna porta... ricordo che é accaduta una disgrazia e tutti si mettevano in salvo come potevano". É già sogno e incubo, bellezza e paura. E come per magia, in un'atmosfera onirica lucente, ci troviamo dentro l'Ermitage, nella San Pietroburgo del 1700. A condurci in questo viaggio sono due personaggi: il primo, uomo contemporaneo, presente solo attraverso la soggettiva in piano sequenza del film, che sentiremo parlare e dialogare con un altro personaggio, un marchese dell'Ottocento, anche lui catapultato in una epoca non sua e in un periodo non suo. Sono Virgilio e Dante nel ventre della storia russa, che conducono un viaggio attraverso le epoche entrando in contatto con Pietro il Grande e Caterina II, con la famiglia dello Zar e con iI direttore d'orchestra Valery Gergiev. Ogni stanza un'epoca, un evento e soprattutto una galleria di opere d'arte sublimi. L'arca di Sokurov é un elogio dell'Arte e una critica della Storia come Sequenza di eventi tutti umani, di morte e diplomazia, come se l'Arte non fosse prodotta dagli uomini ma fosse una sorta di divinazione, immagine di un "oltre" fatto di bellezza e armonia, di cadute e voli, di sangue e elegia. Come se l'uomo fosse la materia della Storia e l'artista un medium che riesce a far vedere quello che c'è ma non si percepisce, il marchese, che sposa i punto di vista dell'occidentale europeo contro il regista russo e contemporaneo, a un certo punto, vedendo dei soldati, dice: "Mi piace lo splendore delle divise ma non mi piacciono i militari". Metafora perfetta di un'idea e della sua realizzazione. La lucente bidimensiondità del digitale trova in Arca Russa il luogo ideale per la sua massima espressione. Solo Rohmer con La nobildonna e il Duca era riuscito a rappresentare perfettamente le istanze del digitale. Li erano dei tableaux vivants, qui sono movimenti all'interno di simili tableaux. La camera passa morbida di sala in sala, indugia sui quadri e con essi coincide, immagine su immagine, forma su forma.

 

promo

Un regista contemporaneo viene magicamente trasportato nel 1700, nell'Hermitage a San Pietroburgo. Andrei Sokurov, attraverso un unico piano sequenza di 96 minuti, ci trasporta nei magnifici saloni una volta sede degli zar. E se il luogo rimane invariato, sono le epoche che si susseguono senza continuità. Un esercizio di regia, un viaggio nell'arte, un reportage dalla storia... Nostalgia, sogno, memoria, oblio, lontananza, ricordo, malinconia: magico Sokurov.

i giovedì del cinema invisibile TORRESINO gennaio-aprile 2003

CINEMA e PITTURA

           i  lunedì del  LUX   settembre-dicembre 2003