Più olmiano di Olmi. Il rigore stilistico
di
Barnabo delle montagne, tratto dal primo romanzo di Dino Buzzati,
lascia stupefatti, anche in virtù dell'evidente simbiosi tra regista
e racconto originario, tra la silenziosa non-eroicità del protagonista
e l'incombente maestosità delle montagne che riescono a creare,
pur nella concretezza della finzione cinematografica, un'atmosfera dal
fascino austero.
La storia di Barnabo
è infatti quella di un uomo delle montagne, "nato" per fare il guardaboschi ma
espulso dal corpo per essersi ritratto al primo scontro a fuoco con dei
bracconieri. Codardia? Sindrome da non violenza (già al tiro al piccione la sua
mano aveva tremato di fronte all'inutilità crudele del gesto)? Barnabo espia la sua
colpa lavorando come bracciante nel Polesine, ritrovando se stesso nella
quotidianità della fatica (significativo il contatto con la laboriosità
femminile che sopravvive al flusso migratorio dei primi decenni del novecento),
pronto a ritornare tra le sue Dolomiti quando gli si offre un'altra possibilità
di lavoro. Di nuovo a contatto con l'epica tensione delle alte vette, Barnabo
avrà occasione di riscatto, ma scoprirà invece nuovi moniti
di fraternità e pacifismo. Controcorrente sia nello stile, afasico
nel linguaggio verbale, ma sempre efficace nella cadenzata liricità
delle immagini (superba la sequenza iniziale), sia nell'umanità
sofferta dei contenuti (non per niente è una delle poche produzioni
italiane senza lo zampino berlusconiano),
Barnabo delle montagne resta negli sguardi e nell'animo con la stessa intensità emozionale.
Certo qua e là, nelle oltre due ore di proiezione, la lentezza si
fa estenuante, qualche metro di pellicola può risultare superfluo,
ma la struttura narrativa è articolata puntigliosamente, la fotografia
di Vincenzo Marano davvero esemplare, la finezza della regia segnalabile
anche nella direzione di attori sconosciuti o non professionisti: il linguaggio
cinematografico di Mario Brenta è puro ed essenziale come il suo
personaggio, un inconsueto monito di cinema e di ideali.
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