La 16 edizione del
FAR EAST FILM FESTIVAL di Udine, finestra
incomparabile sul panorama della produzione cinematografica
contemporanea asiatica, prevedeva quest'anno una nuova sezione
dedicata al documentario.
In quest'ambito è stato proiettato
Boundless di Ferris Lin, che
offre un ritratto denso e appassionante di uno dei maestri del cinema
di Hong Kong, Johnnie To.
Ferris Lin, nato nella Cina continentale, ha seguito To per circa due
anni, durante la lavorazione di Romancing in thin air e di
Drug War in
Cina e di Blind Detective a Hong Kong.
Anche se il documentario, arricchito da clip tratte da una dozzina di
film e da interviste a suoi collaboratori, può apparire più indicato
per chi ha già una certa familiarità con i film di To, i suoi novanta
minuti risultano comunque di grande interesse.
Lin evita infatti l'approccio biografico classico (non ci sono
dettagli sulla vita privata di To o riferimenti sul suo lavoro per la
televisione o sui film realizzati prima che fondasse la sua casa di
produzione, la Milkyway Image nel 1996) e si incentra in particolare
su alcuni temi: il difficile rapporto di To con la Cina e l'industria
cinematografica continentale, il suo legame con Hong Kong, la sua
città nativa e i cambiamenti che in essa si sono prodotti negli ultimi
anni, il suo impegno per rilanciarne la travagliata cinematografia,
attraverso il programma Fresh Wave (di cui il FEFF ha proiettato
alcuni corti realizzati dai suoi allievi), il suo modo di lavorare con
la sua troupe abituale, la sua convinzione di avere ancora molto da
imparare.
Fin dalla sequenza iniziale, che lo riprende mentre strilla alla
affollatissima e sgangherata troupe della Cina continentale, durante
le riprese di Romancing (2012), appare evidente il disprezzo di To per
le coproduzioni con la Cina continentale, dove ha girato il suo primo
film The enigmatic case, ma che poi ha accuratamente ignorato per trentanni, fino a quando ha deciso di riprovarci con
Romancing e
Drug
War. Quelle riprese, descritte in
Boundless
con immagini di repertorio
dal set, sembrano supportare la sua convinzione che la rinascita del
cinema di Hong Kong non dipenda da coproduzioni con il gigantesco
vicino, ma dal rafforzamento della propria cultura distintiva, anche
attraverso il programma Fresh Wave della Arts Development Council, di
cui To si è occupato per nove anni.
La critica alla scarsa professionalità dell'apparato cinese,
evidenziata dal contrasto con la precisione e l'affiatamento presenti
nel set di Hong Kong, si estende necessariamente ad un sistema
politico incapace di dare ascolto alla gente e che considera il cinema
come un'arma di propaganda, operando pesantemente con la censura,
anche preventiva per quanto riguarda la concessione di finanziamenti.
Di contro il documentario ci mostra To al lavoro sul set di
Blind
Detective come un artigiano professionista, un uomo pratico, attento
ai dettagli, che favorisce un sistema cooperativo e che ottiene una
estrema fedeltà dalla sua "famiglia" di collaboratori. E' stato
proprio grazie a questa fedeltà infatti, come testimoniano varie
interviste, che To è riuscito a portare a termine l'ormai mitico
The Mission (1999), realizzato nel periodo più buio della Milkyway, quando
l'industria locale era sull'orlo del collasso e nelle casse della
società non c'era neanche un centesimo.
Alcune immagini di repertorio da Sparrow (2008) testimoniano inoltre
il suo grande amore per Hong Kong e funzionano all'interno del
documentario come una delle sue lettere d'amore più personali a una
Hong Kong ormai perduta.
Boundless ripercorre dunque a tutto campo la carriera, le idee, il
modo di lavorare di un uomo, un professionista, che ha trascorso la
sua intera carriera nell'industria cinematografica ed è ancora
umilmente aperto a nuove idee e alla continua evoluzione del settore,
ma ci fornisce anche delle chiavi di lettura sulla colossale
produzione della Cina contemporanea.
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