Avatar
James Cameron - USA 2009 - 2h 46'

   Second Life. Chi ha cercato di inquadrare la personalità cinematografica del nuovo colossal di James Cameron (a 12 anni da Titanic) ha individuato l’action movie (senza dubbio, anche troppo nel finale…), una perfetta contaminazione tra fantasy e fantascienza, un palese pamphlet ecosolidale, un altrettanto evidente monito contro la cecità dello strapotere militare e la devastante avidità del progresso tecnologico; echi di tradizione cinematografica (il western in primis, ma anche film precedente in archivio Terry Malick e film precedente in archivio Miyazaki) e di barbarie della Storia (dalle prevaricazioni su pellirossa e aborigeni agli “inevitabili” interventi armati in Vietnam e Iraq).
C’è davvero di tutto in
Avatar che trasporta il nostro immaginario su Pandora, “una luna del sistema Alpha Centauri” ricca di un raro minerale (unobtainium), necessario per risolvere (siamo nel 2154) la crisi energetica del pianeta Terra.
Per entrare in contatto con gli indigeni (Na’vi: tre metri di altezza, pelle azzurra, lunghi capelli e lunga coda, naso schiacciato e grandi occhi gialli), gli scienziati preposti hanno messo a punto un processo criogenetico che mette in simbiosi gli esseri umani con un loro “ultracorpo” (avatar) ottenuto mescolando il DNA terrestre e quello Na’vi. Il “protagonista per caso” della vicenda è Jack, un ex marine in sedia a rotelle, scelto per sostituire il suo gemello (scienziato) morto quando il suo avatar era ormai già geneticamente formato.
Jack entra in letargo nel lettino-incubatrice della base spaziale e si ritrova a vivere una sconvolgente avventura, immerso in una natura selvaggia e benigna, in un mondo con alberi alti quanto montagne e ammassi rocciosi che fluttuano come nubi basse: un universo panteistico dove dei destrieri-drago non solo aspettano di essere domati, ma di entrare in simbiosi con il loro cavaliere (la “connessione” è tra criniera e coda dei capelli…) e dove il grande albero delle anime racchiude il nucleo di una rete di energia che rende indissolubili regno vegetale, animale e Na’vi (“la nostra grande madre non si schiera con nessuno, lei protegge soltanto l’equilibrio della vita”).

Avatar è strutturato in tre fasi: la scoperta per Jack (e per il pubblico) della nuova realtà, la sua iniziazione fino a guadagnarsi un posto tra il popolo dei Na’vi (e l’amore di Neytiri, la figlia del capo), lo scontro ineluttabile tra l’espansionismo tecnocratico e la difesa delle proprie radici…

Sono chiari i riferimenti culturali d’apertura? Aggiungete la superba inventiva scenografica digitale dell’ecosistema di Pandora, le meraviglie tecnologiche della performance capture che riconfigura gli attori in personaggi virtuali dai lineamenti felini, nonché il fascino figurativo della rappresentazione in 3D (mai effettisticamente sfacciata, ma sapientemente coinvolgente nella prospettiva della profondità di campo) e potrete cogliere come il successo stratosferico di Avatar (a fronte di un impegno produttivo di 400 milioni di dollari, un incasso record mondiale al botteghino che punta al doppio, 800 copie per l’uscita in Italia con già 9 milioni di euro nella prima settimana) non sia frutto di una bieca operazione commerciale, ma di una ponderata strategia di ambizione spettacolare ed empatica.
E, in tal senso, il fulcro emotivo sta proprio nell’essenza cinematografica del vedere e del sentire. Non c’è solo il classico voyeurismo dello spettatore che vive nel buio della sala l’alterità dello schermo. Jack, immobilizzato in carrozzella, ritrova, in quel suo corpo “sano” grande e azzurro, una seconda vita (“adesso mi sembra questa la realtà, e il mondo reale la fantasia”) in cui può correre di nuovo a perdifiato, calcare il suolo, “sentire” l’impronta del suo piede nel terreno, “vedere” con quei suoi grandi occhi gialli una realtà incontaminata tutta da scoprire. È il momento più “magico” del film. Il gioco virtuale per computer Second Life è del 2003, la sceneggiatura di Cameron ha circa 15 anni: la sua genialità d’autore precorre i tempi, il suo e il nostro avatar è il cinema.

ezio leoni - La Difesa del Popolo -  31 gennaio 2010


promo

Jake Sully è un ex marine rimasto disabile in battaglia, che viene mandato sul pianeta Pandora, a 44 anni luce dalla Terra, in una missione di esplorazione. L'atmosfera sul luogo è irrespirabile, così sono stati creati degli avatar, pilotati dall'interno della base umana e identici alla popolazione dei Na'vi, gli umanoidi che vivono su Pandora. Compito di Jake, tramite il suo avatar, sarà proprio riuscire a conoscerli e scoprire come farsi accettare da loro per poi sottometterli. Ma l'esplorazione apre nuove prospettive... Un action-movie, una perfetta contaminazione tra fantasy e fantascienza, un palese pamphlet ecosolidale, un altrettanto evidente monito contro la cecità dello strapotere militare e la devastante avidità del progresso tecnologico; echi di tradizione cinematografica e di barbarie della Storia. C’è davvero di tutto in Avatar che trasporta il nostro immaginario (e la nostra identificazione di spettatori cinematografici) su Pandora. Il gioco virtuale per computer Second Life è del 2003, la sceneggiatura di Cameron ha circa 15 anni: la sua genialità d’autore precorre i tempi, il suo e il nostro avatar è il cinema.


cinélite TORRESINO all'aperto: giugno-agosto 2010