Born into Brothels
Zana Briski e Ross Kauffman  - India/USA 2005 - 1h 25'
- documentario -

da Il Messaggero (Roberta Bottari)

      Gour, 13 anni, è un tipo sensibile; Kochi, 10, invece è timida e arrendevole; mentre Avijit, 12, è carismatico. In comune, questi ragazzi, hanno lo stesso peccato originale: sono nati in un bordello. Macchia che non potranno lavare mai, perché chi vive nell'impenetrabile quartiere a luci rosse di Calcutta, non sfugge al proprio destino. La fotografa Zana Briski, accompagnata da Ross Kauffman, ha varcato la soglia di questa "città proibita", dove più di seimila donne si prostituiscono giorno e notte, mentre si beve alcool illegale e si gioca d'azzardo. E ha vissuto in un bordello, mettendo in piedi un corso di fotografia per i ragazzi che crescono in quell'ambiente. È nato così l'eccellente Born into Brothels, un documentario che si immerge con discrezione nei meandri della povertà (terrena e spirituale) e racconta le fatiche quotidiane dei bambini costretti a confrontarsi con il destino di essere nati in un bordello, figli o fratelli di prostitute. Stradine buie e maleodoranti, gradini scivolosi, immondizia abbandonata: questo è il terreno sul quale si muove la cinepresa, per inquadrare visi di ragazzi che, nel migliore dei casi, possono andare a scuola solo con uno speciale certificato di buona condotta e, nel peggiore, sono costretti a prostituirsi. Un film in cui si piange, senza vergognarsi di essersi commossi.

da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro)

      Ideato, prodotto e diretto dalla fotografa Zana Briski e dal filmaker Ross Kauffman, il documentario su chi è nato, come dice il titolo, nei bordelli, in particolare nel quartiere a luci rosse di Calcutta, è stato premiatissimo ovunque, ed ha vinto anche l'Oscar 2005. È un ritratto oggettivo (viene dalla fotografia, non dalla fiction), commosso e mai retorico della generazione allevata nei casini in uno di quei posti detti ai confini del mondo. La Briski, sedotta dagli sguardi, insegna loro a fotografare la realtà e così registra alla fine un lato particolare della loro vita che sta per il conscio e l'inconscio, lo scatto della macchina e l'emozione di un gesto culturale e miracoloso. Il problema sarà poi allevare questi ragazzini e farli studiare, i titoli di coda ci informano: un'umanità dimenticata, come quella di Water, occasione per pensare all'India paese sconosciuto.

da Il Foglio (Mariarosa Mancuso)

      Dovunque lo abbiano proiettato, ha colpito. Portandosi a casa un premio, quando non due. L'accoppiata più frequente era "Miglior documentario" e "Premio del pubblico". Al Sundance Film Festival, al Festival di Chicago, al Festival di Seattle. Ha colpito anche all'Oscar, sezione documentari. Del 2005. Perché è vero che la stagione cinematografica italiana dura in tutto sei mesi (e in mezzo troneggia l'ingombrante Natale). È anche vero che molti titoli prendono la muffa nei magazzini, e non abbiamo capito esattamente quale sia il motivo. Born Into Brothels era a Locarno nel 2004, celebrato come la sorpresa del Festival. Racconta la storia di un gruppo di ragazzini nati nel quartiere a luci rosse di Calcutta. Difficile immaginare un luogo di prostituzione più squallido, sporco, miserabile. I bambini se la passano peggio delle madri, senza speranza di andare a scuola, o almeno di levarsi dalla strada, passando dalla miseria nera a una decorosa povertà. La regista Zana Briski, newyorchese, ha cominciato a occuparsi delle donne indiane nel 1995. All'inizio fotografava le spose e le vedove bambine. Poi ha preso alloggio nella stanza di un bordello, chiacchierando con le prostitute mentre aspettavano i clienti (dopo molta diffidenza iniziale, e parecchi mesi di volontariato, apprezzabile ma non necessariamente materia da film interessante. La svolta arriva con una decina di macchine fotografiche portate dagli Stati Uniti. Miss Briski le distribuisce ai bambini, e invece di inneggiare alla creatività che vien dall'innocenza, li fa sedere in cerchio e insegna loro i fondamentali: di notte bisogna usare il flash, bisogna fermarsi un attimo prima di scattare, e attenzione quando viene voglia di fotografare la gente che passa per strada, c'è il rischio che qualcuno ti insegua per picchiarti. Il documentario comincia con prime lezioni, con i provini da controllare, gli errori da correggere. Poi arrivano le mostre per raccogliere fondi, e il tentativo di procurare alle ragazze una scuola decente. Gli otto ragazzini nati nei bordelli presentano il loro portfolio. Interni familiari con nonne e pappagallini, immagini scattate dal tetto di casa, cani randagi, mercati e mucchi di spezie, perfino composizioni astratte. Il sentimentalismo – per fortuna – è ridotto a zero.

da Il Corriere della Sera (Claudio Carabba)

      La dura vita dei bambini nati e cresciuti nel quartiere a luci rosse di Calcutta. Le madri prostitute, i padri violenti o fuggitivi. Per tutti sarà difficile trovare una smagliatura nella rete, un varco da cui fuggire. L'importante sarà avere qualcosa in cui credere: o magari imparare un'arte, un mestiere, scattare fotografie per esempio. Piombata piena di volontà di capire (aiutare, possibilmente) in questo duro mondo a parte, l'americana Zana Briski racconta senza enfasi la sua esperienza con i giovani allievi. Il film, forte e asciutto, evita il rischio della retorica. Si limita a scrutare e a cogliere le immagini. Un po' come i piccoli protagonisti.

istantanee dall’India
i giovedì del cinema invisibile TORRESINO gennaio-marzo 2007
PRIMA VISIONE

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La dura vita dei bambini nati e cresciuti nel quartiere a luci rosse di Calcutta. Le madri prostitute, i padri violenti o fuggitivi. Per tutti sarà difficile trovare una smagliatura nella rete, un varco da cui fuggire. L'importante sarà avere qualcosa in cui credere: o magari imparare un'arte, un mestiere, scattare fotografie per esempio. Piombata piena di volontà di capire (aiutare, possibilmente) in questo duro mondo a parte, l'americana Zana Briski racconta senza enfasi la sua esperienza con i giovani allievi. Il film, forte e asciutto, evita il rischio della retorica. Si limita a scrutare e a cogliere le immagini. Il sentimentalismo è ridotto a zero.